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A LETTO CON LA SCRITTRICE Lucia Guida, autrice de "La casa dal pergolato di glicine"

Da Gnoma
Questa è un'intervista particolare, diciamo pure intima, a scrittori che gentilmente si prestano a svelare il loro privato. 

Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di Lucia Guida, autrice de “La casa dal pergolato di glicine”, Nulla Die, 2013. Il romanzo è reperibile presso la casa editrice e in tutti gli store online di libri.
Quarta di copertina de “La casa dal pergolato di glicine”:   “Il glicine ha continuato a fiorire. Ha resistito alle intemperie e alle tante stagioni di due generazioni ed è ancora qui a confortarmi con la sua presenza esuberante che mi riporta alla gioia dolente di un tempo che non c’è più, che non potrà più ritornare. Ne percepisco l’odore intenso con una pienezza che mi dà quasi alla testa e con delicatezza ne accarezzo i petali setosi come una volta ho accarezzato il viso ruvido dell’uomo che mi ha stregata per sempre con un sortilegio di cuore e di testa.” Una donna alla ricerca della propria identità, un amore per la vita, storie di amicizia e affetti che sfidano il tempo e lo spazio nella cornice discreta e complice di una casa sulla spiaggia, Villa dei Glicini, in cui i destini di Marina, Walter, Sabina, Attilio si legheranno l’un l’altro per sempre in un’estate memorabile e lontana che cambierà le loro vite.
1)   Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba?    Amo dormire il giusto. Mi spiego: per me è fondamentale dormire almeno sette ore a notte e se questo non accade o, peggio, vengo interrotta nel mio riposo, trovo grandi difficoltà a carburare nel modo migliore il giorno successivo. Volendo e potendo scegliere mi piacerebbe andare a dormire non più tardi delle 23.00 e svegliarmi dopo le 8.00 ma non sempre è possibile. In genere la mia sveglia mattutina è alle 6.30 circa, dal momento che devo essere sul mio posto di lavoro entro le 8.00/8.10 coprendo una distanza di circa quindici chilometri. No alla sveglia tragica all’alba; no a una sveglia in tarda mattinata.
In inverno non mi dispiace indossare  un bel pigiama in cotone pesante  sotto un piumino altrettanto di sostanza. In estate va benissimo un completino mini, top e culotte, con un semplice lenzuolo di cotone a coprirmi. Mi piace anche la lingerie notturna di seta, morbida e delicata al tatto. Frusciante. Decisamente molto meglio un bel letto matrimoniale in cui riposare sia da soli che in compagnia. Magari ripartendosi equamente la superficie per il tempo del sonno, dopo coccole e affini. Insieme ma ciascuno nella propria metà del letto, senza invasioni di campo. In questo mi sento molto Acquario. Generalmente leggo o lavoro. Qualche volta finisco di navigare in internet con il mio laptop. Non mi piace fare colazione a letto o, peggio, farci pranzo o cena. Mi riporta a quando ero bambina e stavo poco bene e i miei genitori mi obbligavano a sfebbrare adeguatamente coperta in situazione di riposo, con la sola consolazione di un piccolo apparecchio TV che, però, finiva con lo stufarmi
 Né piccolo né grande: medio. Ci tengo un cordless, qualche cremina, la sveglia, un paio di libri, un   portafoto con le immagini delle persone che amo  In realtà non sono molto contenta quando, per un motivo o l’altro, il ritmo sonno-veglia si   interrompe perché fatico a riaddormentarmi. Mi sforzo di leggere qualche pagina di un libro, oppure provo a ordinare mentalmente le cose che mi toccherà affrontare al risveglio. Può capitare che mi assopisca appena prima del trillo della sveglia e quando capita è una grande seccatura  Il mio ultimo romanzo edito (che, poi, è anche il mio romanzo d’esordio!) è nato da un’idea   ballerina e da un ricordo d’infanzia molto tenero legato a un tralcio di glicine ricevuto da una zia di mia madre. Dalla voglia di narrare una storia di donne a donne e uomini. A me piacciono le vicende che prendono spunto dalla vita di tutti i giorni. Non credo sia banale farlo, anzi.  Raccontarle aiuta a confrontarsi con sensibilità altre.  Non ricorro effetti speciali né ho la pretesa di offrire al lettore ricette preconfezionate: non penso servano a molto, ciascuno è sempre e comunque artefice, nel bene o nel male, della propria esistenza. Stimolare la riflessione, quello si; evitando, tuttavia, di “ingabbiare” chi legge in strade senza uscite, in vicoli ciechi. Io la vedo così.
Quali potrebbero essere le impressioni di chi lo legge? Non saprei. A me piace la scrittura morbida, evocativa. Credo, inoltre, che ciascuno di noi possa leggere un’opera “interpretandola” in base alla sensibilità posseduta. Ci sono lettori che centellinano pian piano le pagine del libro che hanno in lettura e lettori che, invece, preferiscono arrivare al “sodo”. Al nucleo narrativo in fretta. Entrambe queste categorie hanno punti di forza e punti di debolezza. Certo è che un libro per essere compreso ha bisogno di essere letto e riletto almeno un paio di volte, almeno secondo me

La prima colazione per me è un ottimo tentativo di “riconciliazione” con la giornata che ho   davanti, specie se lavorativa.  Al mio caffellatte con qualche biscotto rinuncio davvero a fatica. Non amo particolarmente far colazione al bar: per me ha l’unico significato di procrastinare inutilmente il primo piacere della giornata. Si a una colazione casalinga, intima e senza fretta  Grazie per avermi concesso un’intervista così intima.       Certamente. Una frase per ben principiare che mi rispecchia a tutto tondo, descrivendo la colazione di Marina,  protagonista di “Pergolato”: “Con la punta del cucchiaino raccolse con golosità gli ultimi granelli di zucchero impregnati di caffè alla sans façon, come lo definiva Attilio. Un caffè al latte mite, senza mordente, ma che tuttavia le dava la carica giusta a dispetto di quella landa desolata, piatta che era, al momento, la sua esistenza e che con determinazione si accingeva ancora una volta ad affrontare. Poi, armata di buona volontà, prese carta e penna per stilare la lista della spesa.
 E un altro piccolo passo per addormentarsi sognando, magari, cose piacevoli:
“Si risvegliò a mattina inoltrata facendo fatica a rientrare dal sogno alla realtà. Tastando il letto con la mano destra capì che era andato via ma la cosa non le dette eccessivo fastidio. Restare da sola con se stessa l’avrebbe certamente aiutata a metabolizzare meglio e con maggior gradualità ciò che era accaduto la sera precedente. Un brutto sogno con un epilogo felice, le venne da pensare guardando i segni lasciati dal corpo di Walter accanto a sé. L’impronta della sua testa sul suo cuscino, un leggero aroma di dopobarba che non era quello di suo marito. Con voluttà si stiracchiò tra le lenzuola assaporandone la frescura sulla pelle nuda.”
Grazie a lei per la disponibilità e la pazienza


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