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Africa / L'Onu chiede espressamente di combattere il crimine organizzato

Creato il 29 febbraio 2012 da Marianna06

 

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Realizzare un clima di pace in Africa e combattere il crimine organizzato sono la medesima cosa.

Lo ha detto a chiare lettere, alcune ore fa, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in un discorso ufficiale al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York.

Il richiamo al crimine organizzato riguarda in prima battuta la pirateria lungo le coste dell’oceano Indiano , che ha creato e continua a creare non pochi incidenti diplomatici e inconvenienti a livello internazionale.

Il traffico di droga poi- dice sempre Ban Ki-moon - non è secondo a nessuno e pare che abbia trovato in Africa,specie in quella occidentale, da parecchio tempo a questa parte una enclave di grande comodo, grazie alla scarsa sorveglianza negli aeroporti e naturalmente alla corruzione dilagante,dovuta ovviamente  alla povertà che rende avidi di guadagni anche illeciti.

Ma, sempre il traffico di droga, è presente anche tra uno Stato e l’altro,  cioè a livello transfrontaliero, trattandosi  in Africa quasi sempre di frontiere  molto“morbide” e , soprattutto, senza sorveglianza.

Qui la gravità del fatto e l’allarme conseguente è che la gioventù africana, grazie alla droga sempre più a portata di mano  e ai guadagni facili, rischia di rovinarsi, per sempre, irrimediabilmente.

Ancora, inoltre, e molto più grave, sempre alle frontiere è il traffico di esseri umani.

Traffico condito per altro, prima di realizzare i “buoni” affari su commissione, da violenze e stupri nei confronti di donne e bambini.

Come  se niente fosse.

Qualcosa come sta accadendo, per esempio, alla frontiera tra Angola e Repubblica Democratica del Congo.

Qui abbiamo, infatti e da parecchi mesi, l’esodo forzoso di lavoratori congolesi che devono lasciare l’Angola insieme alle loro famiglie .E , viceversa, lavoratori angolani, in prevalenza minatori, residenti nella regione del Katanga, che dovranno lasciare a loro volta il Congo, non appena sarà cessato il periodo delle grandi piogge. Presumibilmente in aprile.

Nel corso di queste lunghe marce per passare la frontiera, indifferentemente da una parte e dall’altra, accade di tutto e di più.

Anche se naturalmente le autorità locali negano assolutissimamente di essere state informate su quanto è accaduto e accade.

Se ci mettiamo a coronamento il traffico d’armi, compiacenti alcune nazioni europee (Serbia,Montenegro,Bosnia ma non solo) ed asiatiche ( Cina, Corea del Nord, etc.), il quadro fosco è completo.

Ecco dunque l’urgenza di una cooperazione seria all’interno del continente africano, cui i diversi Stati vengono richiamati, e l’appoggio all’Africa da parte di tutta la comunità internazionale.

Insomma diviene, a parere del segretario generale dell’ONU, fondamentale e imprescindibile la condivisione d’informazioni per fare prevenzione. Ossia una collaborazione allargata e fattiva.

Ieri abbiamo parlato dell’accordo transfrontaliero  tra Rwanda e Uganda esattamente con questo genere di obiettivi.

Oggi veniamo a conoscenza che il Tanzania si sta muovendo alla stessa maniera per una cooperazione strategica riguardante  rigorosi controlli alle frontiere.

Ed ha chiamato al tavolo degli accordi, in sostegno, il Messico che, come Paese del Centro America, ha una vasta esperienza nel settore.

La collaborazione del Tanzania con il Messico, più avanti, dovrebbe riguardare anche, sembrerebbe, il settore degli armamenti e le tecnologie di difesa.

In conclusione l’appello di Ban Ki-moon agli Stati Africani, nel rispetto il più assoluto dei diritti umani, sotto qualunque cielo, vuole rafforzare, se è possibile, il mantenimento della pace, mettendo in accordo  le forze di polizia locali, i Caschi blu dell’ONU e le agenzie presenti sul territorio incaricate di fare rispettare le leggi vigenti.

Riusciranno le parole a cambiare le cose?

Probabilmente certo che no.

Ma, almeno, in alcuni Stati, i più virtuosi, c’è dimostrazione di buona volontà.

E qualcosa pare che si stia muovendo.

Per il Rwanda resta tuttavia aperto il discorso delle incarcerazioni di alcuni oppositori della presidenza Kagame, i quali sono in attesa di giudizio, perché accusati di avere remato contro l’operato dell’attuale governo, ordendo addirittura congiure e attentati volti a destabilizzare il Paese.

E in merito a questo,proprio per fugare ombre di assenza di spirito democratico, si spera che presto, molto presto, venga fatta chiarezza sulle reali responsabilità.

 

   A cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

  


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