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A.c.a.b.

Creato il 05 febbraio 2012 da Kris @zinfok
A.C.A.B.
Un film difficile, che ti fa sentire sempre agitato, irrequieto, incazzato. Sì! Incazzato verso tutti, verso la violenza, verso lo spudorato senso del potere, della forza. Un odio irrequieto che emerge con i toni crudi di questo magnifico film, La rubrica "Kino" di oggi vi presenta All cops are bastards, frase meglio conosciuta con l'acronimo ACAB.
(in italiano: gli sbirri sono tutti bastardi) è un'espressione emersa negli anni ottanta, quando il gruppo inglese The 4-Skins, intitolò un loro brano con tale sigla. I 4-Skins era una band composta da skinheads, e la popolarità della canzone all'interno di tale movimento fece in modo che l'intera cultura skinhead (indipendentemente dallo schieramento politico), adottasse questo acronimo come slogan. Lo skinhead nacque nella Gran Bretagna degli anni sessanta, e già dal principio questa cultura si integrò e caratterizzò la schiera degli hooligans inglesi. Il movimento fin dal principio manifestò un'antipatia piuttosto diffusa verso i poliziotti e le forze dell'ordine, con cui nascevano spesso dei contrasti, in particolare allo stadio. Come si può notare, una parte degli stessi hooligans, o degli ultras in genere, è composta da skinhead tutt'oggi, come continuano tutt'oggi le rivalità tra tifosi e forze dell'ordine. Negli anni ottanta, il movimento skinhead si espanse anche in Europa e negli Stati Uniti, portando con sé di conseguenza le usanze ed i detti tipici. Tra questi figurerà appunto anche il famoso detto A.C.A.B., che successivamente si estese anche al resto degli ultras e dei tifosi delle squadre di calcio. Oggi il detto è usato da alcuni ultras, tifosi, nonché dai gruppi politici antiautoritari, e non solo da skinhead. [Wikipedia]
Il film, in modo molto incalzante, intreccia le vicende di tre poliziotti: Cobra, Negro e Mazinga (Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini) quarantenni che fanno parte del VII Nucleo di Polizia di Roma (i celerini), un reparto speciale mobile sempre in prima linea contro Ultrà, Black bloc, No Tav, e tutti i manifestanti più facinorosi. Il film è tratto da un libro di Carlo Bonini e racconta la storia di questo gruppo dei Celerini in modo duro, sporco, cattivo, mostrando da un punto di vista differente gli eventi pubblici e le manifestazione.
(Co)stretti tra le logiche dello Stato e l'odio della comunità, i poliziotti del Reparto Mobile assorbono dosi di rabbia e producono violenza legalizzata contro la violenza cieca dei tifosi dei sassi e delle lame. Uomini invisi, mariti congedati, padri inadeguati, Cobra, Negro e Mazinga provano a dimenticare il privato dolente nella cosa pubblica, picchiando duro chi minaccia l'ordine e la nazione. Dentro la divisa e dietro la visiera guardano la miseria del mondo e i miserabili che la abitano senza intenzione se non quella della prepotenza e della sopraffazione. Compromessi dalla ‘spedizione genovese' e perduta l'anima nella scuola Diaz, sei anni dopo cercano il riscatto nell'azione e nell'istruzione alla fratellanza di un giovane agente individualista e ribelle. Spina, eccitato dal sangue e iniziato col lacrimogeno, seguirà gli anziani sul confine, decidendo per sé e per la divisa che indossa un domani meno celere. Sulla strada restano i fratelli maggiori. Assediati dal buio, impugnano il manganello e sollevano gli scudi, sfollando le ombre e ricacciando i fantasmi.  Non tutti i poliziotti sono violenti e dediti alla repressione ma allo stesso modo sono scarsi gli anticorpi capaci di fronteggiare deviazioni sempre possibili in una professione delicata e irascibile come quella dei reparti mobili. La macchina da presa testimonia silenziosa le tensioni e lo stress che gli attori ‘agenti' vivono in molte, troppe situazioni, trattenuti da quadri legislativi sempre ambigui in un originario modello di braccio armato del potere e impediti dai governi, nessuno escluso, a infilare la direzione di organo statuale garante dei diritti.  Sollima, senza dimenticare o scontare la mentalità nera di quella struttura operativa, che ha radici sprofondate in una giovane Repubblica costretta a fare i conti con una continuità pressoché integrale della polizia fascista, mette in piazza uomini biasimati e disapprovati, malpagati, male addestrati e nulla equipaggiati, che devono agire immediatamente, privilegiando l'efficacia ai valori democratici. Là fuori il controllo gerarchico si allenta e gli uomini restano soli con la paura di un ‘nemico interno' e la libertà d'azione di fare il male, di fare male, di farsi male. [My Movies]


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