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Africa sub-sahariana: 4 grandi sfide che ci interessano da vicino

Creato il 15 settembre 2015 da Valtercirillo

Africa sub-sahariana: 4 grandi sfide che ci interessano da vicino

Nella sua partecipazione al programma Otto e Mezzo condotto da Lilli Gruber, ieri sera il premier Matteo Renzi ha accennato con convinzione alla necessità di impostare politiche nazionali ed europee per favorire la cooperazione e lo sviluppo nel Mediterraneo e in Africa. In particolare ha sottolineato la necessità di creare condizioni di sviluppo in Africa sub-sahariana ( qui la trasmissione: si veda per esempio il minuto 19,50).

In effetti si tratta di un argomento piuttosto insolito per un politico italiano.
È però vero che l'Africa è il luogo d'origine di molte delle crisi geopolitiche e sociali che finiscono a galleggiare nel Mediterraneo. Così come è vero che il grande continente ha le potenzialità per contribuire tanto a migliorare la situazione internazionale del prossimo futuro, quanto a renderla più critica. E di molto.

Tutto dipende da che piega prenderanno quattro grandi sfide che i Paesi Africani devono affrontare - nel complesso e singolarmente - per sopravvivere nel gioco della globalizzazione.
Sfide relative a demografia, economia, ambiente e democrazia

L'Africa è in forte crescita demografica. La popolazione è aumentata dai 270 milioni del 1960 a 440 milioni nel 1980 a quasi 1,2 miliardi nel 2014. Tutte le stime prevedono una leggera flessione della percentuale di crescita nei prossimi decenni, concordando però sul fatto che gli africani saranno circa 2,5 miliardi entro il 2050.
La metà della popolazione ha oggi meno di 18 anni: in effetti è nato in Africa il 25% di tutti i bambini del mondo con età inferiore ai 5 anni, e si stima che la percentuale salga al 40% entro il 2050.

In questo contesto la disponibilità di energia ha aspetti drammatici, sia perché i consumi sono molto ridotti anche rispetto alle altre aree del mondo in via di sviluppo, sia perché i miglioramenti (che pure esistono) non riescono a star dietro alla crescita demografica. Il risultato è che continua ad aumentare il numero di quanti non hanno alcun accesso a forme moderne di energia, a cominciare da quella elettrica.

Questo aspetto (trattato più diffusamente in questo post del 9 giugno) è fondamentale per la modernizzazione dell'Africa, perché è davvero impossibile pensare a qualsivoglia forma di sviluppo senza una adeguata disponibilità di energia in generale e di energia elettrica in particolare.

Contrariamente a quanto si può immaginare, da circa un ventennio la situazione economica dell'Africa è in netto miglioramento. Anche nei Paesi più poveri dell'Africa sub-sahariana, termine che indica tutto il continente ad eccezione solo del Sudafrica a sud e dei Paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo a nord: 48 stati dove vivono poco meno di 950 milioni di persone.
In quest'area il prodotto interno lordo è mediamente cresciuto del 4,5% l'anno nel periodo 1995-2014.
Si tratta di un tasso di crescita da sogno per i Paesi industrializzati, superato solo dalla Cina e da un altro paio di Paesi: secondo le statistiche del Fondo monetario internazionale (Fmi) sono africane 7 delle 10 economie a più rapida crescita del mondo.

Il problema, con le statistiche, è che tutto dipende dai numeri di partenza: una cifra vicino a zero anche se aumenta del 200% sempre vicino a zero resta! Per questo motivo alcune economie africane crescono a tassi da primi della classe, ma restano agli ultimi posti delle classifiche mondiali.

Inoltre, le occasioni di crescita sono distribuite in modo molto irregolare. L'Fmi rileva che gli investimenti diretti esteri (FDI, Foreign Direct Investment) sono aumentati di quasi 10 volte dal 1995 al 2013: da 5,9 a 57 miliardi di dollari. Di nuovo, si tratta del maggiore tasso di crescita al mondo, superiore anche a quello del sud-est asiatico, ma in valore assoluto rappresenta oggi (2013) solo il 4% degli FDI mondiali. Inoltre sono investimenti concentrati soprattutto nel Sudafrica, nell'Africa del nord e in pochissimi altri Paesi.

Il risultato è che la povertà è statisticamente molto diminuita, ma il 50% degli abitanti l'Africa sub-sahariana, cioè oltre 450 milioni di persone, vivono ancora con poco più di 1 dollaro al giorno.
Considerando che il reddito medio pro-capite in Europa è di circa 65 euro/giorno (47 euro in Italia) si capisce come i nostri Paesi costituiscano un miraggio irresistibile per milioni di africani.

Africa sub-sahariana e cambiamenti climatici

L'Africa ha un gran numero di problemi ambientali, di tipo diverso e di grande portata, come nel caso dell'espansione delle zone aride nel centro-nord e nelle regioni australi. Problemi immensi che ormai sono quasi diventati routine.
Quando si parla di problemi ambientali, l'attenzione è oggi concentrata soprattutto sulla sfida climatica. Peraltro con qualche ragione, visto che il continente è probabilmente quello più sensibile ai cambiamenti del clima. I quali hanno impatti diretti su aspetti suscettibili di creare in poco tempo decine di milioni di profughi ambientali.
Queste le maggiori conseguenze del global warming:

Minori precipitazioni e aumento della siccità nell'area circostante il Sahara, soprattutto nella parte meridionale (Sahel), dove le conseguenze sono particolarmente drammatiche in termini di sicurezza alimentare e di disponibilità di acqua potabile.

Maggiori precipitazioni in tutta l'area centrale, con vaste inondazioni di inusitata frequenza e intensità. Precipitazioni eccezionali si sono avute quasi ogni anno nell'ultimo decennio. Anche nelle scorse settimane piogge torrenziali hanno colpito tutta l'Africa centrale: dal Sudan alla Guinea, passando per Ciad, Camerun, Burkina Faso e Nigeria. E si è trattato di piogge davvero eccezionali se, come hanno riferito alcuni media, sono state registrate precipitazioni di 800 mm in 24 ore: una quantità di pioggia pari a quella che cade a Roma in un intero anno.

Diffusione di malattie. Questo aspetto è grave per le malattie parassitarie (in particolare per la malaria), poiché l'aumento della temperature fa salire la quota di diffusione degli animali portatori. Ma anche le malattie infettive (per primo il colera) sono ugualmente avvantaggiate dall'aumento delle temperature.

Senza entrare nel merito di singoli aspetti politici, è ben noto che per favorire gli investimenti e lo sviluppo economico è indispensabile una certa stabilità politica e sociale, basata su un quadro istituzionale e giuridico strutturato per promuovere lo sviluppo culturale e l'iniziativa individuale.

In questo senso l'Africa ha ancora parecchio cammino da fare, con molti Paesi per i quali l'elevato numero di profughi è una logica conseguenza di guerre civili, ridotta sicurezza sociale e mancanza di prospettive migliori: è il caso di Somalia, Repubblica Centro-africana, Eritrea, Chad, Guinea-Bissau, Congo, Zimbabwe e altri.
Tuttavia non mancano nemmeno gli esempi di progressi accelerati che si stanno diffondendo, come è il caso di Botswana, Ghana, Rwanda, Senegal e Tanzania.

Africa sub-sahariana: 4 grandi sfide che ci interessano da vicino
Un autorevole strumento per valutare la qualità della governance in Africa è l'indice IIAG ( Ibrahim Index of African Governance). L'indice analizza la performance dei singoli Paesi e quella media in generale - valutandoli con punteggi da 1 a 100 - sulla base di quattro criteri di analisi: 1) sicurezza e quadro giuridico, 2) democrazia e diritti umani, 3) sviluppo economico sostenibile, 4) sviluppo umano.

Gli ultimi risultati pubblicati (ottobre 2014) mostrano che, come media generale, c'è stato un discreto progresso per tutti i quattro fattori nel periodo 2009-2014. Il che non autorizza necessariamente ad essere ottimisti, perché per alcuni Paesi il peggioramento è stato molto evidente. Ma soprattutto il positivo risultato generale è stato inferiore a quello realizzato nel periodo 2003-2008, in particolare per gli indicatori "sviluppo economico sostenibile" e "sicurezza e quadro giuridico", che sembrano essere stati pesantemente influenzati dalla crisi economica.

Nella logica della globalizzazione dunque - considerando la strutturale debolezza economica dell'Africa - è proprio il sostegno che l'Europa vorrà e saprà dare al progresso democratico, politico e sociale dei Paesi africani la chiave di volta per garantire che la soluzione di ogni problema non sia cercata ancora solo nelle guerre civili e nell'emigrazione.

[ Valter Cirillo]

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