Da una scena del film. Foto Ufficio Stampa Eagle Pictures
Arriva un momento nella vita in cui, guardandosi allo specchio e scrutandosi con severità, si scova il primo capello bianco o quelle rughe che, inesorabilmente, segnano – sulla pelle e non solo – il trascorrere del tempo. Così, chi più chi meno, almeno una volta ha immaginato di fermarsi o di tornare a quella “età perfetta” in cui giovinezza e maturità sono in equilibrio fra loro.
The Age of Adaline, titolo originale di Adaline – l’eterna giovinezza, nelle sale italiane da pochi giorni, è un film diretto da Lee Toland Krieger e traccia un viaggio nel tempo, percorrendo tutto il ventesimo secolo, fino ai giorni nostri e parlando al contempo di amore. Una luminosa ed elegante Blake Lively ci catapulta, a fine anni ’30, nella vita invidiabile di Adaline Bowman, improvvisamente scossa dalla perdita prematura del marito e dal fatale incidente che, anziché ucciderla, per coincidenze surreali, la salva ma imprigionandola nei suoi 29 anni. Con una profondità romantica tanto quanto realistica, la pellicola tratteggia, con il punto di vista di una donna, amore, perdita, sofferenza e gioie. Ma sarà proprio l’incontro con il giovane imprenditore e filantropo Ellis Jones – interpretato dall’indiscutibilmente affascinante Michiel Huisman – che i piani di continua fuga e cambio di identità di Adaline, si scompaginano.
Il film, con un cast che vede anche i nomi di Kathy Baker e Harrison Ford, coinvolge lo spettatore immergendolo in una storia d’amore (senza troppo miele) che tocca periodi storici importanti del Novecento e portandolo, allo stesso tempo, a domandarsi se la vita eterna o l’eterna giovinezza sarebbero un dono o una condanna.
Un film piacevole, nel suo complesso, dal finale…non ve lo sveliamo.
Eleonora Dafne Arnese
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