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A San Paolo Albanese si parla dell’assassinio di Moro con il giudice Imposimato e il Procuratore Russo

Creato il 16 settembre 2012 da Ecodibasilicata

Domani 16 settembre alle ore 19.00, nel Centro della Creatività della Val Sarmento, il giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi tre processi sul caso Moro, ricostruisce il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e dei membri della sua scorta. Con Imposimato il Procuratore della Repubblica di Lagonegro Vittorio Russo, il Presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo e Ulderico Pesce direttore artistico del Centro.
Il 16 marzo 1978 venne rapito Aldo Moro e furono uccisi gli uomini della scorta. L’incontro di San Paolo parte da un interrogativo: chi li ha uccisi? Il giudice Imposimato mostrerà una serie di documenti che proverebbero una possibile verità su una strage che rimane una ferita insanabile per la nostra nazione.
Secondo il giudice Imposimato molte sono le “stranezze” sul caso Moro perpetrate da uomini importanti dello Stato italiano quali Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. Tra le “stranezze” che saranno sottolineate a San Paolo vogliamo qui ricordare solo alcuni episodi eclatanti: in genere un’ora dopo il rapimento veniva assegnata l’inchiesta al giudice istruttore che a Roma, nel caso specifico, era proprio Ferdinando Imposimato. Invece le indagini, dopo il rapimento Moro, rimangono nelle mani della Procura della Repubblica di Roma. A Imposimato vengono affidate solo il 18 maggio 1978 quando Aldo Moro è già stato ucciso il 9 maggio. Perché la Procura di Roma, violando una procedura, trattiene a sé le indagini?
Altre cose “bizzarre” che saranno tema di discussione. Il 31 gennaio del 1978, circa due mesi prima del rapimento Moro, nasce l’UCIGOS, un organismo di polizia speciale che va a lavorare alle dipendenze del Ministro dell’Interno che all’epoca era Francesco Cossiga. Come mai nasca una squadra speciale di polizia investigativa senza l’autonomia che la Costituzione gli affida perché alle strette dipendenze di un ministero.
Qualche mese prima della strage di via Fani accade una cosa ancora più inspiegabile, collegata alla precedente, viene smantellato l’Ispettorato antiterrorismo diretto da Santillo che aveva raggiunto risultati eccellenti contro i terroristi e contro la Loggia Massonica P2. Santillo, per giunta, non lo fanno rientrare nell’UCIGOS. Fatto fuori Santillo e la sua “squadra antiterrorismo”, a indagare sul terrorismo, prima del rapimento di Moro, rimaneva solo l’UCIGOS, che era alle strette dipendenze del ministro Cossiga.
Il giudice mostrerà dei documenti che attesterebbero che uomini dell’ UCIGOS, ad agosto del 1978, erano già stati in via Montalcini nella prigione di Moro. Secondo alcuni documenti è probabile che gli stessi uomini dell’UCIGOS sapessero della prigione di via Montalcini mentre Moro era ancora vivo. Perché gli stessi uomini dell’UCIGOS non lo comunicano al giudice Iposimato anticipando la scoperta della prigione di due anni?
Ma la denuncia più grossa che il giudice Imposimato fa riguarda le rivelazioni di Pieczenik, un esperto di terrorismo mandato segretamente in Italia dal governo USA per la gestione del caso Moro e che affianca Cossiga e Andreotti. Nel 2006 Pieczenik rilascia un’intervista sconcertante alla stampa francese di cui in Italia non si è parlato. Uno stralcio dell’intervista, il cui passaggio più importante è quella che divulghiamo, sarà letta da Ulderico Pesce: “Quando Moro ha fatto capire attraverso le sue lettere che era sul punto di rivelare dei segreti di Stato e di fare i nomi di coloro che quei segreti detenevano… In quel momento mi sono girato verso Cossiga dicendogli che ci trovavamo a un bivio: se Moro potesse continuare a vivere o dovesse morire con le sue rivelazioni… La decisione di far uccidere Moro non è stata una decisione presa alla leggera. La decisione finale è stata di Cossiga, e presumo anche di Andreotti: Moro doveva morire.”
Durante la serata il Procuratore della Repubblica di Lagonegro e il Presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo parleranno della “battaglia” per la conservazione del Tribunale di Lagonegro che oggi rappresenta un importante presidio della Legalità a cavallo tra Basilicata, Calabria e Campania.

A San Paolo Albanese si parla dell’assassinio di Moro con il giudice Imposimato e il Procuratore Russo


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