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AFRICOM, imperialismo, petrolio, geopolitica e “Kony2012″

Creato il 30 marzo 2012 da Eurasia @eurasiarivista
:::: F. William Engdahl :::: 30 marzo, 2012 :::: Email This Post   Print This Post AFRICOM, imperialismo, petrolio, geopolitica e “Kony2012″

Mentre pochi criticherebbero l’incarcerazione del criminale di guerra ugandese Joseph Kony, i motivi della campagna video virale lanciata da una ONG dal nome angelico, sono meno chiari. Invisible Children ha offuscato il confine tra carità e politica, sostenendo un’azione militare diretta. Ciò che è chiaro, secondo Engdahl, è che “Kony2012″ è propaganda manipolatrice utilizzata per far avanzare la presenza militare di AFRICOM nella regione mineraria più ricca del mondo, prima che la Cina e altri paesi stabiliscano la loro presenza.

 
 

Secondo il suo sito web, l’ONG statunitense Invisible Children ora afferma che il suo video “Kony2012″ ha avuto oltre 80 milioni di spettatori sin dalla sua pubblicazione su YouTube, poche settimane prima. Per chi ha la pazienza di visionare l’intero video, resta discutibile la cifra di 80 milioni di telespettatori. Ottanta milioni non ha alcun precedente nella storia di YouTube.

Il video presenta personaggi di spicco di Hollywood, come Angelina Jolie, George Clooney, Lady GaGa, Bill Gates, Bill Clinton, Sean “Puff Daddy” Combs e altri notabili. Si tratta di una melensa storia sentimentale diretta da Jason Russell, 33 anni, regista statunitense, ora ricoverato in ospedale per aver subito, a quanto pare, un bizzarro trauma mentale per le strade di San Diego. [1] Il video su YouTube mostra un giovane ugandese, Jacob Acaye, con cui Russell afferma aver fatto amicizia una decina di anni prima, dopo che Acaye, un killer undicenne, era sfuggito dall’arruolamento nel Lord Resistance Army (LRA) di Joseph Kony. Il film ritrae Kony come la peggiore bestia e terrorista del mondo, difatti un Usama bin Ladin in Africa. [2]

L’ONG Invisible Children è di per sé opaca. Avrebbe rastrellato milioni dalla vendita di cose come spillette, T-shirt, bracciali e manifesti al prezzo di 30 – 250 dollari, ma si piazza in basso per quanto riguarda la trasparenza rispetto ai donatori. Il gruppo, che impiega circa 100 persone, prevede di raccogliere milioni di dollari dal video “Kony2012″, ma finora si rifiuta di dire quanto è stato donato e come si spendono i soldi.

I fondatori del gruppo, che sostengono l’intervento militare diretto degli Stati Uniti contro il LRA, era stato precedentemente criticato per aver posato armati a fianco di membri dell’esercito di liberazione del popolo sudanese (SPLA) nel 2008, un’organizzazione ampiamente accusata di stupro e saccheggio. Il gruppo ha rilasciato una dichiarazione, in risposta: “Abbiamo pensato che sarebbe stato divertente portare ai nostri amici e familiari una foto scherzosa. Sapete, ah, ah! hanno dei bazooka, ma stanno in realtà combattendo per la pace’ [3] Ah, ah!…”

Secondo il Guardian di Londra, i “conti di Invisible Children mostrano un’operazione ricca, che ha più che triplicato il suo reddito del 2011″ a quasi 9 milioni di dollari, principalmente grazie a donazioni personali. Di questi, quasi il 25% è stato speso per viaggi e produzione video. La maggior parte del denaro raccolto è stato speso negli Stati Uniti, non per i “bambini invisibili” dell’Africa, o anche quelli visibili. Secondo le informazioni ottenute dal Guardian, “i resoconti mostrano che 1,7 milioni di dollari sono finiti negli stipendi dei dipendenti negli Stati Uniti, 850 mila dollari nei costi di produzione cinematografica, 244 mila dollari in ‘servizi professionali’ – si pensa ai lobbisti di Washington – e 1,07 milioni dollari nelle spese di viaggio. Quasi 400 mila dollari sono stati spesi per l’affitto degli uffici a San Diego.” Charity Navigator, un ente di valutazione degli enti di beneficenza degli Stati Uniti, ha dato all’organizzazione solo due stelle per la “responsabilità e trasparenza”. [4] L’USAID, l’agenzia del Dipartimento di Stato che coordina i suoi interventi all’estero con il Pentagono e la CIA, dichiara apertamente sul suo sito web che ha finanziato Invisible Children Inc. in passato. [5]

Joseph Kony

La cosa bizzarra di “Kony2012″ è che Joseph Kony è fuggito o è stato ucciso in Uganda più di sei anni fa. Si sostiene sia fuggito nelle terre selvagge del Congo o dell’Africa centrale, quindi è un eco perfetto dell’inafferrabile Usama bin Ladin, cosa che giustifica l’azione militare degli Stati Uniti nei ricchi territori dell’Africa centrale, dall’Uganda alla Repubblica Democratica del Congo, al Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Uganda e oltre. [6] Come Joseph Kony, Usama bin Ladin era stato attendibilmente indicato morto in Afghanistan prima del suo assassinio inscenato dai Navy Seals un anno fa. Ma la sua leggenda è stata mantenuta viva per giustificare l’allargamento della guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo, come ora con la leggenda di Joseph Kony, propagata da Invisible Children Inc. di San Diego. La questione non è se Kony abbia commesso atrocità, cosa fuori discussione. La questione è se “Kony2012″ viene falsamente promosso per giustificare l’intervento militare degli Stati Uniti laddove sono indesiderati da tutti.

Un attivista dei diritti umani statunitensi in Uganda, in una recente intervista aveva dichiarato: “la campagna di Invisible Children è … una scusa che il governo statunitense adotta volentieri al fine di aiutare a giustificare l’espansione della sua presenza militare in Africa centrale. Invisible Children è un ‘utile idiota’ utilizzato da coloro che nel governo degli Stati Uniti cercano di militarizzare l’Africa, inviando sempre più armi e aiuti militari, e rafforzando il potere degli stati alleati degli Stati Uniti. La caccia a Joseph Kony è la scusa perfetta per questa strategia – come spesso fa il governo degli Stati Uniti trovando milioni di giovani statunitensi che implorano l’intervento militare in un luogo ricco di petrolio e altre risorse.” [7]

Il video “Kony2012″ sarebbe accreditato al Congresso degli Stati Uniti per dare impulso alla richiesta d’inviare le forze militari statunitensi non solo in Uganda, ma nell’intera regione dell’Africa centrale, dove l’inafferrabile Kony e il suo esercito di soldati-bambini presumibilmente terrorizzano il territorio. Il democratico del Massachusetts Jim McGovern e il repubblicano Ed Royce hanno appena presentato una risoluzione al Congresso chiedendo ad AFRICOM del Pentagono (Africa Command) di procedere “aumentando il numero di forze regionali in Africa, per proteggere i civili e imporre restrizioni su individui o governi che sosterrebbero Kony”. [8] L’anno prima della messa in onda virale su YouTube di “Kony2012”, McGovern e Royce avevano anche sponsorizzato “The Lord’s Resistance Army Disarmament and Northern Uganda Recovery Act”. L’attenzione mediatica su YouTube facilita la loro proposta d’intervento militare. Dopo tutto, è “umanitario”, non si tratta di bambini, vero?

Anche il politically correct Washington Post si è spinto a scrivere criticamente, “La campagna virale per catturare Kony della ONG Invisible Children, è in gran parte un fenomeno statunitense. Gli ugandesi dicono che il LRA non è attivo da anni”. [9]

Già il presidente Obama ha inviato 100 truppe di elite delle forze speciali statunitensi in Africa Centrale, per operare come “consiglieri” nella caccia a Kony. Se tutto ciò ricorda il Vietnam dei primi anni ’60, non è un caso. Questo è il preludio dell’enorme militarizzazione da parte del Pentagono di tutta la regione dell’Africa centrale, dopo la distruzione dell’ordine in Libia da parte della NATO, e il caos inflitto all’Egitto e ad altri stati islamici interessati dalla “Primavera araba” del dipartimento di stato USA, meglio definibile in questi giorni come “incubo arabo”.

“Kony2012″ è stato prodotto da una ONG apparentemente ben finanziata guidata da Russell, chiamata Invisible Children Inc. di San Diego. Il video puzza di propaganda del dipartimento di stato USA, con i suoi languidi effetti video e le ripetute scene del ragazzino Russell per farlo apparire credibile. Rosebell Kagumire, una premiata giornalista ugandese ha risposto al clamore del video “Kony2012″ accusando Invisible Children Inc. di “utilizzare vecchi filmati per provocare l’isteria”. [10] Kagumire aggiunge: riguarda i dollari o la falsa convinzione che se gli statunitensi non lo sanno, non ne trarremmo nessuna soluzione a nostro vantaggio? … I colloqui di pace del Juba 2006-2008, che hanno restaurato la stabilità e avviato la fine dei rapimenti nel nord Uganda, non erano un’invenzione statunitense. E’ stata la società civile locale e attori come l’Iniziativa di pace dei leader religiosi di Acholi (ARLPI) che hanno spinto a una soluzione negoziata. Infatti, nel momento in cui gli USA sono stati coinvolti, abbiamo assistito all’”Operation Lightening Thunder”, un’operazione militare dagli effetti disastrosi, con l’LRA che eludeva gli attacchi aerei e si disperdeva nella RD del Congo e nella Repubblica Centrafricana, dove continuano a commettere atrocità per rappresaglia [11]

Tutto il trambusto su Joseph Kony sembra affiancare una grande campagna di AFRICOM e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, volta soprattutto a minare l’influenza cinese in Africa centrale – ora che hanno scacciato con successo le compagnie petrolifere cinesi dalla Libia, e ritagliato la nuova “repubblica” del Sud Sudan, che contiene la maggior parte del petrolio che alimenta l’economia della Cina. La scissione del Sud Sudan e del suo petrolio, per chi non ha seguito da vicino, era una conseguenza dell’invio delle forze speciali degli Stati Uniti e della NATO per “fermare il genocidio” in Darfur. George Clooney era la facciata per l’azione in Darfur.
Ci sono buone ragioni per l’interesse apparentemente improvviso del Pentagono e delle ONG politicizzate statunitensi, nel concentrarsi sull’azione in Africa centrale. Finché il mondo l’ha in gran parte ignorato, la politica di Washington lasciava che le istituzioni come il FMI sfiancassero i paesi come il Congo e consentissero alle imprese minerarie occidentali di estrarre il prezioso patrimonio minerale, al prezzo di un penny per ogni dollaro. Qualche anno fa, tutto ciò iniziò a cambiare quando la Cina rivolse la sua attenzione verso l’Africa, e soprattutto sulla sua Belt Great Rift.
 
 

AFRICOM, imperialismo, petrolio, geopolitica e “Kony2012″

 

La Great Rift Belt dell’Africa

La regione in questione, secondo i realizzatori di “Kony2012″, comprende non solo l’Uganda, dove negli ultimi anni è stato scoperto un giacimento petrolifero gigante, ma anche alcune delle terre più ricche di minerali del pianeta – tra cui la Repubblica Democratica del Congo, la Repubblica Centrafricana e la Repubblica del Sud Sudan sponsorizzata dagli USA. L’area si trova nella straordinaria congiuntura geografica denominata Belt o Great Rift Valley, che si estende dalla Siria a nord, verso sud attraverso il Sudan e l’Eritrea e il Mar Rosso, e in profondità verso il Sud Africa, attraverso Congo orientale, Uganda, Kenya, Etiopia, Somalia e Mozambico.

Questo sistema dell’East African Rift, come dicono i geologi, è “una delle meraviglie geologiche del mondo”, e anche in prospettiva, uno dei tesori più ricchi di minerali del sottosuolo, comprese le chiaramente vaste riserve non sfruttate di petrolio e gas. [12]

Sin da quando la compagnia petrolifera britannica Tullow Oil ha scoperto circa 2 miliardi di barili di petrolio in Uganda, nel 2009, l’importanza geopolitica di tutta la regione dell’Africa centrale ha improvvisamente subito un cambiamento. La CNOOC Ltd., il più grande esploratore di petrolio offshore della Cina, è in una joint venture con la Tullow Oil per sviluppare tre blocchi petroliferi del bacino del lago Alberto, in Uganda. [13]

Secondo i geologi, “l’East African Rift è sospettata di essere uno degli ultimi più grandi giacimenti di petrolio e gas naturale della terra.” In un recente articolo, Time ha osservato che “i test sismici negli ultimi 50 anni hanno dimostrato che i paesi lungo la costa dell’Africa orientale hanno gas naturale in abbondanza. I primi dati raccolti dai consulenti del settore, suggeriscono anche la presenza di enormi giacimenti petroliferi off-shore”. [14]

Questa regione dell’Africa centrale e orientale è considerata una delle più interessanti regioni inesplorate del mondo, per potenziale di idrocarburi, petrolio e gas. Nel 2010, la compagnia petrolifera del Texas, Anadarko Petroleum, scoprì un giacimento gigante di gas naturale al largo della costa del Mozambico. Si stima che la Somalia detenga forse 10 miliardi di barili di petrolio non sfruttati. [15] L’agitazione politica cronica e le tensioni sostenute da AFRICOM, – convenienti per le major petrolifere occidentali, che cercano assurdamente di mantenere elevati i prezzi del petrolio attraverso il controllo dell’offerta – impediscono lo sviluppo del petrolio. Mentre l’Africa del nord e occidentale hanno subito decine di migliaia di trivellazioni di pozzi petroliferi, nel corso degli ultimi decenni, l’Africa centrale e orientale, tra cui Darfur, Sud Sudan, Ciad e Repubblica Centrafricana, sono tutte terre incognite in termini di perforazione.

Tutte questi dati schiaffeggiano il discorso popolare del “picco del petrolio.” Lungi dall’esaurirsi le risorse petrolifere e gasifere della Terra, le compagnie petrolifere quasi ogni giorno scoprono in tutto il mondo, dal Mediterraneo orientale al largo del Brasile, dal Golfo del Messico alla Belt Great Rift dell’Africa centrale e orientale, nuove enormi potenzialità. Non stiamo, come l’economista Peter Odell ha notato una volta, esaurendo il petrolio: “ma scorrendo sul petrolio.”

Il petrolio è una delle industrie più altamente politicizzate del pianeta, e la segretezza del settore tra le quattro gigantesche aziende anglo-statunitensi, fa apparire la CIA e l’MI6 dei dilettanti. Dopo la pubblicazione nel 1956 da parte del geologo della Shell Oil King Hubbert, della sua tesi non dimostrata [16] che i giacimenti petroliferi si esauriscono seguendo una curve a campana di Gauss, Big Oil ha favorito il mito dell’incombente scarsità di petrolio. Serve uno scopo evidente per mantenere la loro presa sulle fonti dell’energia primaria dell’economia mondiale. I petrolio e il suo controllo sono un fondamento geopolitico del secolo americano, dal 1945.

La Cina altera il calcolo geopolitico africano

Finché l’Africa è stato il “continente dimenticato” in termini di esplorazioni indipendenti di petrolio e gas, la politica di Washington era di ignorarla. Come l’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki ha detto di recente, “liberati dall’obbligo di garantire la fedeltà dell’Africa indipendente nel contesto della sua lotta globale anti-sovietica, gli Stati Uniti hanno scoperto che l’Africa non aveva minore importanza in termini di interessi strategici globali”. [17]

Ma come Mbeki ha sottolineato, entro il 2007 tutto ha cominciato a cambiare quando la Cina ha iniziato a fare incursioni economiche e diplomatiche in tutta l’Africa: “C’è stata una crescente concorrenza internazionale per l’accesso al petrolio e alle altre risorse naturali dell’Africa, anche per la Cina. La Cina stava diventando un ‘concorrente temibile, sia per influenza che per i lucrosi contratti nel continente’”. [18]

Ma la visione di Washington della cosiddetta ‘globalizzazione’ del sistema economico mondiale, non consente che ci sia alcuno che non legga dal loro spartito musicale. Hillary Clinton l’ha detto abbastanza chiaramente: “Se avete delle persone che scelgono un percorso diverso, allora è necessario utilizzare tutti gli strumenti della vostra persuasione per cercare di convincerle che il percorso che intendete seguire è un bene anche per il loro interesse”. [19] George W. Bush lo ha detto più succintamente: “Siete con noi o siete contro di noi…”

La terza riunione ministeriale del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC), Pechino, 3 novembre 2006

Da quando la Cina ha ospitato più di 40 capi di Stato africani nel 2006, a Pechino, e la proseguì con le visite di Stato di più alto livello in tutta l’Africa – con le compagnie petrolifere e l’industria cinesi che firmavano accordi multi-miliardi con l’Africa “dimenticata” – Washington improvvisamente ha preso nota. Nel 2008, il presidente Bush ha autorizzato la creazione per la prima volta di un singolo comando del Pentagono, AFRICOM, per il continente africano. Come Daniel Volman, direttore del Progetto di ricerca sulla sicurezza africana di Washington, ha dichiarato: “una serie di sviluppi, in particolare l’importanza crescente del continente come fonte di approvvigionamenti energetici e di altre materie prime, ha radicalmente modificato il quadro. Essi hanno portato alla crescente partecipazione economica e militare di Cina, India e altre potenze industriali emergenti, in Africa e al riemergere della Russia come potenza economica e militare nel continente. In risposta, gli Stati Uniti hanno notevolmente aumentato la propria presenza militare in Africa e hanno creato un comando, il nuovo comando militare, AFRICOM o Africa Command, per proteggere ciò che hanno definito i propri “interessi strategici nazionali” in Africa. Questo ha innescato ciò che è conosciuto come il “nuovo assalto all’Africa” che sta trasformando l’architettura della sicurezza dell’Africa”. [20]

Dal 2012 la Cina è diventata il secondo più grande investitore straniero in Uganda, dopo la Gran Bretagna. E’ il principale investitore nelle risorse petrolifere del Sud Sudan. Nel luglio 2007, la compagnia petrolifera della Cina, CNOOC, ha firmato un accordo con il governo somalo per la ricerca di petrolio nella regione di Mudug, dove alcuni stimano che le riserve potrebbero ammontare da cinque a dieci miliardi di barili di petrolio. [21] Tra gli investimenti cinesi in questa parte d’Africa, vi è anche la joint venture che la CNOOC ha firmato con la Tullow Oil nel 2011, per i giacimenti ugandesi. [22]

Ciò che è chiaro, è che “Kony2012″ non è infatti un documentario, ma propaganda manipolatrice, che viene utilizzata per far avanzare la presenza militare di AFRICOM nella regione mineraria più ricca del mondo, prima che la Cina e forse l’India e la Russia, vi arrivino. In ciò rievocando le guerre coloniali per le risorse del 19° secolo, cui unica differenza è la presenza della propaganda a velocità di curvatura su Internet e YouTube.

FONTE:http://libya360.wordpress.com/2012/03/26/africom-imperialism-oil-geopolitics-and-kony2012/


NOTE:

[1] Agence France-Presse, “Kony 2012: Uganda PM launches online response,” 17 marzo 2012.
[2] Jason Russell, Kony 2012.
[3] Julian Borger, John Vidal e Rosebell Kagumire, “Child abductee featured in Kony 2012 defends film’s maker against criticism,” guardian.co.uk, 8 marzo 2012.
[4] Ibid.
[5] USAID, USAID/OTI Uganda Quarterly Report, Washington, DC, January – marzo 2009.
[6] Mike Tuttle, “Kony: Ugandan Says He’s Already Dead—Is Movement a Sham?”, 9 marzo 2012.
[7] Adam Branch, “Dangerous ignorance: The hysteria of Kony 2012”, Al-Jazeera, 12 marzo 2012.
[8] Stephanie Condon, “Joseph Kony resolution introduced in House”, CBSNews, 13 marzo 2012.
[9] Elizabeth Flock, “Forget Joseph Kony. What Ugandan children fear is the ‘nodding disease’,” Washington Post, 13 marzo 2012.
[10] Rosebell Kagumire, “More perspective on Kony2012”, 9 marzo 2012.
[11] Ibid.
[12] James Wood e Alex Guth, “East Africa’s Great Rift Valley: A Complex Rift System.”
[13] Bloomberg News, “CNOOC in `Final Discussions’ With Tullow on Ugandan Oil Block Exploration”, 8 luglio 2010.
[14] Christian DeHaemer, “Cutting the Dark Continent”, 3 settembre 2010.
[15] Ibid.
[16] M. King Hubbert, “Nuclear Energy and the Fossil Fuels” (File Format: PDF/Adobe Acrobat), presentato prima della riunione primaverile della Divisione Southern District diella produzione, American Petroleum Institute, San Antonio, Texas, 8 marzo 1956. Pubblicazione No. 95.Houston: Shell Development Company, Exploration and Production Research Division, 1956.
[17] Thabo Mbeki, “Is Africa there for the taking?”, New African, Londra, marzo 2012.
[18] Ibid.
[19] Ibid.
[20] Daniel Volman, “The Security Implications of Africa’s New Status in Global Geopolitics”, Washington DC.
[21] Barney Jopson, “Somalia oil deal for China”, Financial Times, Londra, 13 luglio 2007.
[22] Xinhua, “China ranks second in investment in Uganda”, 8 gennaio 2010.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com

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