Magazine Cinema

AL CINEMA – Il fratello americano di OldBoy

Creato il 06 dicembre 2013 da Masedomani @ma_se_domani

Ci sono storie che possono nascere solo nel Far East. Parlo di opere in cui il protagonista viene messo a dura prova e per sopravvivere abbandona in un instante tutte le sovrastrutture, liberando gli istinti più reconditi: il primo è quello di sopravvivenza e l’ultimo ad abbattere le barriere morali, culturali e personali, è invece quello animale, spesso di una violenza inaudita, in qualche modo necessario per rimanere in vita.

“Old Boy” è uno di quei racconti che quando incrociano il tuo cammino, s’insinuano sotto pelle e non riesci più a scordarli. E quando la trasposizione su grande schermo, per mano del regista coreano Park Chan-wook, ammalia l’esigente giuria del Festival di Cannes (strappandogli l’ambito Grand Prix), non ti meravigli neanche un po’.

AL CINEMA – Il fratello americano di OldBoy

Oggi però non parliamo del primo capitolo della c.d. Trilogia della Vendetta, di quel thriller potente nel messaggio, violento nei fatti, e narrato con un crescendo di suspense e angoscia, che conquistò il cuore pulsante del gotha del cinema europeo, bensì attraversiamo l’oceano e ci trasferiamo nei lontani Stati Uniti, dove il pluripremiato regista Spike Lee ha deciso di riprendere, rivisitare e adattare “Old Boy” alle esigenze del pubblico a stelle strisce dell’anno 2013: parliamo di un vero atto di coraggio!

Sfida difficile da superare, con gli amanti del manga, gli estimatori del cinema asiatico e i puristi contrari per partito preso a qualsiasi forma di remake, pronti a dare battaglia. Ma, ultimamente, pare sia di moda rivisitare storie già lette o già viste piuttosto che partire da un foglio bianco, quindi non ci resta che incrociare ogni volta le dita.

AL CINEMA – Il fratello americano di OldBoy

OB Productions Inc. © 2012 All rights reserved

Dimenticando per un momento il capolavoro preso a riferimento, il remake di Spike Lee non ha alcuna sbavatura: l’attualizzazione delle situazioni è perfetta; l’adattamento alla realtà di una metropoli statunitense è meticoloso; il set è claustrofobico e degradato al punto giusto; la violenza si fa pulp e poco spaventosa (l’unica lunga scena di battaglia sembra quasi una voluta parodia dei film di genere del passato); è presente il tocco tipico dell’action; e la scelta del protagonista ubriacone, padre assente, spocchioso e stupidotto, è perfetta.

Il vero vincitore è, infatti, proprio Josh Brolin. L’attore si presenta in grande forma: un vero trasformista, credibile con l’espressione da bravo ragazzo allo sbando che, da perfetto fallito, diviene un determinato uomo rabbioso. Ovviamente, tutto in stile americano!

AL CINEMA – Il fratello americano di OldBoy

OB Productions Inc. © 2012 All rights reserved

Stante una tale prova, dispiace quindi che lo svolgimento perda tono e che l’opera non segua con determinazione un filone, toccando senza convinzione vari generi e temi. Colluttazioni ridicole, suspense che cresce per poi spegnersi e riaccendersi con l’intermittenza delle luci dell’albero di Natale, e un protagonista con cui non riusciamo a legare nonostante la vicenda sia incredibile (quasi paradossale) ma possibile (!) e farebbe andare in crisi qualunque essere umano a qualsiasi latitudine, inducendo anche il più apatico egoista e scentrato del pianeta a cercare di comprendere, vendicarsi e rimediare.

Insomma, il film è una nuova versione lontana dall’originale. E l’ottima performance, la bella fotografia, l’attualizzazione ben riuscita, non sono elementi sufficienti a far raggiungere l’eccellenza a una pellicola insipidina che lascia cadere nel nulla grandi temi, probabilmente proprio perché non sceglie come affrontarli.

Senz’anima e un nonsenso per chi ha un termine di paragone, intrigante invece agli occhi di quel pubblico lontano da Park Chan-wook.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :