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Adriano Leite Ribeiro (by Superflaz)

Creato il 13 agosto 2013 da Simo785

Adriano Leite Ribeiro (by Superflaz) 

Dall’archivio del Bar Frankie, pubblicazione originale del Ottobre 2012.

Adriano Leite Ribeiro, per tutti semplicemente Adriano, nasce a Rio de Janeiro il 17 febbraio 1982, in una famiglia non propriamente agiata. Da piccolo il suo sogno, come del resto quello di tutti i bambini brasiliani che vivono nelle favelas, è quello di diventare un calciatore, un fuoriclasse. Cresce nelle giovanili del Flamengo, squadra con la quale nel 2000 esordisce in prima squadra ed in prima divisione, il suo sogno si sta realizzando. Si fa notare in poche partite e su di lui mettono gli occhi gli uomini di mercato di Massimo Moratti e dell’Internazionale di Milano. Nel 2001 nell’ambito dell’affare Vampeta (sentirete parlare di lui in questa sezione del Bar Frankie) Adriano passa sotto la Madunina, sulla sponda nerazzurra. Il suo è un esordio che non si dimentica, già, perché entra al minuto 88 nell’amichevole contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu sul risultato di 1-1 e su punizione spara alle spalle di Iker Casillas una bordata a più di 120kmh che regala all’Inter una prestigiosa vittoria. Il suo goal fa il giro del mondo ed il giorno dopo il ragazzo è già sulla bocca di tutti. Durante la stagione, però, Adriano non trova spazio, l’unica sua apparizione degna di nota è quella contro il Venezia che lo vede segnare il goal vittoria al 94° e così a dicembre l’Inter lo gira in prestito alla Fiorentina per farsi le ossa. Chiude la stagione giocando discretamente, senza però riuscire ad evitare la retrocessione della squadra viola. La stagione successiva l’Inter decide di cederlo in comproprietà al Parma. Nella città ducale Adriano in coppia con Adrian Mutu, altro talento scoperto dalla società di via Durini, inizia a sbocciare, con ottime giocate e goals importanti, purtroppo però la seconda stagione con la maglia gialloblu lo vede infortunarsi nel momento in cui guida la classifica marcatori ed è costretto a saltare tutto il girone di andata. A gennaio, causa il crack Parmalat, il Parma deve cedere e l’Inter si ricompra la metà del cartellino per la bellezza di 15 mln di €. Trova subito spazio nei titolari e contribuisce alla qualificazione alla Champions League con le sue reti. La stagione successiva Adriano parte col botto, risultando decisivo nei preliminari di Champions contro il Basilea, segna 25 goals stagionali e regala con una doppietta nella partita di andata la Coppa Italia all’Inter. Le sue prestazioni gli valgono il soprannome di “Imperatore”.  Il ragazzo sta per realizzare il suo sogno, la nomea di fuoriclasse gli viene accostata il giorno in cui a San Siro contro l’Udinese, il brasiliano prende palla dopo un calcio d’angolo nei pressi della sua area e con un coast to coast, saltando l’intera difesa in recupero, trafigge il portiere friulano, meritandosi una standing ovation alla “scala del calcio”, roba da pelle d’oca. Nel 2005/2006 qualcosa però si rompe, la mancanza del padre, morto qualche mese prima, si fa sentire, il ragazzo è depresso e voci di corridoio dicono che si sia dato all’alcool. Inizia la stagione al massimo, segnando una doppietta nel derby con goal al 91° ed una tripletta contro il Treviso ad inizio campionato, poi si ferma e perde la via del goal. Quello che tutti pensavano fosse un “Campione”, e lo era davvero, si trasforma presto in un colossale “Bidone”. Adriano entra in un tunnel senza uscita. Passa mesi senza segnare e giocando partite orribili. Quel giocatore che una volta diventava verde e terrorizzava tutti quanti, ora non c’è più. La società gli concede ad ottobre, nel bel mezzo del girone d’andata, un periodo di riposo psicofisico facendolo tornare in Brasile. Al suo rientro l’Imperatore si ritrova a scaldare la panchina. Nella stagione successiva è ancora in crisi, il suo mister, Roberto Mancini, gli offre di andare in prestito per trovare serenità, ma lui rifiuta, ed alla fine si ritrova addirittura fuori dalla liste Champions. Nel mese di novembre la società nerazzurra insieme al suo procuratore decidono di mandarlo nuovamente in Brasile in una clinica specialistica per il suo recupero psicofisico. A gennaio viene ufficializzato il prestito al Sao Paulo, dove il giocatore ritrova la via del goal e del bel gioco. Le sua prestazioni inducono l’Inter a dargli una nuova chance. L’allenatore nel frattempo è cambiato e sulla panchina neroazzura siede il motivatore Josè Mourinho. Chi meglio di lui potrebbe far tornare Adriano ai fasti di un tempo? Purtroppo nemmeno il Vate di Setùbal riesce nel miracolo. Il ragazzo è sempre più allo sbando, locali notturni, alcool, risse, gossip, ritardi agli allenamenti, liti con il mister, esclusioni dalle convocazioni. A nulla servono un paio di goals in Champions League ed il famosissimo goal di mano nel derby contro il Milan. Ad aprile dopo una convocazione in nazionale, il giocatore non torna col resto del gruppo, è la rottura definitiva. Adriano comunica di aver perso la felicità di giocare, la morte del padre è un macigno ancora troppo pesante da levarsi dal petto, il giocatore non ce la fa. Nell’aprile 2009, dopo otto anni, lascia l’Inter con 177 gare e 74 goals. Fa ritorno in Brasile a casa di sua mamma, ritorna a giocare a calcio nel “suo” Flamengo. Il resto è storia recente. Nel 2010 fa ritorno in Italia alla Roma, gioca la miseria di 5 partite, passa più tempo nei locali notturni a bere ed i giallorossi lo rispediscono indietro. Va a giocare nel Corinthians dove alterna grandi partite a pessime giornate, litiga sempre col mister, e finisce anche lì con la rescissione del contratto. Entra in clinica, ingrassa, beve, si perdono le sue tracce…. Ora a soli 30 anni ha firmato un contratto a prestazione di nuovo con il Flamengo, a soli 30 anni ragazzi, altri giocatori sono nel pieno della maturità, lui contratto a prestazione! Chissà se non si fosse perso dove sarebbe ora Adriano, quanto varrebbe? La storia di un Campione, per i casi della vita, diventato Bidone.


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