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Adolescenti e fan fiction

Da Ilgiornaledeigiovanilettori

gioco da ragazzi 4Se la chiamiamo fan-fiction è “solo” un fenomeno virtuale, se la chiamiamo scrittura trasformativa è un pratica letteraria secolare: la reinvenzione delle gesta di personaggi di finzione preesistenti e molto amati non è solo un gioco da ragazzi!

L’occasione di questo articolo nasce da un interessante incontro organizzato da Festivaletteratura di Mantova, che lo scorso 11 settembre 2015 ha visto riuniti la giornalista ed esperta di fan culture Chiara Codecà, lo scrittore Bjorn Larsson, autore di La vera storia del pirata Long John Silver, l’esperta di letteratura per ragazzi e coordinatrice di gruppi di lettura Simonetta Bitasi e quasi un centinaio di adolescenti, appassionati lettori, provenienti da varie parti d’Italia. Oggetto del dibattito: la fan fiction.

Da sinistra, Simonetta Bitasi, Chiara Codecà e Bjorn Larsson

Da sinistra: Simonetta Bitasi, Chiara Codecà e Bjorn Larsson

Che un festival importante come quello di Mantova abbia dato spazio ad un tale argomento di discussione è già di per sé un segnale di come il fenomeno si stia trasformando da realtà di nicchia in genere letterario di primo piano.

Per chi non lo sapesse, per fan fiction si intende una storia originale scritta da uno o più fan che prendono spunto da personaggi e trame del proprio libro, film, fumetto o serie tv prediletto.

Difficile scovare dati esaustivi sulla diffusione on line di fan fiction in inglese e in altre lingue, ma basta dare un’occhiata al sito Archive of Our Own, accreditato come uno dei più aggiornati, per farsi un’idea della quantità di materiale a disposizione di potenziali lettori. Si va dai seguiti apocrifi di saghe e romanzi famosi all’invenzione di episodi collaterali, fino alla creazione di veri e propri universi alternativi alle storie originali, che coinvolgono sia protagonisti che personaggi secondari, in un ribaltamento e rimescolamento di ruoli.

Se per alcuni versi l’abitudine di omaggiare o parodiare libri popolari trasferendole in altri tipi di narrazioni esiste da moltissimo tempo, è con l’avvento di internet e la facilità di auto pubblicarsi in rete che il fenomeno ha assunto una dimensione smisurata, arrivando a coinvolgere frotte di adolescenti (ma non solo) nella riscrittura degli universi narrativi a loro più cari, a cominciare da quello di Harry Potter fino a Twilight.

I ragazzi presenti a Mantova, che dichiarano di leggere, scrivere e tradurre fan fiction seduti davanti allo schermo del proprio computer, desiderosi di contribuire all’attività della propria comunità di riferimento (il fandom), trasmettono la chiara sensazione che la finzione rappresenti per i più giovani un’enorme opportunità di condivisione di ciò che gli sta a cuore.

Stando alle testimonianze personali, scrivere o leggere fan fiction è l’occasione per veder affrontati senza censura temi che solitamente autori ed editori evitano di toccare, a cominciare dalle tante sfumature (non “di grigio”…) della sessualità nell’adolescenza. Dunque, la fan fiction gode di un grande coinvolgimento emotivo e svolge una funzione quasi terapeutica, chiosa la giornalista Chiara Codecà.

La vera storia del pirata Long John SilverDiverso l’atteggiamento degli autori professionisti, a cominciare da quelli che minacciano azioni legali contro i fan come George R. Martin, creatore della popolare saga fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco, fino a Bjorn Larsson, presente in sala con i ragazzi. Sebbene il suo romanzo più celebre, La vera storia del pirata Long John Silver, sia parente stretto della fan fiction in quando opera derivata da L’isola del tesoro di Stevenson, lo scrittore prende decisamente le distanze dal movimento dei dilettanti che si improvvisano scrittori per amore di un certo personaggio, rimarcando la paternità dell’idea e il diritto d’autore come inviolabili, oltre ad insistere sulla qualità della scrittura di professione contrapposta a quella di getto.

Un certo mercato editoriale, quello votato all’inseguimento delle mode del momento, come il filone young adult, sembra però dare ragione non tanto agli autori affermati quanto a quegli esordienti, spesso giovanissimi, che attraverso l’auto pubblicazione di fan fiction si aspettano di catturare un vasto pubblico (grazie al fascino di personaggi già popolari) e accaparrarsi un contratto editoriale (tanto basta cambiare qualche nome e il copyright non è più un problema…).

After_Sperling & KupferOrmai i romanzi di successo o i cosiddetti “casi editoriali” derivati da fan fiction sono numerosi: se il più recente è la serie “new adult” After di Anna Todd, nato come romance con protagonisti i membri della boy band One Direction (persone reali che, in qualità di idoli, vengono trattati come personaggi di finzione), ormai non si contano i derivati di Twilight, oltre al famigerato 50 sfumature di grigio, mentre Harry Potter può vantare una fan fiction a sua volta divenuta una saga urban fantasy di successo, ossia Shadowhunters di Cassandra Clare.

Insomma, costruito a tavolino o nel migliore dei casi frutto del talento di chi l’ha scritta, il successo della fan fiction fuori e dentro la rete è una realtà con la quale chi si interessa di cosa leggono i ragazzi deve confrontarsi, ancor meglio se senza pregiudizi.

Da questo punto di vista, ho trovato interessante l’articolo Perché la fanfiction è il futuro della letteratura, e perché dovremmo esserne lieti di Luca Rubinato. Fra le tante riflessioni interessanti (fra le righe si parla anche dell’autorità dei blogger confrontata con quella dei giornalisti…), mi sento di condividerne due in particolare, la prima delle quali è ancora più calzante quando si parla di ragazzi lettori e non lettori generici:

Non si tratta di buttare a mare la convinzione che servano talento e ispirazione per poter scrivere un romanzo, quanto di rifiutare l’idea che qualcuno abbia il diritto di decidere cosa sia arte – o professionalità – e cosa no. L’idea alla base della fan fiction è che i lettori sono perfettamente in grado di svolgere questo compito da soli.

Gli adolescenti sono fra i lettori che meglio incarnano l’idea di rifiutare ciò che viene proposto dalle autorità in materia (critici, insegnanti , bibliotecari) e decidere da soli che cosa valga la pena di leggere e che cosa no. Difficilissimo consigliarli, più efficace il tentativo di affascinarli con libri, fumetti o film che ci abbiano a nostra volta realmente affascinato.

Purtroppo non viviamo in una realtà utopica, in cui la facoltà di scelta dei giovani lettori non venga per nulla influenzata da strategie sia narrative che comunicative, ma determinata solamente dal senso estetico o da un’affinità elettiva con testi e autori. Quindi incoraggiare la diffusione di contenuti culturali dal basso deve andare di pari passo con l’investimento nella formazione dei lettori (e nella formazione di chi forma i giovani), per fornire loro gli strumenti per distinguere la buona narrativa, i buoni audiovisivi, il fumetto di qualità, anche quando autoprodotti, dal resto.

La seconda affermazione che mi sento di condividere in merito alla natura non originale, ma non per questo meno pregevole, della fan fiction è una citazione dall’articolo summenzionato, dovuta allo scrittore statunitense Cary Doctorow, autore del romanzo distopico X, edito da Multiplayer edizioni (in originale Little Brother, chiaro omaggio a 1984 di Orwell):

Non c’è alcun fallimento nel fatto di interiorizzare le storie che amiamo, nel riadattarle perché si sposino meglio con la nostra mentre. La storia di Pigmalione non è cominciata con Shaw, o con i Greci, e non è finita con My Fair Lady. La storia di Pigmalione ha almeno qualche migliaio di anni – pensate a Mosè creduto il figlio del faraone – ed è stata rivisitata in migliaia di storie della buona notte, racconti, partite di D&D, film, storie di fanfiction, canzoni e leggende.

Chiunque racconti nuovamente quella storia fa a un tempo qualcosa di originale – non ci sono due racconti uguali – e di derivativo, perché non esistono le idee originali. Le idee sono facili, l’esecuzione è difficile.

Ancora una volta un invito a lettori adulti e ragazzi: è gratificante fare nostri i racconti che amiamo ma nell’arte la cosa importante è il linguaggio con cui ogni storia viene raccontata.

Non possiamo però negare o negarci il piacere di un’esperienza di lettura o di ascolto di qualcosa che già conosciamo e del quale sappiamo anticipare le svolte e gli sviluppi, divenendo parte attiva nella costruzione del suo senso. Capita ai bambini con la lettura ad alta voce delle fiabe preferite, a molti con l’ascolto della musica, perché non dovrebbe capitare anche ai lettori più assidui, di fronte ad un meccanismo narrativo che funziona o ad un personaggio che amano e che sono felici di ritrovare?

A tutti coloro che amano le buone rivisitazioni, lettori adulti o ragazzi da 14 anni in su, offro allora tre consigli di lettura – che su questo blog non devono mai mancare… ma per leggerli, dovrete aspettare mercoledì!


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