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“A ogni santo la sua candela” di Stefano Crupi.

Creato il 17 marzo 2016 da Leultime20 @patrizialadaga

Uno su mille ce la fa, recitava una vecchia canzone. Anche Ernesto, protagonista del bel romanzA ogni santo la sua candela di Stefano Crupi (Mondadori) ce l’ha fatta. Almeno in apparenza. Figlio unico di madre vedova, cresciuto nei vicoli di Napoli dove le leggi della strada impongono codici di comportamento lontani da quelli della società civile, Ernesto si è laureato in economia e ora cerca lavoro. In giacca e cravatta e con un titolo universitario in tasca, Ernesto è una mosca bianca nei Quartieri Spagnoli, dove i suoi ex compagni di infanzia passano le ore al bar, alimentando le file della criminalità organizzata.

a_ogni_santo_la_sua_candela_la_napoli_corrotta_di_stefano_crupiLa “fortuna” di Ernesto si chiama Maristella, una donna ambiziosa e scaltra che vede nel figlio l’unico strumento di rivincita nei confronti di una vita di sconfitte. Maristella è una donna spietata che insegna a suo figlio valori malati, gli unici che concepisce per avere successo. Le sue armi si chiamano opportunismo, menzogna, sopruso, ricatto, corruzione e ogni genere di cattiveria utile a raggiungere l’unico obiettivo che conta: il potere.

La madre glielo ripete in continuazione: se c’è una cosa fondamentale che devi imparare è farti amici quelli che possono tornarti utili, corteggiare i santi

Ernesto è un allievo perfetto, esegue gli ordini della madre e ci mettete del suo. Maristella gli ha spiegato che il segreto sta nel non mettersi dietro a un unico santo.

Ogni santo vuole la sua candela, ripete sempre, il segreto è saper scegliere quello giusto.

Sono queste le fondamenta su cui si regge l’ipnotico romanzo del casertano Stefano Crupi, giornalista classe 1977, arrivato alla fama letteraria nel 2014 con Cazzimma (Mondadori), libro d’esordio dedicato ai giovani malavitosi napoletani. A ogni santo la sua candela ha un ritmo che non consente interruzioni, narrato in terza persona, fatta eccezione per le incursioni di Maristella, che si racconta in prima, è un romanzo intriso di ingiustizia e come tale esercita il fascino della malvagità. Ogni azione del protagonista e di sua madre genera repulsione e allo stesso obbliga il lettore a volerne sapere di più, ad andare fino in fondo per scoprire se c’è un limite al degrado morale e alla meschinità.

I personaggi che popolano le pagine di A ogni santo la sua candela raccontano di una società in cui non c’è spazio per i deboli, usati come semplici pedine per raggiungere i propri obiettivi. Allo spietato direttore (quasi di fantozziana memoria) di un noto ente pubblico, uomo molto ammirato da Ernesto, Crupi fa dire:

La cattiveria (…) è la discriminante che distingue gli uomini di successo dai perdenti.

Il romanzo di Stefano Crupi è la fotografia di un pezzo d’Italia di cui fa male dover riconoscere l’esistenza, di una società squallida e perversa in cui la reputazione si conquista a forza di colpi bassi, mazzette e santi in paradiso. In A ogni santo la sua candela gli uffici pubblici del napoletano sono nidi di vipere e oasi di nullafacenti, pronti a tutto pur di restare nelle grazie dei potenti e mantenere i privilegi acquisiti chissà come. E se avvicinarsi ai vertici, ci spiega lo scrittore attraverso la storia di Ernesto, è una missione lenta e faticosa, in cui bisogna ricorrere all’intero repertorio di scorrettezze disponibili, ritrovarsi a terra, schiacciati da qualcuno più scaltro e con un santo più potente, invece, è un attimo.

In una delle tante lezioni di “morale” Maristella dice al figlio:

Se c’è una cosa che per loro conta più di tutte è la nomea, la reputazione. Un’etichetta che ti si attacca addosso e non si scolla mai, che ti perseguita per sempre. Se odi una persona è questo lo stratagemma più efficace per screditarla: spargere una voce sul suo conto, far germogliare una maldicenza.

Con questo romanzo, drammaticamente realista, Stefano Crupi conferma di essere un conoscitore delle dinamiche perverse che regnano in certi ambienti, soffocati dai personalismi e dimenticati dalle istituzioni le quali, invece di esercitare un controllo, sono esse stesse infettate dal germe della corruzione.

Con una copertina che “spacca” (la scelta merita un applauso) A ogni santo la sua candela è un romanzo che tutti vorremmo fosse soltanto narrativa di fantasia, ma sappiamo fin troppo bene che la storia che si racconta nelle sue pagine è la stessa che leggiamo quasi ogni giorno su quelle dei quotidiani. A Stefano Crupi il merito di avere affrontato il tema e di averlo fatto con un romanzo di grande qualità.

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