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A Vilankulo (Mozambico) si muore di Aids....

Creato il 11 marzo 2011 da Marianna06

La gente laggiù-racconta il mio amico Fabio  Malesa- quando parla della malattia(aids)  dice "quella".

E pronuncia la parola con un misto d'angoscia e di terrore nello sguardo vergognoso, perchè sa bene ormai che chi incappa in quel male non ha più scampo.

Vilankulo è una bella cittadina del Mozambico meridionale , che si affaccia sull'oceano Indiano. Il suo clima è gradevole quasi tutto l'anno e la gente è accogliente. Non è certo paragonabile ad altre difficili realtà del Nord del Paese,dove la povertà endemica è macroscopica con tutte le sue ricadute anche in termini di salute e quindi di aspettativa di vita media.

Ma anche a Vilankulo  purtroppo si muore di Aids.

In Africa (Congo, Costa d'Avorio, Etiopia,Guinea Bissau,Kenya,Uganda, Tanzania ..etc.) i Rapporti  dell'OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) parlano del 67% di popolazione affetta da Hiv, di cui ovviamente il 60% malauguratamente sono donne.

E non è questione di sola  classica promiscuità disordinata e/o di giovani, che hanno bisogno di soddisfare le proprie esigenze sessuali senza prestare eccessiva attenzione in merito a dove e con chi.

Le vittime, quando si tratta di donne, sono spesso le mogli.

Sappiamo tutti che in Africa per ragioni di lavoro l'uomo è sovente lontano da casa e dalla sua famiglia.

E, come in ogni parte del mondo, le tentazioni non mancano nella grande o piccola città, dove di sera, uomini soli, si ritrovano a bere la "potente" birra mozambicana e ad avere nostalgia delle coccole di una femmina..

E' quanto è accaduto a Julius, l'amico di Fabio, che ieri ha messo finalmente la parola fine alla sua tribolata esistenza terrena, dopo un calvario di sofferenze davvero indescrivibile.

E non  senza prima aver contagiato sua moglie. E lasciato un avvenire da orfani ai suoi figli.

La lotta contro l'Aids, in Africa e non solo, è una lotta senza sosta(noi spesso non ci pensiamo o lo vogliamo volutamente dimenticare, si dice, per "non intristirci") anche se i risultati rimangono purtroppo modesti e in certe realtà, dove manca tutto o quasi tutto, non resta altro, molto spesso, che soltanto curare "certe ferite" con il silenzio, l'ascolto, la presenza, la discrezione, la delicatezza, la capacità di comprendere e, al tempo stesso, di sfidare il male.

Che poi è quello che cercano di fare Fabio e i suoi confratelli missionari, le suore, i volontari. Tutti coloro insomma che ruotano intorno alla "missione" dei Padri della Consolata a Vilankulo e che vivono quasi quotidianamente queste situazioni e non si danno mai per sconfitti e non si arrendono.

Ma non basta.

Per l'Africa ci vuole un'autentica educazione sanitaria corretta per prevenire tutte le malattie, anche l'Aids.

Pensare seriamente alla riduzione della trasmissione prenatale dell'infezione con il protocollo internazionale Pmtct(Preventiv Mother To Child Trasmission).

Dare grande sostegno a tutte le comunità di villaggio, che significa sopratutto promuovere la nascita di asili e scuole proprio per togliere i bambini e i ragazzi  dalla strada ed interessarli magari oltre che al'istruzione e all'apprendimento di un mestiere magari allo sport.

E, infine, importantissimo è fornire assistenza ai malati terminali  attraverso strutture sanitarie idonee.

Senza dimenticare però d'insegnare, specie ai giovani e giovanissimi ,che esiste il  tanto"diabolico"condom e che bisogna invece , in certe circostanze, imparare a saperlo usare.

Per darvi un'idea concreta di come stanno realmente le cose, a Vilankulo e non solo,  la salma di Julius, in attesa di essere trasferita al villaggio per i funerali, che nella cultura del luogo sono importantissimi e durano più giorni, è stata ospitata nella normalissima ghiacciaia della missione.Quella dove viene conservata la carne o altri cibi deperibili.

Non c'era altro  luogo.

Per concludere, se è vero che la salute è un diritto di tutti, piuttosto che giudicare pensiamo ad amare fattivamente, dando una mano, come possiamo(non ci vengono chiesti atti eroici), a chi si spende anche per questo(la strage silenziosa dell'Africa) e senza risparmio di energie.

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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