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Addio mia concubina (e scusa)

Creato il 18 giugno 2014 da Jonlooker @Jonlooker

Vi è piaciuto il finale di stagione di Game of Thrones? A me nemmeno un po’ (sono uno dei pochi, me ne rendo conto), ma mi sono consolato scrivendo questo post. Come sempre, vi ricordo che ci sono gli spoiler di tutto l’episodio.

Episodio 4×10

Titolo: The Children
Titolo più onesto: Continuano a morire i personaggi sbagliati

Dopo la consueta breve sigla, durante la quale si riesce appena appena a cuocere un plumcake e a farlo raffreddare, siamo subito ammorbati dalla presenza funerea di Jon Snow. Infatti, proprio come anticipato nello scorso episodio, Jon mette in atto il suo piano terrificante e va dal re dei Bruti, ostentando mani alzate come un negoziatore in uno di quei film in cui c’è un pazzo che tiene gli ostaggi in banca per ore e poi chiede un elicottero, banconote non segnate e una pizza grande già tagliata a spicchi. A Jon viene offerto un bicchiere di latte corretto con cherosene, prima di cominciare a discutere di cose serie. In soldoni: il capo indiano davanti a lui non si vuole arrendere, anzi, ha quattrocento uomini di scorta che prima o poi in cima al castelletto ci arrivano, quindi chiede direttamente il tunnel. Jon glielo vuole dare, forse no: non dipende da lui, nel senso che l’attore fa sempre le stesse facce e più di tanto non si capiscono i suoi sentimenti.
All’improvviso, però, qualcuno viene a disturbare quella che finora era una simpatica merenda: un’armata a noleggio, in formazione che neanche nel nuoto sincronizzato, arriva sui cavalli bianchi come la neve e ammazza tonnellate di Bruti.
Time out, dice il capo indiano, stiamo andando male. E, non so perché, ma tutti obbediscono e si fermano, anche quelli che non lo potevano sentire. Ma chi è il vile assalitore? Chi volete che sia, quell’inutile di Stannis, affiancato da un mortificatissimo ser Davos che su al Nord non ci voleva nemmeno venire. Jon, come suo solito, dimostra di non capire niente, ma ci mette una buona parola per Toro Irritato.

Nel geneticamente confuso regno dei Lannister, nel frattempo, Ser Gregor, affettuosamente detto il Montagna, è in pessima forma, e giace privo di sensi nel laboratorio. Oberyn l’ha conciato male prima di scoppiare come un gavettone di vernice. Qui si insinua addirittura che avesse intinto l’arma in un veleno potentissimo. Frate Indovino ce la mette tutta per salvare il Montagna: lo pungola, lo tagliuzza, ma niente. Interviene uno scienziato pazzo, subito sulla stessa lunghezza d’onda di Cersei, il quale pugnala la Montagna di qua e di là come il mago con l’assistente, solo che non c’è la scatola.
«Però forse non torna come prima, eh!» ammonisce lo scienziato, mentre distilla il sangue di ser Gregor in un fustino di birra.
Si intuiva, Maestro, si intuiva.
Dopo aver assistito a un’operazione chirurgica bislacca ma pur sempre più credibile di quelle di Grey’s Anatomy, Cersei ha la carica di ottimismo giusta per andare da suo padre a lagnarsi. Non vuole sposare ser Loras e per giunta dice che farebbe di tutto per proteggere il figlio, specialmente ammazzarlo con le sue stesse mani. Al padre, capite, non importa niente, e allora Cersei minaccia: «Guarda che dico a tutti che io e mio fratello facciamo le cosacce.» E Tywin cade dalle nuvole, non l’aveva mica capito! Cersei lo lascia a marinare nello sgomento e va a dare la lieta novella a Jaime: «L’ho detto a papà!» Jaime la prende su quello che sicuramente è un altare tutto da sconsacrare. Che menti pure servono a concepire una trama così, che menti purissime.

Tuffiamoci adesso nel multietnico mondo di Khaleesi, appena in tempo per una frizzante processione di postulanti. Un re magio si lamenta della sua nuova libertà, facendo gentilmente notare di essere diventato un barbone.
«Beh, vai alla Caritas.»
«Mi derubano, guarda grazie ma preferisco tornarmene schiavo.»
«Ok, ma solo con contratto a progetto.»
Il suddito successivo è un poverello che tiene in mano le ossa della sua bambina, arrostita da uno degli stupidi draghi di Khaleesi, il quale non si trova più. La regina allora porta i due rimanenti nelle catacombe e li mette alla catena, giusto per evitare che continuino a scambiare infanti per pecorelle. Quando se ne va, è investita dalle urla dei draghi, che non possono credere di essere stati legati così. Ora, il mio draghese è scolastico, ma penso che dicessero più o meno: «E che cavolo mamma, noi non abbiamo fatto niente, è stato lui e punisci noi?» E hanno ragione, indubbiamente. Ma Khaleesi non è mai stata molto in sé, non so se l’avevate notato.

Alla barriera si bruciano i morti e Melisandre sta in mezzo. Dove c’è un fuoco c’è Melisandre. Il che in fondo è normale, se consideriamo che sotto quelle mantelle è sempre nuda.
Jon organizza un funerale a Ygritte appartato e low cost, e io queste scene alla barriera e dintorni le avrei saltate a piè pari, ma lo sforzo dell’attore di farsi il pianto è imperdibile e va ricordato da qui in poi per tutte le generazioni future.

I bambini sperduti, nel frattempo, raggiungono casualmente la loro meta: Bran, con le sue sopracciglia in morbido velluto, è il primo a vedere Nonna Salice. Io mi sono perso e non so perché siano lì, ma il tutto mi ricorda vagamente Kung Fu Panda.
Inaspettatamente, dei brutti scheletracci emergono dalla terra e agguantano i malcapitati. Bran entra in connessione wireless con Hodor e ammazza morti a destra e a sinistra, ma sono comunque in grande difficoltà. Jojen viene ucciso e anche la sorella se la passa male. Ma ecco arrivare una bambina molto sporca che sa tirare palle di fuoco (sono sempre più confuso) che porta i superstiti in una grotta di radici e scheletri (questi stanno fermi però). Ad attenderli, un simpatico anziano.
«Sei il corvo con tre occhi?»
«Sì, guarda, chiamami come vuoi. Brandon, tu ti sei smazzato un sacco per arrivare qui, ma è tardi.»
«Posso tornare a camminare?»
«No. Volare va bene lo stesso?»
Non so voi, ma a me sa tanto di truffa.

Intanto, negli Abruzzi, Podrick ha perso i cavalli e Lady Brienne si astiene dall’ucciderlo e parte alla ricerca dei ronzini perduti. E chi trova la signora? Il Mastino e la giovane psicopatica. Prima, per la verità, c’è solo Arya, che Brienne scambia ingenuamente per una bimba mentalmente stabile. «Buondì bella bimba, che graziosa sei, difficile essere una femminuccia e tirar di spada, ah? Non me ne parlare!» Al che arriva il Mastino e Brienne capisce finalmente che ha davanti la bambina che doveva proteggere e che questa si sta dimostrando dannatamente antipatica. Fossi in te mi mangerei il panino che le hai portato da parte del fornaio, Brienne. Segue una lotta tra paesaggio aridi, con pestaggio a favore di Brienne. Rimasta sola con il Mastino morente, Arya si rifiuta di finirlo e gli ruba i soldini.

Jaime vuole salvare il fratello Tyrion da morte certa. «Passa di qui!» gli dice, indicandogli una scala a chiocciola; ma l’uomo, invece di spicciarsi e obbedire, finisce in qualche modo nella stanza da letto del padre, dove, bella spaparanzata, se ne sta quella brutta traditrice di Shae. Tyrion non ci vede più e la strangola a mani nude, che non è proprio da lui e a me sembra di vedere Fuoco cammina con me una seconda volta, cosa che avrei proprio preferito evitare.
Dopo essersi scusato col cadavere, Tyrion acchiappa una balestra e raggiunge il papà, che sta seduto al gabinetto. Fa un discorso molto bello e intenso, ma ripeto, siamo alla toilette e non c’è l’atmosfera adatta, così Tyrion uccide il padre e raggiunge Varys. Quest’ultimo lo mette in una scatoletta piena di buchi come si fa con un lemure destinato allo zoo e fa per andarsene, poi pensa ma chi me lo fa fare di starmene in questa gabbia di matti, io che in fondo come unico tocco di originalità tengo un pedofilo vivo in una bara da trentacinque anni, e si imbarca pure lui.

Arya, più inquietante che mai, arriva a un porticciolo dove una barca sta per salpare.
«Devo andare a Nord», dice al capitano della nave.
«Intanto si saluta, brutta cafona.» Le risponde il capitano. «Secondo, questo è il traghetto per Corfù e abbiamo finito le cabine.»
«No, pensaci bene» dice Arya allungando il gettone di partito.
«Assessore, non avevo idea» fa il capitano, e le permette di salire così da portarla dove desideri.
L’episodio termina nel modo più banale e noioso di sempre, la barca che salpa e la ragazzina col vento e il sole in faccia verso la sua meta avventurosa.
La parte più triste di tutte è che, nell’ora che è durato questo obbrobrio, un plumcake avrei potuto farlo veramente.



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