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A tu per tu con Orgoglio Amaranto: intervista esclusiva a Roberto Cucciniello, presidente del Trust aretino

Creato il 04 marzo 2015 da Stefano Pagnozzi @StefPag82
A tu per tu con Orgoglio Amaranto: intervista esclusiva a Roberto Cucciniello, presidente del Trust aretino
La sfida di domani tra l’Unione Venezia e l’Arezzo è l’occasione per conoscere meglio “Orgoglio Amaranto” (OA), organizzazione spontanea del tifo locale a sostegno della squadra di calcio cittadina, realtà analoga e coetanea di VeneziaUnited, essendo nata nella cittadina toscana negli stessi giorni dell’estate 2010 in cui ha visto la luce il Supporters Trust arancioneroverde.
Roberto Cucciniello è il presidente, e con lui abbiamo chiacchierato per conoscere meglio la realtà ed il percorso storico dell’organizzazione sorta anche a seguito dei due fallimenti subiti nell’arco di 17 anni dalla società calcistica toscana:
“OA nasce a giugno 2010 con deposito dello statuto nell’atto costitutivo del 26 giugno. Scopo dell’Associazione quello di supportare l’iscrizione della squadra alla Serie D in quanto il presidente Mancini non iscrive la squadra alla Serie C e questo subito dopo la semifinale play-off di categoria. La prima quota da versare da parte degli associati a Orgoglio Amaranto fu l’equivalente del prezzo dei biglietti per 17 partite. Questo avvenne nel corso di un’assemblea pubblica, convocata in fretta e furia alla presenza di circa 300 persone. Non c’era, nei giorni della mobilitazione, un obiettivo ancora ben chiaro. Solo in seguito si delinearono gli obiettivi e nacque un comitato, questa volta permanente, dopo l’esperienza del 1993. Allora, dopo la raccolta fondi, la mobilitazione svanì delegando tutto all’ex calciatore Ciccio Graziani, carismatico leader della mobilitazione di tutta la tifoseria aretina”.Quella del 1993 fu un’occasione persa. Anche se era comunque anacronistico immaginare uno sviluppo ulteriore…
“Il 1993 ci dette, in ogni caso, l’idea di come avremmo dovuto muoverci questa volta stavolta. Così nel 2010, il tempo era finalmente maturo e in Italia stavano arrivando le prime esperienze europee e nazionali. Così anche Marco Massetti, già presidente dell’Arezzo, promosse questa nostra iniziativa per legittimare la rinascita e l’attribuzione del titolo sportivo da parte del Comune che, inizialmente, aveva puntato su un’altra persona legata al calcio nazionale e non su Massetti stesso, personaggio che era si facoltoso, ma tifoso e aveva solo un progetto non faraonico ma onesto. Alla fine il Comune dovette cedere e noi ricordiamo Massetti come un presidente modello, lui gesti la società in maniera perfetta interagendo con OA che gestì la campagna abbonamenti con buoni risultati”.
Quanti sono i soci di OA? E che quote detengono del capitale societario?“Nel primo anno raggiungemmo circa 400 associati (quote straordinarie), 200 soci l’anno dopo. Duecento che sono restati stabili in questi anni. Le quote sociali variano dai 20 euro per il socio ordinario ai 50 euro per il socio sostenitore. L’ 1% delle quote di capitale della società calcistica fu attribuito alla Fondazione con patto parasociale (le ASD non prevedono quote percentuali) così del capitale sociale di 50.000 euro, noi ne versammo 500. Adicembre Marco Massetti cedette la Società ad un gruppo romano, tra cui l’attore Luca Zingaretti, una società trasformata in srl con nuovi proprietari interessati a OA. I nuovi proprietari ci proposero di intervenire con il 2% e di entrare a far parte del Consiglio di Amministrazione. Il 17 dicembre aumentammo al 2% la nostra presenza nel capitale, partecipando noi stessi alla ricapitalizzazione portata a 70.000 euro, mentre uno di noi entrò in cda. Questo passaggio costò a OA 8.000 euro. Dal giugno 2014, però, il nuovo presidente ha ridotto il cda estraniando, di fatto, OA dalla gestione societaria dell’US Arezzo”.
È stato difficile, per OA, tenere sotto controllo la gestione economica delle quote?“Mantenere il 2%, in questi anni, ci è costato altri 18.000 euro. Al 30 giugno 2014 non ci sono state ricapitalizzazioni perchè con la cessione di un giocatore all’Atalanta è stato coperto il deficit stagionale di 250.000 euro a fronte di un budget per provare a vincere il campionato di serie D di circa un milione, un milione e duecentomila euro. Quest’anno, sono cambiate molte cose e per una squadra come la nostra, c’è tutt’altro livello di entrate, grazie ai contributi federali, assenti in serie D.  I contributi della LP sono già arrivati, il numero di spettatori è buono, c’è lo sponsor, la maggior parte dei giocatori è in prestito e la casa madre degli stessi paga l’ingaggio. In Lega Pro le spese sono maggiori per via delle trasferte più dispendiose rispetto a quelle di Serie D. I contributi fiscali sono elevati ed il budget è di 1,5 milioni di euro, ma ora noi non abbiamo più la possibilità di vedere i bilanci societari. Il Presidente attuale, infatti, non aveva preso bene le nostre richieste di poter esercitare una funzione di controllo e non intendeva collaborare con OA, la situazione però è in evoluzione (QUI UN COMUNICATO DELLA SOCIETA) e siamo fiduciosi di poter presto discutere di un nostro rientro nel Cda“.
Ma veniamo alla situazione attuale, qual è il rapporto col tifo organizzato?“Al seguito dell’Arezzo non ci sono clubs. Ci sono solo gruppi di curva e c’è massima sintonia con OA. Il 50% degli associati ad Orgoglio Amaranto arriva proprio dai gruppi della curva. Il tifoso che non appartiene ai gruppi è un po’ restio ad entrare in OA. Mentre Orgoglio Amaranto è diventato un ambito di confronto per la dialettica tra tifosi. L’introduzione della figura dello SLO, il Supporter Liason Officer (QUI LO SPECIALE SU QUESTA RISORSA PER I TIFOSI), poi, sta aiutando anche a costruire consapevolezza e responsabilità”.
Ritornando al recente passato, come è stato il rapporto con la Società, o meglio, con i vari proprietari che si sono succeduti?“Ottimo con Massetti, buono con Severini e conflittuale ad alti e bassi con Mauro Ferretti (imprenditore romano, titolare di numerose aziende multi servizi, facchinaggio, pulizie), ora per fortuna, sembra si sia aperto con lui un dialogo costruttivo e senza preconcetti”.
E il rapporto col territorio (comunità, stampa, istituzioni, aziende)?“Con le istituzioni è migliorato dopo il 2010. Alcuni assessori ci sono molto vicini, dimostrando di aver capito la nostra importanza. Il territorio ci piacerebbe capisse di più lo spirito che ci anima  e rispondesse meglio alle nostre sollecitazioni, le Aziende ci stanno aiutando nel percorso che punta all’apertura del circolo amaranto, un ritrovo aperto a tutti i tifosi aretini. Con la stampa c’è un ottimo rapporto, molte testate ci supportano e qualche giornalista fa parte dei nostri associati”.
Come vi siete caratterizzati in questi anni, attraverso quali iniziative?“Abbiamo organizzato numerose cene ed eventi in prossimità delle feste per cementare la passione, ma anche per promuovere la solidarietà con l’associazione Occhi della speranza, impegnata a sostenere alcune comunità nello stato africano dello Zambia, infatti abbiamo adottato una squadra di calcio di Serie B zambiese inviando materiale tecnico, scarpette, tute, magliette. Poi sosteniamo il mercatino dell’associazione Calcit, molto conosciuta in città, che coinvolge tutta la comunità per raccogliere fondi per un centro oncologico”.
Quali ritenete possano essere le maggiori difficoltà e, al tempo stesso le migliori opportunità per la vostra associazione? Come avete vissuto e interpretato il problema della TdT e il ruolo dello SLO?“Il problema tessera del tifoso è molto avvertito dai nostri associati. Abbiamo provato con determinazione ad intervenire nel merito, per chiedere l’applicazione della determinazione nr. 26 dell’11 luglio, nella quale si sancisce che i clubs che inseriranno nel cda almeno un rappresentante di un Supporters Trust saranno esentati dall’obbligo di emissione di tessera del tifoso per l’acquisto di biglietti per le gare esterne e di abbonamenti per quelle interne o, in subordine, all’emissione di voucher e carnet, ma il cda societario non accetta ed il dialogo su questo fronte è impossibile. Ora vorremo cercare di sfruttare la figura dello SLO per costruire eventi spot sul modello di Spal-Ancona(QUI INFO SULLE INIZIATIVE PROMOSSE CONGIUNTAMENTE) per favorire la partecipazione dei tifosi  andare oltre i vincoli della Tdt, ma non è facile. La nascita di Supporters In Campo è stata poi fondamentale per vederci rappresentati a livello di istituzione, per far sentire la nostra voce e, perchè no?, per spingere la Federazione a una riforma dei club sul modello Germania obbligando tutte le società ad avere tifosi al loro interno, sia in quota capitale che di Consiglio. I tifosi sono l’unica cosa che rimane nel tempo e che danno continuità tra le varie gestioni, per questo devono essere riconosciuti e rappresentati. Si parla tanto di lotta alla violenza che c’è dappertutto e nel calcio è amplificata, il fenomeno si combatte rendendo partecipe la gente, non con proibizionismo, lacci e laccetti. A casa propria la gente si comporta bene, facciamo sentire i tifosi a casa propria nel loro club, stimoliamo la responsabilità. E’ ora di cambiare, di fronte a questo vento nuovo, la stantia leadership del calcio italiano ha bisogno di un cambio culturale”.
Non possiamo che ringraziare Roberto Cucciniello per la disponibilità, per aver condiviso la propria esperienza e le preziose informazioni che possono aiutare noi e tutti i lettori a comprendere meglio i meccanismi di gestione economica di un club di Lega Pro. A lui ed agli amici di OA il nostro augurio di poter presto tornare a rappresentare la tifoseria amaranto all’interno del Cda del club con la speranza che il successo degli uni sia viatico per tanti altri. Il calcio è della gente!
da: veneziaunited.com

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