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Al Cinema (10): recensione "Lo chiamavano Jeeg Robot"

Creato il 03 marzo 2016 da Giuseppe Armellini
Cinema (10): recensione chiamavano Jeeg RobotUn film alieno.Un film di super eroi, criminali, vite emarginate e tanta tenerezza e passione.Un piccolo miracolo italiano.
Prima del film,Dentro c'è un pò d'orgoglio e di autoreferenzialità. Ma che bello l'anno scorso aver messo Marinelli al primo posto nelle migliori interpretazioni del mio anno cinematografico. Davanti a tutti, stranieri e non. Lui e il Borghi di Non essere cattivo là, al primo posto. E ritrovarmelo adesso a questi livelli, con queste conferme.La seconda cosa è una sensazione che provai anche con Babadook. Appena finito il film alla soddisfazione si è unita la rabbia. Ma allora si può fare, mi sono detto. Sì, si può fareLa terza cosa è che nel 2027 sarò uno splendido cinquantenne ( ho 11 anni e mezzo per smentirlo) che ripenserà a quel periodo in cui Roma e la romanità mi regalarono quattro grandissimi film, uno completamente diverso dall'altro.
La frammentata e insostenibile potenza de La Grande Bellezza, il dolore e la verità di Non essere cattivo (sarà ostiense, ma sempre profondamente romano resta), la pioggia e il cinema di Suburra e adesso questa cosa qua, aliena, indefinibile, che è Lo chiamavano Jeeg Robot. Me la ricorderò questa quaterna de Roma, sicuro.
Cinema (10): recensione chiamavano Jeeg Robot
Il film.Eh, il film, la fate facile.Che è?Non lo so.Perchè di solito io sto sempre a cercare e trovare richiami, rimandi, riferimenti. E qua mi trovo spiazzato perchè di riferimenti o ce ne sarebbero troppi o nessuno, dipende da che lato lo si guarda.Allora cerchiamo, per una volta, di essere freddi e analizzare le cose in maniera abbastanza strutturata e ordinata perchè se faccio la solita rece da variabile impazzita in un film che variabile impazzita lo è di suo impazziremmo tutti.La regia.Opera prima, non si direbbe proprio...Cinematograficamente evoluto, completo, benissimo girato, benissimo mostrato. Non c'è una singola scena che tradisca un esordio. Al massimo questa sensazione la puoi trovare solo nel soggetto. Perchè per pensare un film del genere devi essere uno nuovo, uno che mette ancora la passione davanti al mestiere, uno che ha l'assoluto bisogno di mostrare per la prima volta la propria carta d'identità senza contraffarla.C'è occhio, c'è mano, c'è la capacità di benissimo districarsi nelle scene più movimentate e in quelle più statiche. C'è la bellissima God's view di lui che guarda in alto dopo la prima caduta (non) mortale, c'è il perfetto muoversi in ambienti strettissimi e squallidi, c'è una fotografia in aiuto che fa di Lo chiamavano Jeeg Robot un film internazionale, visivamente bellissimo.E ci sono effetti speciali stupefacenti, secondo me migliori di quelli hollywoodiani. Perchè quelli hollywoodiani son talmente grandi che il trucco, le poche volte che non lo vedi, lo sai che c'è. Qua invece sono realizzati in maniera fortemente verosimile ed ancorata alla realtà e sono così "invisibili" da tornare bambini e restare meravigliati di quella carta che il mago, davanti ai tuoi occhi, aveva fatto sparire senza che hai capito come.
Cinema (10): recensione chiamavano Jeeg Robot
Ci sono gli attori.Lei, ex gieffina, è una sorpresa assoluta.Lui, Santamaria, anche, visto che io lo credevo uno degli attoruncoli italiani che si erano fatti un nome col nulla.E l'altro, Marinelli, beh, un cavallo di razza di impressionante trasformismo.Ecco, gli attori sì, ma gli attori interpretano dei personaggi. E i personaggi vanno scritti, mica cadono dagli alberi.E qui avviene uno dei più grandi meriti di LCJR, quel costruire tre personaggi ai limiti della macchietta ma che non ci danno mai la sensazione, però, di esserlo davvero. Ma del resto questa è la sensazione predominante che abbiamo con tutto il film. Siamo là, sempre ad un cm dal trash, sia per i personaggi che per soggetto che per accadimenti. Eppure il trash rimane lontano, quel cm diventa un km. E questo è merito di una scrittura, di un'abilità, di un cuore e di un passione che fanno sì che tutto diventa bello, credibile, empatico.Marinelli può cantare Anna Oxa e a noi non sembra una cosa trash, ma bella, credibile e potente. La ragazza può parlare di robot e ministri spaziali e a noi sembra una cosa bella, credibile e dolcissima, Santamaria può riempirsi di seghe e Danette e a noi pare una cosa bella, credibile e tristissima.Questo significa che il film è riuscito ad entrarci dentro, questo significa che noi lo rispettiamo.Merito, come dicevo, di una sceneggiatura che scrive personaggi notevolissimi.Lei, dolcissima, sensuale ma allo stesso tempo talmente pura e fuori da tutto da non rendersi nemmeno conto di cosa sia la sensualità e il sesso. Una ragazza dai giganteschi problemi mentali che si è creata un proprio universo alternativo per fuggire ad una realtà troppo dura e dolorosa.
Cinema (10): recensione chiamavano Jeeg Robot
Lui, Santamaria, ha forse il personaggio più classico e "normale" ma non per questo più facile, anzi. Un uomo barricato in sè stesso, anaffettivo, chiuso e scontroso. Una vita squallida fatta di film porno, furtarelli e un frigo pieno di creme alla vaniglia. In una casa che si fa fatica a definir tale poi. Marinelli è un elegante delinquente che ha il sogno non solo di conquistarsi Roma, ma il mondo intero. Un De Pedis, un Felice Maniero che pensa ancora più in grande e che non ha paura di sporcarsi le mani ed uccidere di suo, anche se dopo ha sempre bisogno di un detergente per pulirsi e pulire tutto. Questo contrasto tra sangue e sapone, estrema pulizia e sporcizia di gesti e ambienti è notevole.In realtà, a parte dei problemucci che vedremo dopo, la scrittura funziona in generale, non solo nel plot.Il film è un insieme di generi e riesce a convincere in tutti.Convince in quello che è la sua struttura base, quella supereroistica. Bello e molto "romano" il modo in cui Santamaria acquista i poteri, molto ben scritta l'invidia di Marinelli nei suoi confronti.Il primo avrebbe la forza e la possibilità di prendersi il mondo e invece si accontenta solo di rubar soldi per avere un televisore migliore, più Danette e più film porno.Il secondo invece quel mondo vorrebbe conquistarlo davvero ma non ha i super poteri del primo.Gran contrasto.Ma il film funziona anche quando (molto spesso) si fa crime story, l'ennesimo romanzo criminale italiano. Le scene funzionano tutte in tal senso, i morti non mancheranno, la tensione nemmeno. Nella parte più debole del film, la finale, c'è comunque quella scena molto Arancia Meccanica in cui lo Zingaro diventato superuomo fa fuori i napoletani a passo di danza che vale davvero la pena vedereMa oltre ad un film criminale e di super eroi c'è anche un film di denuncia, più sociale. La malattia mentale, la solitudine, la violenza, le vite perse. Se analizzassimo i personaggi della Pastorelli e di Santamaria in modo più profondo staremmo ore a scrivere.
Cinema (10): recensione chiamavano Jeeg Robot
E proprio la loro storia rappresenta il quarto film nel film, quello più sentimentale, umano, intimo.Sapete, io in questa difficile, dolcissima e per niente banale storia d'amore ho rivissuto sensazione che avevo provato con quel gioiellino di Castaway on the moon. Lei, ragazza su un mondo a parte e lui, uomo ormai finito, alla deriva. Due solitudini, due alieni che finiscono per sbaglio o destino per incontrarsi. Del resto in Castaway lei cercava il suo uomo sulla luna e lo troverà in lui. Qua lei cercava il suo super eroe e, per caso, se ne troverà davanti uno vero.C'è addirittura la scena del bus che somiglia molto a quella del film coreano.Credo che il loro rapporto sia la cosa più bella del film. E, attenzione, tale rapporto sarà raccontato in maniera molto coraggiosa, dal suo esordio (alla casa del padre), al suo svolgersi (ad esempio con quel vigliacco mandare lei su una casa si cura o con quell'ostinazione nel mentire sulla morte del padre) fino al suo inaspettato e tragico epilogo.Ma scene come quella della giostra bisogna saperle pensare.Paradossalmente il film funziona meno quando diventa quasi del tutto quello che in realtà era fin dall'inizio, un film di super eroi. Lo scontro Bene - Male finalmente ad armi pari gli toglie un pochino di bellissima intimità e lo scaraventa almeno un pochino in un calderone di cose già viste e più banali. Tra l'altro non mancano le forzature (il derby Lazio - Roma lo stesso identico giorno in cui Marinelli viene ucciso e diventa altro) o veri e propri errori (lui che setta la bomba a 5 minuti per far scoppiare lo stadio durante la partita e poi in solo 2 minuti di tempo reale ritrovarsi tutti i tifosi fuori a fine partita).E lo scontro a pigne in faccia tra i due è ben girato sì, ma c'entra nulla con l'anima del film, con quello che era stato fino a quel momento.
Cinema (10): recensione chiamavano Jeeg Robot
Arriviamo alla fine.E c'è la perfetta scena del salvataggio del bimbo. Che non ha solo il merito di farci capire che lui, da adesso, si sente addosso una nuova missione.Ma il momento più importante sta in quell'abbraccio con la madre grata. Un flash back, rapido e potente.Un capire che oltre ai super poteri che gli permettono di fermare bus, alzare uomini di 150 kg o rimanere vivo cadendo dal nono piano lui di potere ne ha ricevuto anche un altro, quello di riuscire a volere bene, forse anche di amare.E l'ha ricevuto in quell'ultimo abbraccio sul selciato lordo di sangue del Lungotevere."Salvali tutti" gli disse una splendida principessa morente.Questo potere non è l'unico lascito di quell'anima bella.C'è anche una maschera di lana, forse il simbolo e la metafora più bella di un film che ha dentro la stessa passione, pazienza, artigianalità e cuore che si mettono nel creare all'uncinetto qualcosa per qualcuno.Hiroshi Shiba, il fu Enzo Ceccotti, quella maschera se la mette in testa."Salvali tutti" avrà ripensato ancora.E salta giù.Non è un'emozione da poco.
(voto 8)

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