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A SCUOLA DAI GRANDI: Napoleone Bonaparte.

Da Alessandro Vella @alevella

napoleonePer essere dei grandi leader è necessario diventare studiosi del successo e il miglior modo che conosco è quello di conoscere la storia e la biografia degli uomini che già hanno avuto successo. Così la loro esperienza diventa la mia esperienza.

(Napoleone Bonaparte)

Questo piccolo grande uomo ha dimostrato che la forza fisica può essere sopperita da un carattere forte. Determinazione, spirito strategico e capacità di prendere decisioni fulminee, sono solamente alcune delle sue qualità comportamentali.

La sua seguente frase esprime proprio questa sua attitudine:

In ogni tempo, il coraggio e lo spirito hanno moltiplicato le forze fisiche e continueranno a farlo.

L’insegnamento che possiamo trarne è che per ottenere risultati l’atteggiamento conta molto più delle risorse che si hanno a disposizione.

Come tutti gli uomini non era esente da errori, la sua grinta era alimentata da una grande spinta interna:

“L’immortalità è il ricordo che si lascia nella memoria degli uomini. Quest’idea spinge a grandi imprese. Meglio sarebbe non aver vissuto che non lasciare tracce della propria esistenza.”

Ma di lui ammiro soprattutto l’arguzia strategica unita ad una grande conoscenza della psicologia umana:

“Diffidate dagli odii, udite tutto e non giudicate mai senza avere lasciato tempo alla ragione di riprendere il suo posto.”

“Un buon disegno vale più di mille parole.”

“Quando in un piccolo Stato si diffonde l’abitudine di condannare senza sentire, di applaudire un discorso dettato dalla passione, quando vi si dà il nome di virtù all’esagerazione ed al furore, e si accusa di delitto la moderazione e l’equità, allora quello Stato sta per cadere in rovina.”

“Il momento più critico giunge sempre con la vittoria.”

Le sue parole fanno riflettere ed offrono una chiave di lettura per le situazioni che ci troviamo quotidianamente ad affrontare. A differenza di altre volte, invece di darne la mia interpretazione, scelgo di lasciarti trovare il tuo significato.

Ora tocchiamo una parte interessante: perché un condottiero così capace ha perso banalmente a Waterloo?

Méneval, il suo segretario, lo ha descritto così prima della battaglia: “Non lo trovai più penetrato dalla certezza della vittoria; pareva che la fede nella sua fortuna, da cui era stato sorretto durante la marcia su Parigi, lo avesse ora abbandonato”.

Napoleone aveva smesso di credere nella sua missione, aveva vinto molto e si sentiva vuoto, abulico.

Il grande condottiero aveva scelto le persone sbagliate, così scoprì che una grande strategia può diventare un grande fallimento se affidata agli uomini sbagliati!

Le persone in questione sono il maresciallo Ney ed il generale D’Erlon, vediamo come sono andate le cose.

La mattina del 16, Ney aveva a disposizione 45.000 uomini e avrebbe potuto spazzare via senza problema gli alleati che presidiavano Quatre Bras: gli uomini di Nassau avevano infatti ricevuto scarsi rinforzi, per il momento. Ma temeva una di quelle terribili imboscate per le quali era famoso Wellington ed esitò fino alle 14:00 del pomeriggio: quando, ormai, gli inglesi erano troppi per essere cacciati.

Mentre Ney perdeva tempo, Napoleone affrontava e sconfiggeva i prussiani alla battaglia di Ligny. Ora, dato che Quatre Bras è più a nord di Ligny, Napoleone pensò bene di chiamare la divisione di D’Erlon (che era con Ney) affinchè piombasse alle spalle dei prussiani, e incaricò il suo aiutante di campo la Bedoyere di eseguire questo compito.

Fu precisissimo nello specificare anche dove questa divisione dovesse arrivare: “Wagnelee”. Solo che per errore, D’Erlon lesse “Wagnee” (un paesino che per caso si trova alle spalle dei francesi e non dei prussiani).

Napoleone, non vedendo arrivare D’Erlon, decise di assestare il colpo decisivo contro i prussiani e fece avanzare la sua Guardia contro il nemico.

Proprio in quel momento, però, inaspettata, si intravide una formazione arrivare alle spalle dello schieramento francese. Era D’Erlon, ma i francesi non lo sapevano perché questi non aveva mandato messaggeri per annunciare il suo arrivo. Il nervosismo si impadronì delle truppe francesi che temettero che il nemico li stesse prendendo alle spalle. Quando la situazione si chiarì, s’era persa un’intera ora e i prussiani avevano potuto respirare.

Nel frattempo, Ney aveva combattuto a Quatre Bras credendo di avere di riserva la divisione di D’Erlon, che invece era in viaggio per “Wagnee”. Né D’Erlon, né la Bedoyere si erano preoccupati di avvisare Ney, per cui quando il Maresciallo si guardò alle spalle per gettare nella mischia le truppe fresche di D’Erlon trovò il vuoto.

La mattina del 17, Napoleone era così psicologicamente provato dalla battaglia di Ligny che cadde in una specie di crisi di abulia. Attendeva da Ney informazioni sull’esito della battaglia di Quatre Bras, ma un inseguimento più energico avrebbe disperso definitivamente i prussiani in fuga.

Ma a Quatre Bras Ney riuscì a superare il suo Imperatore in indecisione e non attaccò gli alleati.

Ora, se Ney fosse stato più intraprendente, Wellington sarebbe rimasto inchiodato a Quatre Bras, dove un Napoleone più attivo, avrebbe potuto colpirlo sul fianco polverizzandolo. 

Sembra pazzesco, vero? Degno di un film comico anni ’70.

Eppure questo è quello che accadde, Ney e D’Erlon ne fecero una dietro l’altra e Napoleone non fu da meno. La parte comportamentale ha giocato loro un brutto scherzo ed il grande Imperatore lasciò la guida alla sua parte reattiva, contravvenendo ad una delle sue indicazioni di successo: “non giudicate mai senza avere lasciato tempo alla ragione di riprendere il suo posto”.



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