Magazine Asia

Aggiornamenti di fine estate

Creato il 21 settembre 2014 da Automaticjoy
Scrivo dal Neko café, in una domenica mattina azzurra e tiepida. C’è un solo cliente per ora, ma oggi sarà probabilmente una giornata piena, considerato il viavai di turisti intorno al santuario di Fushimi Inari. L’estate è finita. Fa ancora abbastanza caldo durante il giorno, ma la sera e la mattina le temperature si sono abbassate, le cicale non ci sono più, e il canto dei grilli annuncia l’arrivo dell’autunno. Sto ricominciando a percepire i cambi di stagione attraverso gli stessi segni che notano i giapponesi.

fushimi inari taisha

Fushimi Inari Taisha, autunno 2013


Per più di un mese ho latitato dalla pagina Facebook, ho dimenticato di rispondere a mail e commenti, non ho letto nemmeno una volta i blog che seguo, non ho scritto nulla. Onestamente, mi è mancata del tutto la voglia. Però sono viva, ecco.
Venerdì è terminato il primo trimestre scolastico. Mi viene in mente ora che non vi ho raccontato nulla riguardo al ritorno sui banchi. Dopo il test di piazzamento sono stata messa nella classe più alta (evitando così di perdere tempo studiando di nuovo lezioni già affrontate l’anno scorso), anche grazie al fatto che gli insegnanti mi conoscono e hanno forse chiuso un occhio sugli errori dovuti a sei mesi di studio rilegato ai ritagli di tempo. Non è stato un trimestre particolarmente impegnativo. I miei voti sono sempre alti, grazie a una buona memoria e, credo, a un metodo di studio efficace. Mi pare di aver fatto progressi anche nel parlato, la cosa che mi ha sempre messa più in difficoltà, soprattutto dopo aver acquistato un po’ di sicurezza col lavoro part-time. Sono ancora lontana dal definirmi “fluent” o da qualcosa che assomigli a un traguardo, ma mi sto muovendo nella direzione giusta.

Aggiornamenti di fine estate

And the winner is...

Oggi vi vorrei raccontare, finché la cosa è ancora fresca, di una soddisfazione del tutto inaspettata. Durante la cerimonia di chiusura del trimestre scolastico si svolge una gara di oratoria al quale partecipano uno o più studenti di ogni classe, scelti dai propri compagni come rappresentanti. Ognuno legge un discorso su un tema assegnato dai professori, e poi gli insegnanti premiano i tre che considerano migliori. Non è la prima volta che mi tocca partecipare, sempre di malavoglia. Per me parlare in pubblico è una vera tortura, ammiro chi riesce a farlo in modo disinvolto e guardando in faccia gli astanti, io tengo tutto il tempo gli occhi sul foglio e pure così riesco a ingarbugliare le parole, perdo la capacità di leggere persino in italiano, figuriamoci in giapponese. Quindi, vincere il primo premio per me non era proprio una possibilità contemplata.
Il discorso di questa volta, però, era speciale. Non una serie di dati freddi e noiosi su qualche problema sociale di dubbio interesse, ma una riflessione sulla propria identità, in particolare su un incontro o una persona che l’abbia in qualche maniera definita. Pensarci è stato faticoso per il mio cuore. Alla fine ho scritto degli amici incontrati lo scorso anno a Kyoto, e più in generale della presenza di alcune persone nonostante la distanza fisica. Leggere quelle parole davanti a tanti sconosciuti per me è stato un modo di riconoscere loro la giusta importanza, e forse mi ha dato un po’ di coraggio. E chi lo sa, magari ho un po’ commosso i presenti con la voce che di tanto in tanto si spezzava tra un ricordo e l’altro. Senza false modestie, questo premio me lo sono meritata. Mi sono esposta raccontando la persona che ero (che in gran parte ancora sono), piena di insicurezze e circondata da barriere difficili da superare, e di come essere accettata e amata con tutti i miei difetti e le mie idiosincrasie mi abbia resa più forte. Non c’è dubbio che vivere lontani modifichi rapporti che prima erano fatti di quotidianità, ma la mia gratitudine per quelle persone è immutata.

Biwa hanabi

I fuochi artificiali sul lago Biwa, agosto 2014


A volte mi domando che immagine della mia vita passi ai lettori attraverso il blog. Se qualcuno dica tra sé e sé “Sì ok hai il lavoro con i gatti, e vai bene a scuola, e vinci pure i premi e oltretutto stai in Giappone, vabbè, basta, abbiamo capito che la tua vita è una figata”. La verità è che, per quanto qui non ne parli troppo apertamente, la mia vita è stata quest’anno (o meglio, dal momento in cui ho lasciato Kyoto alla fine dell’anno scorso) una terribile serie di batoste emotive, dovute in gran parte a decisioni ed errori miei. Mi sento molto sola, e sarebbe lo stesso se fossi in Italia. Questa estate è passata in fretta, e so che rimpiangerò di non essere andata in tanti posti, ma c’è una grande differenza tra l’andare in giro da sola per scelta, per godermi ogni tanto un po’ di tempo con me stessa, o perché non c’è nessuno con cui condividere le cose. Non ho amato molto Into the wild, ma capisco bene il significato della frase Happiness only real when shared.

Otsu

Durante i fuochi ha piovuto, sempre


Quindi, anche se al momento non è proprio tutto rose e fiori, essendo questo anche un po’ il mio diario, preferisco scriverci cose che un giorno, quando sarò meno stanca, rileggerò con piacere.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :