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A proposito di pubblicità galeotta: lo sapevate che la Nutella…

Creato il 15 giugno 2012 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Dato che il nostro è un paese noioso, dove non accade mai nulla: non ci sono attentati, malversazioni, casi di mala sanità e dove il confronto politico è così formale e corretto da fare invidia ai più esclusivi club londinesi, sono certo che la notizia che sto per lanciare darà scandalo, poiché è destinata a suscitare dubbi inquietanti su una delle maggiori glorie nazionali.

Mi riferisco alla Nutella, un prodotto grazie al quale generazioni di Italiani sono cresciuti sani, belli e obesi (non parliamo poi dell’apporto che questa crema galeotta ha dato all’evoluzione dei nostri costumi sessuali) e che ha contribuito a far diventare il Signor Ferrero l’uomo più ricco d’Italia.

Ebbene, dovete sapere che Nutella è soltanto un nome di ripiego: essa, la gloria nazionale, nasce con un altro nome, più barocco e ammiccante, e cioè Super Crema Gianduiotta. Così fu messa in commercio, ma ben presto una scrupolosa commissione, istituita all’uopo, impose al produttore di cambiarle nome. Perché mai? vi chiederete increduli.

Erano gli anni del dopoguerra e i ricordi della fame nera erano ancora brucianti. Ci si ingozzava con ciò che si poteva, un po’ per scacciare l’incubo e un po’ per convincersi che, ormai, era passata ” ‘a nuttata ” e iniziavano i tempi delle vacche grasse: niente più rinunce ma goduriose trasgressioni alimentari. Beneficiari, o vittime, di tale costume erano soprattutto i bambini.

Papà, mamme, zie e nonne facevano a gara a imbottirli di maritozzi perché loro no, non avrebbero mai dovuto sapere cos’è la fame e quanto possa essere degradante, dovevano crescere sani, belli e soprattutto grassi. Insomma, una pacchia per i produttori di goduriose cibarie, che facevano a gara nell’inventare per esse i nomi più irresistibili, con largo uso di superlativi e di allusioni a portentose virtù.

Questo era l’andazzo, qualcuno se ne accorse e, saggiamente, per evitare che gli ex affamati consumatori fossero abbindolati con superlative, iperboliche promesse, decise di darci un taglio e di imporre una maggiore sobrietà nella scelta del nome dei prodotti. Fu così che la Super Crema Gianduiotta diventò, più sinteticamente e  modestamente, Nutella.

Tributiamo alla commissione istituita all’uopo, gli onori che merita, la sua fu una decisione esemplare, di fronte alla quale ci inchiniamo, deferenti. Un dubbio, però, ci attanaglia: non sarà che quel nome, Nutella, così morbido, così voluttuoso…così moderno e privo di retorica stantia l’abbia resa ancor più desiderabile? Fatto sta che quel semplice impasto di cacao, di nocciole, di zucchero e di latte continua a suscitare sfrenate passioni. La malizia dei pubblicitari, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra!

Sarebbe ora che una commissione istituita all’uopo bandisse dalla pubblicità l’uso di tette e culi (gli odierni appetiti sono più perversi di quelli di un tempo e con una filza di salsicce non ci si tira più dietro manco un cane) per invogliare all’acquisto di automobili, deodoranti, superalcolici…e via discorrendo. Ma siamo certi che il “genio” dei pubblicitari supererebbe gagliardamente anche quell’ostacolo e tette e culi, magari in forma subliminale, continuerebbero a stuzzicarci. C’è poco da fare, la pubblicità è l’anima del commercio ed è, e non può non essere, ingannevole.

Domanda delle cento pistole: “I giornalisti c’entrano un po’ in questo discorso?”

Federico Bernardini

Illustrazione: Nutella Ferrero, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Nutella-2006.JPG

 



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