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Alain Johannes – Spark

Creato il 05 ottobre 2011 da Figurehead @figureheadblog

Alain Johannes Spark
Spark, il disco solista di Alain Johannes uscito esattamente un anno fa, non ha bisogno di tante parole. In questi 8 pezzi Alain parla con una lingua semplice, diretta e incredibilmente intensa. I suoni sono asciutti, spogli: è solo lui che suona tutto, più o meno qualsiasi cosa che abbia delle corde e alcune percussioni, e su questa base si stende la sua voce, spesso a più strati, a completare canzoni a cui non manca proprio nulla.

Forse è il caso di capire chi sia questo personaggio. Il suo nome l’ho sempre visto apparire nelle varie formazioni che roteano attorno alla figura di Josh Homme. Sempre convocato alla sua corte (che si tratti di QOTSA, EOTM, Them Crooked Vultures…) ma mai sempre silenzioso gregario. Scopro poi che lui è quello degliEleven, uno dei segreti meglio custoditi degli anni 90, gruppo che è partito con, alla batteria e alla chitarra, Jack Irons e Hilell Slovak, passati poi ai RHCP. Anche Flea per un certo periodo milita negli Eleven. Hilell Slovak morirà poco dopo di overdose e Jack Irons tornerà agli Eleven per completare la formazione con, appunto, Alain Johannes e la sua compagna Natasha Schneider, figura molto importante nella vita del nostro musicista. Tristemente Natasha nel 2008 muore di tumore e Alain Johannes passa i due anni seguenti a comporre e a mettere in musica il suo dolore, aiutato solo da alcune chitarre e la sua scatola di sigari trasformata da lui stesso in una specie di ukulele a otto corde.

Endless Eyes é un po’ la chiave del disco, un’ode a Natasha, é il suo primo pezzo da solista ad essere suonato live, in occasione di un concerto commemorativo organizzato da Josh Home e dallo stesso Johannes. Ma é suSpeechless che si inizia a capire dove vuole arrivare. Nient’altro che la sua voce e la sua scatola di sigari suonante ci fanno capire che questo disco é come una sigaretta senza filtro, nessun’altro al di fuori di Alain mette mano alla scrittura, esecuzione e produzione dei pezzi.

Make God Jealous, un pezzo in 11/4 terzinati (sì è normale che abbiate bisogno di una calcolatrice per capire questa) sembra venire dalle viscere di qualche inferno moderno e ci suggerisce le influenze musicali di questo artista straordinario, dal country del deserto alla musica della sua originaria America Latina.

Bleeding Whole è la perla del disco. Quando questa canzone mi è comparsa all’improvviso da qualche noiosa playlist su lastfm sono corso a comprare il disco senza nemmeno farla terminare. Ascoltatela con trasporto e rischierete il rischio di essere accompagnati dalla voce di Johannes in un cimitero dove le note arpeggiate e i radi colpi di grancassa sono come pietre tombali sparse qua e lá. La sua voce che si stratifica man mano che la canzone cresce é asciutta e sincera, riesce a colpirti dritta al cuore comunicandoti un’esperienza di dolore, un legame spezzato, tanto che quando la ascolto mi sembra che Natasha fosse mia amica e quasi mi manca.

Insomma la sua é una vita ricca di morti e successi internazionali, da cui Alain viene sfiorato ma mai preso completamente. E purtroppo forse questo disco non lo ascolterá nessuno. O forse per fortuna.

Consigliato a tutti coloro che sanno cosa vuol dire perdere qualcosa o che hanno qualcosa che non vogliono assolutamente perdere.

Sul suo sito ufficiale potete trovare i testi delle canzoni e qui sotto un assaggio di Spark:


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