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Abbecediscolo - Lettera D (Puntata n. 4)

Creato il 24 ottobre 2012 da Sulromanzo

Abbecediscolo, Lettera D, Puntata 4Dammi dei soldi e entra nel noir

Paga di più e il protagonista sei tu, o il “selfpublishing d’autore” offre posti in prima fila.
«Se avete sempre sognato di essere l'eroe di un romanzo, eccovi accontentati. Almeno in parte. Con cinquecento euro (meno del costo di un iPhone), lo scrittore noir Victor Gischler potrebbe dare il vostro nome al protagonista del suo prossimo romanzo» racconta Serena Danna sulle pagine culturali del Corriere della Sera. Se non potete permettervi l’investimento, tenete presente i gettoni presenza che, a prezzi popolari, assicurano almeno un posto in piccionaia: con cinque dollari una copia gratuita dell’e-book, con dieci dollari, oltre all’e-book, sarete citati nei ringraziamenti, con venticinque avrete un contenuto extra. Se il vostro maialino cela gettoni più corposi, con cento dollari un personaggio minore verrà battezzato col vostro nome, col doppio vi assicurerete il già citato e-book – autografato – con contenuti speciali e la comparsata in un fumetto di prossima uscita. Con duecentocinquanta dollari, finalmente arriva il bello: potrete dare il vostro nome a uno dei personaggi del libro di Gischler, ma, se proprio volete strafare, investitene cinquecento e sarete uno dei protagonisti.
Se siete lettori che non badano a spese – e abitate entro i confini americani –, per soli duemilacinquecento dollari l’autore verrà a farvi visita e vi preparerà una grigliata in giardino. Nel caso il vostro maialino morisse di costipazione lasciandovi in eredità cinquemila dollari, sarete voi a volare da Gischler, che vi darà vitto e alloggio e vi farà rivivere una delle scene più significative del romanzo. E se questo mercanteggiare vi fa storcere il naso, ricordate che il mercato editoriale e quello del bestiame hanno molto in comune. Non a caso la Fiera del Libro di Modena si tiene al Foro Boario.

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Darsi all’ippica, o magari al calcio

Palla al piede e penna in mano! Meglio uno scrittore in campo che un calciatore in libreria.
La Nazionale Italiana Scrittori – in calzoncini e bandelle editoriali – è un «Gruppo di scrittori-calciatori italiani uniti da una grande sfida: coniugare lo sport più caro agli italiani, il calcio, con la passione meno diffusa tra gli italiani, la lettura».
Il sito ufficiale ci tiene, comunque, a ricordare i racconti – tutti a tema sportivo – dei nostri eroi, casomai qualcuno li immaginasse troppo sudati per mettersi alla scrivania. Nell’attuale formazione, c’è Alessandro Baricco in veste di capitano – non gli potevano certo stampare il Novecento sulla maglietta –, già scrittore, saggista, critico musicale, conduttore televisivo, pianista, sceneggiatore e regista: caso rarissimo di sportivo che, per le proprie memorie, non dovrà ricorrere a un ghostwriter.

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Dediche

A volte sono meglio del resto, ma è cosa rara.
L’autore dovrebbe sempre inserire una litania di dediche e ringraziamenti nelle proprie pubblicazioni: è una trovata che lascia intuire il lato umano del bestsellerista, anche se spesso con risibili conseguenze.
Federico Moccia può vantare dediche degne della propria produzione letteraria: in Ho voglia di te, rivolge un pensiero spassionato «a nonna Elisa e a zia Maria, che cucinavano bene e con amore. E che, quel giorno lì, mi sono venute a trovare...», mentre, in Tre metri sopra il cielo, l’inchino è rivolto «a mio padre, un grande amico, che mi ha insegnato molto. A mia madre, bellissima, che mi ha insegnato a ridere». C’è da stupirsi che un incauto lettore sia potuto andare oltre il frontespizio.

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Dimensioni

Grandi spazi in piccole librerie. Le misure non contano, però si pagano.
Vi siete mai chiesti come mai certi libri finiscano in bella vista accanto alla cassa? O perché alcuni titoli invadano le vetrine dei bookstore con l’insistenza delle cimici sul bucato steso? Immagino non strabuzzerete gli occhi sapendo che si tratta di una mera questione economica. Pagando, si hanno i posti migliori: in prima fila, sotto gli occhi degli incauti acquirenti che, affamati di cultura, vengono imboccati con perizia.
Comunque, gli idealisti ancora si rallegrano per «l'apertura di una libreria che vuole puntare solo sulla piccola editoria indipendente italiana» salvo poi scoprire che lo spazio espositivo non è gratuito – «l'affitto per un metro lineare è di 800 € mensili» – e «lo sconto sul prezzo di copertina, e che costituirà il margine della libreria, è fissato nel 50%, con formula del conto deposito». La chiamano «libreria km zero», ma bisogna comunque riempirle il serbatoio.

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Dirsi diversi (o l’arte di fare i fenomeni)

Le persone vanno e vengono, i personaggi restano.
Bisogna ammetterlo: in Italia, fare i fenomeni paga sempre. Paga e appaga. Vendere libri non basta, c’è bisogno di crearsi un teatrino per predicare e razzolare, provocare e ruzzolare. Se tutti, ormai, possono dirsi scrittori – a pagamento o meno – per fortuna c’è ancora qualcosa che ai più è negato: l’applauso a scena aperta a ogni lallazione intellettuale.
Massimiliano Parente è uno che non le manda a dire. Il Premio Strega è «un gioco di società da gerontocomio culturale» e l’editoria «è una mafia di salotterie che ammettono soltanto il simile e l’innocuo». In compenso, consiglia a Bompiani di candidare Amorino di Isabella Santacroce al prossimo Strega e non si capisce a chi voglia fare dispetto.

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Diversi divismi

Esserci o non esserci, questo è il dilemma.
Per de Cubertin, l’importante è partecipare. «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?» chiede Moretti in Ecce Bombo. Gli scrittori hanno lo stesso dubbio: la presenza sopra un palco a volte manca di rilevanza; abbandonare una cerimonia è quello che ci vuole per movimentare l’ennesima comparsata. Il pubblico apprezza il colpo di scena e si sveglia giusto il tempo di un applauso.
Al Premio Boccaccio 2011, Alberto Arbasino lascia la premiazione perché stanco di «sentire stupidaggini». Nel frattempo, Enrico Mentana «pur di essere presente alla cerimonia ha noleggiato un elicottero». Non sempre sono i migliori quelli che se ne vanno.


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