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Al Qaeda e Osama Bin Laden: un marchio cattivo per confondere le masse

Creato il 05 maggio 2011 da David

Al Qaeda e Osama Bin Laden: un marchio cattivo per confondere le masse

di David Crucitti – L’impressione è che il mondo intero stia vivendo questi ultimi mesi in una dimensione surreale, nella confusione assoluta perpetrata e corrotta da un’informazione manomessa su tutto quello che riguarda la vera realtà dei fatti. Sembra quasi un nuovo gioco di società, al quale potremmo dare un nome: “Scopri la prossima mossa”. Ma chi fa le mosse, chi ha le redini del mondo e le gestisce a proprio piacimento, quali poteri invisibili si nascondono dietro la vittoria di un candidato premier in qualsiasi parte della terra, dietro una guerra o una pace, ma soprattutto, chi sguazza nelle azioni terroristiche avvenute, ed in quelle che avverranno. Come ormai spiegato e affermato da fonti ufficiali, Al Qaeda non esiste più ormai da anni, il gruppuscolo che ha terrorizzato il mondo intero è sparito sul nascere perché ai veri terroristi non serviva un braccio armato, ma bensì un nome, un marchio cattivo, semplicemente un capro espiatorio che confondesse le menti di miliardi di persone, e ci sono riusciti. Alla luce dei recenti fatti in casa Pakistan, appare chiaro come la mossa di “zio Sam”, non è altro che una mossa politica. Poco importa se sia stato ucciso Osama Bin Laden o no, l’obbiettivo era quello di far balzare dalle sedie le suddette menti confuse e farle gridare a gran voce: “Dio salvi gli Stati Uniti d’America”. Anche in questo caso, ci sono riusciti, anzi, si sono superati avvalorando il loro omicidio senza uno straccio di prova, e addirittura diffondendo la notizia choc della presunta dichiarazione di una delle figlie di Bin Laden che parla di una vera e propria esecuzione del padre. Qualcuno intervisterà mai questa ragazza? Nel frattempo le notizie che tutti si aspettavano rimbalzano come un tamburo di guerra. A Napoli viene trovata della dinamite nei bagni dell’aeroporto di Capodichino, a Venezia alcuni siriani vengono indagati dalla Digos per dei trasferimenti di denaro a scopo terroristico, e chissà cosa starà avvenendo nel resto del mondo. L’allarme è alle stelle, mai come in questo momento. Ma chi dobbiamo temere realmente? In ogni caso, il 26 aprile scorso il quotidiano britannico Daily Telegraph, pubblica uno dei Guantanamo files di Wikileaks. Il files contiene le dichiarazioni di Abu Al-Libi, secondo il quale Al Qaeda “avrebbe ottenuto una bomba nucleare” da far esplodere in caso venisse ucciso il loro leader Osama. L’ordigno nucleare, sempre secondo Al-Libi, sarebbe nascosto in Europa a disposizione di Al Qaeda. Questo significa che a breve faranno scoppiare una bomba nucleare che spazzerà via milioni di persone ignare di tutto quello che sta avvenendo sotto i loro occhi? Sono anni che i servizi segreti americani ed europei cercano questa bomba, ma non hanno trovato nulla, o almeno così dicono. Tornando in Italia, e precisamente all’informazione che viene data agli italiani, non può non essere citata una frase divenuta ormai uno dei dogmi dell’informazione globale: “Io provo una profonda compassione per la maggior parte dei miei concittadini, essi infatti, poiché leggono i giornali, vivono e muoiono nella convinzione di conoscere qualcosa di ciò che è successo nella loro epoca” (Thomas Jefferson). Ma il 3° presidente degli Stati Uniti ancora non conosceva internet, oggi il web è in buona parte fonte di informazione pura, reale. Lo spazio che non danno programmi televisivi e giornali nazionali “collusi” per contribuire a sedare le masse, oggi viene sostituito dai blog e dai siti gestiti da giornalisti e uomini che vogliono informare veramente, da gente che ama e vuole il bene della propria nazione e del mondo intero. La televisione, la radio ed i giornali nazionali continuano incessantemente il loro processo di offuscamento e occultamento della verità, lo hanno fatto in Giappone, lo stanno facendo in Libia e Siria e continueranno a farlo al prossimo dramma che colpirà il nostro mondo, un pianeta al capolinea se non si ravvedrà e non farà un passo indietro, perché “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.



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