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A proposito della retorica sulla Costituzione: specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? -

Creato il 25 luglio 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
A proposito della retorica sulla Costituzione: specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? -Come ogni legge, una volta approvata si rispetta e vale per tutti. Ma la legge fondamentale della Repubblica italiana non è nata dall’unione di tutte le idee e da proposte condivise largamente. Per ben 120 votazioni la Costituente decise a semplice maggioranza, talvolta risicata, risicatissima. Anche per un solo voto. La redazione di Italia oggi ha riletto in queste ore tutti gli atti della Costituente scoprendo che c’è più polvere negli slogan circolati ora nelle piazze che nel dibattito vibrante e pulsante che diede la Carta agli italiani. Per 85 volte in commissione si votò gli uni contro gli altri. Lo stesso accadde in assemblea altre 39 volte. La Costituzione non ebbe le sue radici nell’unanimità. Perfino alcuni concetti fondamentali, quelli della prima parte intangibile, si votò in aula (ad esempio sulla Repubblica fondata sul lavoro) ottenendo o respingendo emendamenti per un soffio: 239 a 227. Ma la stessa cosa avvenne al momento di decidere sulla forma di Stato e di governo, e la composizione e l’elezione dei membri della seconda Camera divisero quasi a metà la Costituente (187 a 185). Testa a testa anche sulla famiglia, e il riferimento al matrimonio “indissolubile” introdotto in commissione saltò poi nel testo definitivo grazie a un voto d’aula quasi paritetico: 194 a 191. Come si vede dalle cifre, essendo i costituenti 556, allora come oggi molti bigiarono nei momenti decisivi le votazioni d’aula. Momento altissimo con altissimo tasso di assentesimo, che fece abbassare il quorum e talvolta fu anche uno stratagemma per non bloccare le votazioni sulle parti più contrastate. Anche su uno dei punti di contrasto emersi proprio in questi giorni, quello dei decreti legge e della relativa responsabilità, la divisione fra i costituenti fu aspra. Sia per motivi storici (il governo fascista ne aveva abusato durante il ventennio), sia proprio perché sull’equilibrio dei poteri fra presidenza della Repubblica e premier (all’inizio lo si chiamò così, poi si scelse la dizione “presidente del Consiglio”) la scelta fu contrastatissima sia in commissione che in aula. E dai verbali non emerge nemmeno ora la risposta che i costituzionalisti avrebbero voluto chiara durante lo scontro fra Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano per il decreto legge sul dramma di Eluana Englaro. Il testo scelto lo conosciamo, ed è quello dell’attuale articolo 77 della Carta, ma la discussione dei teorici dell’uno e dell’altro fronte non fece che acuire la confusione. A maggioranza si approvarono gran parte dei 292 emendamenti al testo della commissione poi entrati in vigore. A maggioranza se ne respinsero in aula altri 314 durante le 170 sedute esclusivamente costituzionali (su un totale di 347 sedute convocate anche per la legislazione ordinaria, le autorizzazioni a procedere e le risposte alle interrogazioni e interpellanze). I fatti indicano così l’esatto contrario della vulgata che oggi muove animi e piazze spesso riempite da chi quel testo costituzionale non ha nemmeno letto. Come accade ogni giorno in parlamento 63 anni fa ci fu chi discusse, si divise e alla fine decise con la regola principe della democrazia: chi ha più voti degli altri approva articoli, norme e leggi. Ci fu meno retorica di oggi quel pomeriggio di lunedì 22 dicembre 1947 quando a scrutinio segreto, proprio alla vigilia di Natale in fretta e furia come in questi anni si facevano le finanziarie, fu indetta la votazione finale sul testo della Costituzione della Repubblica italiana. Sfiniti dalle discussioni e ormai con il desiderio di dare quella carta agli italiani, votarono sì in larghissima maggioranza: 453 dei 556 costituenti. Ma il relatore del testo finale, che aveva presieduto le tante sedute combattute della Commissione, Meuccio Ruini, concluse: “Ma forse, sì, non taciamolo, onorevoli colleghi, molta parte del popolo italiano avrebbe voluto dall’Assemblea costituente qualcos’altro ancora... “. Ci si rendeva conto, in sostanza, che quello era il migliore dei testi in quel momento possibile, non una carta destinata a mummificarsi come qualcuno dopo 60 anni ancora pretenderebbe. E mummia non è stata, come abbiamo dimostrato nei giorni scorsi, grazie alle 15 modifiche anche sostanziali approvate talvolta a larga maggioranza, una volta con la maggioranza semplice dle centrosinistra. Quel che nel 1948 previdero e addirittura inserirono nella Costituzione è che negli anni cambiarla le avrebbe fatto solo del bene.Franco Bechis
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