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Al cineforum – THE WALK: un passo dietro l’altro

Creato il 11 gennaio 2016 da Masedomani @ma_se_domani

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in gruppo, in coppia o spaiati l’affezionato pubblico raggiunge la solita sala cinematografica come ogni giovedì sera da anni e io sono tra loro, ci sediamo, qualche parola sulle festività appena concluse in attesa d’immergerci nel primo film del nuovo ciclo di cineforum

all’improvviso

l’oscurità e la musica

ci

zittiscono

Photo: courtesy of Warner Bros. Entertainment Italia

Photo: courtesy of Warner Bros.

accogliamo a braccia aperte le stupende immagini che ci rimbalzano tra Parigi e New York nella vita del celebre funambolo Philippe Petit, interpretato magnificamente dall’attore Joseph Gordon-Levitt, dapprima bambino alle prese con un’infanzia difficile e in seguito adolescente ribelle in fuga da un padre autoritario

una storia vera dalle suggestioni fantascientifiche tanto risulta inverosimile la camminata mozzafiato del 23enne Philippe in equilibrio su un cavo metallico teso tra le torri gemelle di New York la mattina del 7 agosto 1974 eppure è successo e non una sola volta ma ben otto volte avanti e indietro senza protezione a più di 400 metri d’altezza per la durata di 45 minuti

Photo: courtesy of warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

lassù

Philippe

passeggia

si siede

si stende

ringrazia il pubblico

e

tre quarti d’ora dopo

si fa arrestare

un regalo confezionato meticolosamente dal nostro eroe e da un manipolo di complici quel memorabile 7 agosto per la gloria di se stesso e del pubblico a testa in su nelle strade di Manhattan

un regalo costruito con maestria dal regista Robert Zemeckis per noi privilegiati spettatori ora qui in sala a rivivere in prima persona il cosiddetto crimine artistico del XX secolo, un colpo perfetto di una mente da criminale, così si definì Petit stesso, artista a tuttotondo trainato dalla sua unica ragione di vita l’

ARTE

Philippe è un artista che fa della propria vita un’opera d’arte, ogni suo gesto è una pennellata sulla tela del proprio destino e quel lontano 7 agosto 1974 realizza un’azione performativa artistica ineguagliabile priva di quadri o sculture, ma ricca di emozioni, fremiti, ansie per un folto pubblico incantato

il corpo

protagonista

e

la mente

alla sua guida

sono gli anni delle rivolte contro le regole, la morale, la legge e l’autorità massima, la morte, che Philippe ci ha intimato di non nominare mai, ma spero perdonerà questa mia trasgressione funzionale

sono gli anni in cui i rappresentanti dell’Arte performativa aderiscono a queste lotte scombussolando folle intere in tutto il mondo, Vito Acconci, Marina Abramovic, Chris Burden, Allan Kaprow, Yoko Ono, Gina Pane e

Philippe Petit

è

uno di loro

in cammino sulla corda del proprio destino

un passo dietro l’altro

concentrato

fino alla fine

una vita per l’arte

Photo: courtesy of warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

il pubblico presente in sala assume le parvenze di un corpo di ballo, ognuno con il proprio ruolo, c’è chi rabbrividisce, chi sobbalza, chi trattiene il fiato, un paio di amiche si fanno vicine e si aggrappano alle note musicali di una colonna sonora indimenticabile

provo a mettermi nei panni del temerario funambolo lassù tra le nuvole, ma l’emozione è talmente spropositata che mi ritraggo, mi sento piccola e limitata nel mio ristretto mondo pervaso da mille timori, mi guardo intorno alla ricerca di due grattacieli tra cui tendere il mio cavo personale su cui esercitarmi, ma, ahimè, nemmeno uno in vista

li troverò un giorno

ne sono certa

la precisione di Philippe Petit nell’organizzare il colpo del secolo è identica a quella di Robert Zemeckis nel costruire il suo capolavoro cinematografico

è un onore essere qui al cospetto di questi due grandi personaggi della storia che camminano a testa alta sullo stesso cavo tirato tra loro e il pubblico, un inchino qua e là in tono reverenziale mentre

il

pubblico

in sala e sullo schermo

applaude

riconoscente

,

Elisa Bollazzi

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n.d.r. un click QUI per leggere la recensione scritta in occasione dell’uscita in sala del film

Elisa Bollazzi

artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale

inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!

Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection www.microcollection.it


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