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Addio a Alberto Bevilacqua. Scrittore, regista, poeta

Creato il 10 settembre 2013 da Postscriptum

Addio a Alberto Bevilacqua. Scrittore, Regista, Poeta
Alberto Bevilacqua ci ha lasciato. E’ morto in una clinica di Roma dopo una lunga malattia, e alcune polemiche sollevate dalla sua compagna, Michela Miti, per la presunta carenza di cure negli ultimi mesi all’interno della struttura sanitaria nella quale lo scrittore era ricoverato. Ma qui non parleremo di questo. Vogliamo ricordare Bevilacqua per il contributo fondamentale che ha dato alla cultura italiana.
 
Alberto Bevilacqua nasce a Parma nel 1934. La sua città, quella che ha sempre sentito propria assieme, in seguito, a Roma. Parma viene raccontata già da un giovane Bevilacqua negli anni ’50, lui che narrava del “Triangolo Rosso” antifascista e dell’Oltretorrente, che divideva i ricchi dai poveri, in modo ideale. Il suo primo romanzo, “La polvere sull’erba”, e anche la prima raccolta di poesie”, vennero molto apprezzate da Leonardo Sciascia. Dopo “Una città in amore” del 1962, arriva il grande riconoscimento pubblico con “La Califfa”(1964), che ha come protagonista una donna, Irene Corsini, di carattere duro e deciso, proveniente dal popolo e costretta dagli eventi della vita a lottare assieme agli operai per rivendicare i propri diritti. Fino a quando non diviene l’amante dell’industriale più potente della città, Annibale Doberdò, che la Califfa riuscirà a cambiare, e per questo Doberdò ne pagherà le conseguenze. La Califfa tonerà dunque tra il popolo, avendo però compiuto qualcosa d’importante. Alberto Bevilacqua, a metà anni ’60, aveva già collaborato alla sceneggiatura di film diretti da Mario Bava e Luciano Salce, tra gli altri. E deciderà, in collaborazione col produttore Mario Cecchi Gori, di portare al cinema “La Califfa”, nel 1970. Scegliendo Romy Schneider nel ruolo della protagonista e Ugo Tognazzi in quello di Doberdò. Un film di estrema intensità e reso ancor più importante dalla magnifica colonna sonora di Ennio Morricone.
La Califfa

E’ del 1966 il romanzo “Questa Specie d’Amore”, che valse a Bevilacqua il Premio Campiello e numerosi riconoscimenti da parte della critica. Anche in questo caso, lo scrittore porterà al cinema il libro, con un film dal titolo omonimo nel 1972. Protagonisti Ugo Tognazzi e Jean Seberg. Un’opera struggente, malinconica e riflessiva, che affronta il tema dell’amore in crisi di una coppia, Federico e Giovanna, sullo sfondo del passato di entrambi, in particolare di Federico, che a un tratto decide di tornare a Parma, alla casa del padre, per ritrovare sé stesso, dopo che Roma lo aveva quasi prosciugato come persona e era diventato materialista e adagiato sul lusso del suocero. E si confronterà, davvero, con la figura paterna, uomo di sani principi e convinto antifascista, e per questo durante il ventennio nero dovette subire violenza e maltrattamenti d’ogni tipo. Federico e la moglie Giovanna, però, proprio con l’aria di Parma ritroveranno il rapporto perduto da tempo. E questo si racconta, coi dovuti accorgimenti, anche nel film, sublimato pure in questo caso dalla musica del Maestro Morricone.
Questa Specie d'Amore
Prosegue dunque tra anni ’60 e ’70 la carriera tra scrittura e cinema. Pubblica nel 1968 “L’occhio del Gatto”, col quale si aggiudica il Premio Strega, e negli anni successivi ecco “Il Viaggio Misterioso”(1972), “Umana Avventura”(1974), “Una Scandalosa Giovinezza”(1978), “La Festa Parmigiana”(1980), “La mia Parma”(1982).

Il terzo film da regista è invece “Attenti al Buffone” del 1976, da un soggetto di Bevilacqua e la cui sceneggiatura venne scritta dall’autore insieme a Nino Manfredi, che è anche il protagonista del film, nel ruolo del musicista Marcello Ferrari. Il quale si vede portato via la moglie Giulia(Mariangela Melato) dal presuntuoso e arrogante Cesare(Eli Wallach), nostalgico fascista e ricchissimo ex ufficiale. Marcello, uomo semplice e dedito all’arte, alla musica appunto, comincerà una lotta impari contro Cesare, il quale affoga nella lussuria e impone qualunque decisione a tutti. Ma Marcello, con l’intelligenza delle parole e l’arguzia dei gesti riuscirà a prevalere moralmente sull’antagonista. Un film molto crudo, difficile, sottovalutato dalla critica, ma che andrebbe riscoperto. La purezza d’animo vince sull’arroganza.

Attenti al Buffone

Alberto Bevilacqua tornerà al cinema in qualche altra occasione, ma con minor fortuna, ma nella seconda parte della sua carriera sarà nuovamente la scrittura la protagonista. Collaborando agli inizi per Rizzoli e Garzanti, poi con Mondadori. Tra gli altri citiamo qui “Il curioso delle donne”(1983), “La grande Giò”(1986), “Una Misteriosa Felicità”(1988), “I sensi incantati”(1991), “L’eros”(1994), ”Gli anni struggenti”(2000), “Lui che ti tradiva”(2006), “Storia della mia storia”(2007), fino al romanzo “Roma Califfa” del 2012, dedicato appunto alla città nella quale viveva ormai da tempo. Ma anche grande spazio a diverse raccolte di poesie, ultima delle quali “La Camera Segreta” del 2011. Nelle opere di Bevilacqua troviamo tutti gli elementi che l’autore ha approfondito nelle sua vita. Le varie forme dell’amore, a cominciare dal rapporto di coppia, ai ricordi della gioventù e della sua Parma, fino al dialogo con la madre, sempre presente nel pensiero dello scrittore.

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Avrete certamente compreso quanto Alberto Bevilacqua sia stato uno dei miei autori preferiti. Merita grande riconoscimento, a mio avviso, e di essere apprezzato meglio dai lettori più giovani già dagli studi liceali. E pure per il contributo che ha dato al cinema italiano, soprattutto per i tre film di cui vi ho parlato precedentemente. Ma ciò che ci lascia, rimane per sempre.

Giuseppe Causarano
Twitter @Causarano88Ibla

 


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