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Al di là del confine ultimo. Boltanski a Torino

Creato il 06 dicembre 2015 da Robertavanali @roberta_vanali

 Al di là del confine ultimo. Boltanski a Torino
Passato e presente, presenza e assenza, vita e morte. Sono i concetti sviluppati nell’ultimo, coinvolgente progetto site specific da Christian Boltanski. Che, attraverso la drammaticità delle cose comuni, racconta il mito.

Al di là del confine ultimo. Boltanski a Torino

Sin dal giorno della mia nascita, la morte ha iniziato il suo cammino. Sta camminando verso di me, senza fretta”. Incarna l’ossessione dell’artista che archivia battiti del cuore e che ha venduto la propria vita a un collezionista, la citazione di Jean Cocteau, ovvero l’inesorabile scorrere del tempo e la consapevolezza della precarietà dell’esistenza, dal momento che siamo inevitabilmente destinati alla fine ma nulla sappiamo del Dopo.
Ragion per cui Christian Boltanski (Parigi, 1944) si appropria di esistenze passate per ripercorrere la storia, costruire archivi della memoria per preservare dall’oblio la gente comune ed esorcizzare la caducità della vita, i misteri dell’inconscio e la morte. Dopo la quale nulla è possibile. Nel tentativo ultimo di dimostrare l’assenza, più acuta e drammatica della presenza.

Al di là del confine ultimo. Boltanski a Torino

Si presenta come una sintesi delle riflessioni sviluppate nell’arco della sua carriera, l’ultimo progetto site specific che l’artista ha presentato a Torino: un percorso espositivo concepito come un’installazione totale, che accoglie il pubblico con duecento monumentali fotografie stampate su tessuti leggeri e trasparenti. Anime diafane, evanescenti e fluttuanti rivelano che ciò che resta dopo la morte è solo uno sguardo catturato da una vecchia foto. Ma è anche la metafora dell’esistenza, sospesa in balia dell’incertezza, di passaggio in questo mondo in attesa della morte.

Al di là del confine ultimo. Boltanski a Torino

E se il passato ritorna nell’installazione dinamica a concretizzare fantasmi attraverso il racconto dell’umanità e della lanterna magica che proietta ombre oscure che in una danza macabra si dilatano nello spazio, nel piano sottostante l’artista dà vita a un cimitero consacrando altari, costruendo torri, edifici instabili fatti di materiali effimeri, che pone al cospetto della flebile luce di lampadine colorate a comporre la parola Dopo. Ma non prima di sorprenderci con l’improvvisa esplosione dell’applauso interminabile di Clapping Hands – video che l’artista dedica a Mario Merz –, lo stesso a cui assistette per la prima volta in occasione del funerale dell’amico artista.  

Al di là del confine ultimo. Boltanski a Torino

In lotta contro il tempo, passato e presente convivono in simbiosi in un’integrazione a tratti sconcertante, in questo progetto di forte impatto emotivo che si conclude con Entre Temps, fotogrammi in loop che insistono su volto dell’artista scandendo il passaggio del tempo. Perché nessuno è immune dalla fine e nulla ha più senso davanti alla morte. Unica certezza dell’esistenza.


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