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Ai miei nemici auguro la sindrome premestruale

Da Gynepraio @valeria_fiore

Sono ormai 20 anni che assisto mensilmente agli sconvolgimenti di cui il mio corpo è protagonista. Crescendo, ho letto materiale informativo in merito e ho condotto sondaggi informali tra persone a me vicine e non (tra perfette sconosciute, quale migliore domanda per rompere il ghiaccio di “Ma a te in premestruo cosa fa male?”). Ma soprattutto ho imparato ad auto-osservarmi, abitudine che nella mia famiglia d’origine non mi è stata inculcata: ricordo a voi tutti che mio padre è convinto di saper aggiustare le ossa, e che in casa dei miei si cura tutto -dall’herpes zoster alla febbre tifoide- con il VivinC.  I risultati di questa osservazione sono tutti qui, e li potete leggere con il sottofondo della playlist Spotify predisposta ad hoc che trovate sotto.

sbalzi d’umore AKA bipolarismo. Si può essere allegre e subito dopo tristi, lacrimare come agnelli e poi ridere come iene. Ma non è detto: ci sono mesi in cui il corpo  sceglie un mood, che può restare costante per svariati giorni. Tale mood, badate bene, non sconvolge l’indole della donna ma ne esacerba caratteristiche che essa già possiede in forma lieve, latente o comunque socialmente accettabile. Ad esempio,  l’irascibile si metamorfosa in una Erinni assetata di sangue con la sindrome di Tourette e il vaffanculo sempre in tasca. L’indolente diventa un bradipo catatonico che parla come Barbalbero e si muove come Mordiroccia. L’emotiva si commuove indifferentemente per la guerra in Darfour, i gattini di Instagram e i divorzi dei vip. La gelosa diventa visionaria e inizia a guardare con sospetto anche la portinaia coi gambaletti e le ciabatte (ma potrebbe anche trattarsi di una fashion blogger). A volte interviene la paura del futuro, che combinata ad un certo talento per la sceneggiatura produce sproloqui tipo “amore, visto? Ci hanno rimbalzato la proposta immobiliare, lo sapevo, non troveremo mai una casa per noi, di fisso ci hanno fatto l’affascino, mi ritroverò a 40 anni vecchia a decrepita, sterile come le steppe della Mongolia, da sola ancora in questa casa ad ascoltare Edith Piaf e bere whiskey dalla bottiglia, mentre tu te la spassi con minorenni ucraine conosciute su Badoo”. E via discorrendo. Se siete contemporaneamente irascibili, indolenti, emotive, gelose, pessimiste, allora fate un bel mash-up e saprete cos’è essere me.

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appetito. Se siete buone forchette, conoscete perfettamente quella fame atavica che neanche Mowgli nella giungla. Ma fortunate, ripeto fortunate, quelle donne che riescono a dirigere il loro desiderio verso lidi rassicuranti: la Nutella, le pistacchi, i cari vecchi carboidrati. Il dramma VERO è di quelle che, come me, non sanno cosa mangiare e che hanno voglia di yogurt greco, poi di mostarda, quindi di Estathe e concludono la cena mangiando col cucchiaino un ragù di cinghiale da 12 euro al vasetto comprato da Eataly per le grandi occasioni. E un pacchetto di M&Ms per gradire.

mutazioni fisiche. E’ il mio corpo che cambia nella forma e nel colore, ogni mese in modo diverso. A volte prendo 2kg senz’alcun motivo apparente. Sento che mi sta venendo il faccione, alchè mi sovviene il film di Nadia Rinaldi, mi convinco di essere macrocefala e a quel punto non apro la porta manco al postino. Mi automassaggio le cosce e mi sembra di sentire bicchieri d’acqua che si spostano al tocco delle dita. In posizioni altamente strategiche e senza alcuna logica temporale, spuntano i brufoli. Giuro che una volta sono entrata in riunione alle 3 liscia come il culo di un neonato e sono uscita alle 5 e mezza che avevo il Krakatoa sul mento. A volte, fortunatamente più sporadiche, mi viene una specie di forfora sulle tempie, fenomeno lampo ma non meno imbarazzante.  Immancabile, poi, un seno ingombrante che mi precede orgoglioso ovunque vada.

In questi giorni difficili, oltre a quella emotiva e cerebrale, sono compromesse anche altre funzioni corporee come il sonno e il transito intestinale (ciao bagno ciao). Ne viene minata anche l’attività sessual-riproduttiva, perché si vuole solo morire con un falafel in mano guardando Love Story, figuriamoci farsi toccare dall’uomo, barbaro invasore, miscredente profanatore di quel santuario che è il corpo femminile. Solitamente, voi-sapete-chi sceglie quei giorni per avvicinarmisi con l’espressione di un satiro infoiato e dirmi “Mmmmh, ma di chi sono mai queste belle tettine?”. Ed è solo allora, che mi sento veramente vicina a Lorena Bobbitt.


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