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Adesso spiega perché tu scrivi

Da Marcofre

perché scrivi

Trovare il tuo pubblico non è un compito semplice. Se poi lo fai dopo la pubblicazione, è anche più difficile ancora; ma non impossibile.

D’accordo: come agire?

Prendi il tuo ebook (se lo hai terminato). Oppure, se stai per scriverlo, rifletti su perché scrivi quella storia. Quali valori intendi condividere.

Perché scrivi quel tipo di storie, e non altre?
Perché scrivi in quella maniera?

Questo è il punto focale. Individuare i valori, la spinta che ti piazza davanti a uno schermo a pestare tasti, è un passo necessario, e finché non lo farai, avrai un problema.

Sarai come un imprenditore che non sa cosa sta facendo, e perché lo sta facendo. E sperare che siano gli altri a dirtelo, è follia. Sono pubblicati migliaia di nuovi libri, ogni giorno.

O ci spieghi perché lo fai, o finirai sommerso.

Fai attenzione: questa fase del processo non è una sciocchezza. Prenditi tempo, prima di rispondere. Magari la risposta non ti piace. Oppure non c’è proprio. In una circostanza del genere (la peggiore), possiamo concludere che probabilmente, non c’è vita in quello che scrivi.

Evita però risposte banali.

Rispondere “Perché mi piace” può andare bene dopo; adesso, è del tutto fuori luogo. È inutile una tale risposta.

“Dopo”: vale a dire quando, senza nemmeno capire come è successo, magari parlerai davanti al pubblico. Lì, devi costruire il tuo personaggio, sorprendere quelli che ascoltano e hanno la testa piena di sciocchezze e, nonostante leggano, non sanno che uno scrittore deve essere bravo, non utile.

“Perché mi piace” getta tanta gente nello sconforto, nella delusione. La risposta perfetta potrebbe essere:

“Perché voglio fare soldi a palate”.

Non perché si facciano soldi vendendo libri, purtroppo; però crea una frattura, ti fai una cattiva fama. Diventi scandaloso (“Ma lo scrittore deve denunciare! Gonfiare il petto di vibrante protesta!”), e per il tuo marchio è perfetto.

Adesso ti spiego perché io scrivo. Magari può essere utile.

Scrivo per celebrare le erbacce, e il mistero che le anima.
Perché la compassione ha qualcosa da dire.
Perché l’animale uomo, nonostante televisione, omologazione, sacerdoti che sanno-tutto-loro, è una mina vagante. E non lo puoi programmare, o educare.

Per scovare i valori che ti spingono a scrivere puoi anche adottare un altro procedimento. Quello dell’esclusione.

Non scrivo per educare.

Non scrivo per denunciare.

Non sono per (qui aggiungi quello che preferisci).

Ribadisco l’idea: questo è un atto fondamentale nel tuo cammino di scrittore. Se rimandi l’incontro con il “Perché scrivi”, se non spieghi e illustri i tuoi valori, e cosa ti spinge a scrivere, girerai a vuoto.


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