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Alan Moore: Swamp Thing

Creato il 12 luglio 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Avvertenza: nell’articolo gli episodi sono citati con il titolo italiano nel testo e con quello originale nelle note. La numerazione e i crediti degli episodi indicati sono quelli originali; la scelta è motivata dal fatto che i dati proposti dall’indice del volume Planeta de Agostini contengono diversi errori.

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Alan Moore: Swamp Thing

Difficile sopravvalutare l’importanza dello “Saga of the Swamp Thing” di Alan Moore per il fumetto mainstream supereroico e horror in generale e per la DC in particolare. Il suo successo di vendite apre le porte ad una piccola ondata di autori britannici, quali Jamie Delano, Grant Morrison, Neil Gaiman, che seguiranno l’approccio di Moore alla sceneggiatura, contraddistinto da un elevato livello di dettaglio, che indirizza in maniera netta non solo il ritmo generale, ma anche l’impostazione della tavola e la resa grafica dei personaggi. Delano prenderà in mano “Hellblazer”, serie dedicata alle avventure di John Constantine, creato da Moore in occasione dell’episodio “Growth Patterns [1] ; Gaiman scriverà e porterà al successo “The Sandman“, alcuni punti centrali del quale sono direttamente ispirati dal lavoro di Moore. Per questo, è legittimo affermare che “Swamp Thing” segna anche l’inizio del cammino che porterà alla nascita della Vertigo [2] , che debutterà con il numero #47 di “The Sandman”, nel 1993 [3] . A tenere a battesimo e accudire la crescita della costola “per lettori maturi” della DC sarà l’editor Karen Berger, che diventerà editor della saga di “Swamp Thing” a partire dall’episodio “Il sonno della ragione [4] .

Al di là del suo intrinseco valore, Swamp Thing è anche un caso esemplare della politica editoriale della DC all’inizio degli anni 1980 e in questo senso presenta alcune caratteristiche interessanti, che vale la pena analizzare e che sono legate al fenomeno del successo del genere horror, alla strategia di recupero di personaggi caduti nell’oblio e all’utilizzo di un universo coerente per l’ambientazione delle vicende delle varie testate di una casa editrice.

Figlio dell’horror

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Swamp Thing annual #2

Il genere horror negli Stati Uniti non ha avuto vita facile: cinema e fumetto mainstream lo hanno a lungo ostracizzato, in seguito ai propri codici di autoregolamentazione, rispettivamente il Motion Picture Production Code, meglio conosciuto come “Codice Hays”, e il Comics Code della Comics Magazine Association of America. Il primo decade nel 1964; il secondo subisce una revisione significativa nel 1971, che consente l’utilizzo di vampiri, spiriti e licantropi se trattati nello spirito della tradizione letteraria che fa capo a opere come Frankestein e Dracula e autori quali Poe, Saki, Conan Doyle [5] . Il successo del cinema horror convince le case editrici a varare numerose collane di genere, i cui titoli rimandano a quelli delle testate della EC stroncate dal Comics Code del 1954 [6] . E proprio all’interno di una di queste, House of Secrets, appare il personaggio di Swamp Thing, creato da Len Wein e Bernie Wrightson [7] . Il personaggio ottiene l’onore di una propria testata, che mantiene per 24 numeri fra il 1972 e il 1976. Sospesa per le scarse vendite, un suo primo rilancio previsto per il 1978 abortisce a causa della cosiddetta DC Implosion (espressione convenzionale che indica la crisi che nel 1978 portò la DC a chiudere un gran numero di testate e ridurre la foliazione di quelle superstiti.). L’occasione per il suo rilancio torna nel 1982, sull’onda del successo del film di Wes Craven ispirato al personaggio [8] . Dopo diciannove numeri con successo via via decrescente, la testata viene affidata al trentenne Alan Moore, che ne rivitalizza lo spirito e la porta al grande successo.

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Moore esprime esplicitamente la necessità di una svolta nella scrittura di Swamp Thing in particolare, ma probabilmente anche del genere horror in generale. Nell’episodio di debutto “Questione in Sospeso” la creatura si esibisce in una serie di monologhi esistenziali e dice più volte che “non c’è più posto per mostri come me“: è forte la tentazione di interpretare questa considerazione come dichiarazione del bisogno di una nuova poetica per l’horror [9] . Il primo passo dell’autore inglese in questo percorso è ridefinire la natura stessa del personaggio: non più mutazione dell’umano Alec Holland, ma creatura vegetale dotata di autoconsapevolezza [10] . In secondo luogo, Moore dimostra di non tenere troppo conto dei limiti imposti dal Comics Code Il risultato più eclatante di questo approccio sarà la rinuncia della DC di sottoporre le storie di Swamp Thing alla Comics Code Authority; l’episodio critico è “Amore e Morte [11] , in cui l’abbondanza di zombie e la presenza dell’incesto va decisamente oltre le soglie stabilite dal Code. Questo episodio, insieme con i successivi “Giù in Mezzo ai Morti [12] ), “Case Abbandonate [13] ) e “Il Rito della Primavera” [14] ), segna inoltre un vero e proprio balzo in avanti qualitativo per la saga, sia dal punto di vista dello stile sia da quello del campo d’azione, che si estende all’oltre vita e al sogno [15] . In questa sequenza di episodi, Moore riesce a costruire un rapporto virtuoso fra testo e immagini. Se ad esempio “Giù in Mezzo ai Morti” propone alcune scene dove l’integrazione non è perfettamente riuscita, poiché il testo è sufficiente a se stesso e le immagini appaiono quasi pleonastiche, l’intensità de “Il Rito della Primavera” è invece amplificata dalla felice integrazione di parola e illustrazione.

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Quei tipi strani

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Swamp Thing #24: Arriva la JLA.

La copertina di “Radici [16] ) annuncia: “Arriva la JLA“. Promessa mantenuta, perché nel corso dell’episodio assistiamo ad una riunione del super gruppo, che affronta il caso John Woodrue, l’Uomo Floronico. L’effetto di questa partecipazione sortiva sui lettori del tempo un effetto probabilmente molto diverso rispetto a quello che sortisce su quelli odierni. I primi devono essere rimasti tutt’altro che sorpresi: in fondo Swamp Thing partecipa allo stesso universo di JLA. Poiché JLA prende in carico operazioni contro supercriminali, l’attacco portato attraverso Woodrue rientra precisamente nella sua giurisdizione. Dal punto di vista editoriale, inoltre, la presenza di JLA intende rassicurare i lettori DC del fatto che tutto quello che vedono apparire e accadere in quelle pagine, per quanto strano, è saldamente ancorato al contesto DC, cioè a un contesto noto.

D’altra parte la Vertigo adotterà, rispetto all’universo di ambientazione delle sue storie, una politica diversa da quella della casa madre e sostanzialmente eviterà di considerare la coerenza dell’universo come elemento fondante. La stessa ritrosia nel pubblicare crossover può essere considerata conseguenza di quella scelta: dal 1993 ad oggi, ne risulta uno solo, “La Crociata dei Bambini“, peraltro mediocre [17] ).

Per tutti quelli che si avvicinano oggi a Swamp Thing in quanto opera di Moore, quella comparsa ha invece il sapore della traccia archeologica dello sviluppo del personaggio e della carriera dell’autore. Moore ha ben chiara la questione, poiché nella sua introduzione alla prima edizione in volume della saga scrive:

La prima cosa che chiunque legga un fumetto horror contemporaneo dovrebbe capire è che ci sono grandi vantaggi economici nel poter promuovere un fumetto agonizzante, di scarse vendite, con l’apparizione di una celebrità. [...] questo approccio ha i suoi aspetti affascinanti e le sue assurdità. Le assurdità sono ovvie: per funzionare bene, l’horror ha bisogno di un’atmosfera sottile e mantenuta con cura; del tipo soggetto a essere bruscamente distrutta dall’improvvisa entrata in scena di un uomo in calzamaglia verde e mantello arancione, specialmente se come personaggio è amante dei giochi di parole. [18] .

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Gli spunti di analisi offerti dallo Swamp Thing di Moore nutrirebbero senza difficoltà un libro, di cui almeno un capitolo dovrebbe essere dedicato al quel piccolo gioiello di malinconia (e pessimismo?) che è “Pog [20] ), dove l’autore inglese omaggia il Pogo di Walt Kelly e, vien da pensare, il “Finnegans Wake” di James Joyce. Così, un approfondimento particolare meriterebbe la natura dell’amore fra Abigail e Swamp Thing e il ruolo che vi ha il sesso. Un altro capitolo dovrebbe certo analizzare tutte le caratteristiche del lavoro di Moore già presenti in questa serie; ed uno tutte quelle non presenti, ma sviluppate in seguito. Ma questo è solo un articolo, che per forza di cose deve selezionare i temi e arrivare a una conclusione.

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Swamp Thing # 32: Pog

Questi primi episodi di Swamp Thing costituiscono l’inizio dell’ascesa di Moore nel firmamento del fumetto statunitense e segnano anche l’inizio della mitologia intorno all’autore inglese: Moore che compone “Amore e Morte” in due giorni [21] ; Moore che, come Mozart, scrive sceneggiature perfette alla prima stesura [22] ; Moore che durante una convention è inseguito dai fan fino al bagno, per fargi autografare albi [23] ; Moore che si rifiuta di collaborare con la Marvel, e così via. Il prestigio di Moore è costruito su una lunga serie di titoli: molti di successo, alcuni di culto e una manciata fondamentali. Forse è esagerato dire che chiunque abbia amato o fatto il fumetto statunitense o supereroico dopo gli anni 1980 si sia dovuto confrontare con la sua opera, ma certo l’affermazione “non conosco Moore” lascia ragionevolmente perplessi all’interno del piccolo mondo fumettistico.

Questo volume è un’ottima occasione per avvicinarlo e per chi già lo apprezzi costituisce una lettura obbligata.

Riguardo all’edizione italiana, ci sentiamo di indicare due pecche macroscopiche: gli errori nella composizione dell’indice e la mancanza di un apparato editoriale originale.

Abbiamo parlato di:
Swamp Thing #1
Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben
Traduzione: Leonardo Favia, Michele Foschini
Planeta deAgostini, 2011
423 pagg., Cartonato, colori – 35,00€
ISBN: 9788467497557

Riferimenti:
Planeta DeAgostini:

Note:

  1. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Growth Patterns” Swamp Thing #37 (Giugno 1985). [↩]
  2. Vale la pena precisare che Alan Moore al momento non ha ancora scritto niente per la Vertigo. [↩]
  3. Neil Gaiman, Jill Thompson, Vince Locke: “Brief Lives: VII”, Sandman #47, Vertigo (1993). [↩]
  4. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “…The Sleep of Reason” Swamp Thing #25 (Giugno 1984). [↩]
  5. Cfr.: Comics Code: General Standards – Part B.5 (1971), disponibile presso http://www.mit.edu/activities/safe/labeling/comics-code-1971. [↩]
  6. Alcuni esempi: Tomb of Dracula (Marvel, 1972), Supernatural Thrillers (Marvel, 1972), Monsters Unleashed (Marvel/Curtis, 1973), Haunt of Horror (Marvel/Curtis, 1974), The Dark Mansion of Forbidden Love (DC, 1971), Secret of Sinister House (DC, 1972), Ghostly Haunts (Charlton, 1971). [↩]
  7. Len Wein, Berni Wrightson: “Swamp Thing”, in “House of Secrets” #91 (Luglio 1971). [↩]
  8. Wes Craven: “Swamp Thing”, in Italia uscito come “Il mostro della palude nera”. [↩]
  9. Alan Moore, Dan Day, John Totleben: “Loose Ends”, Swamp Thing #20 (Gennaio 1984). Questo episodio, che fa da ponte fra l’intreccio del precedente autore, Martin Pasko e il nuovo approccio di Moore, rimase escluso dalla prima edizione in volume del 1990. [↩]
  10. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Anatomy Lesson”, Swamp Thing #21 (Febbraio 1984). Nel seguito della saga, Moore promuoverà Swamp Thing a elementale [↩]
  11. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Love and Death”, Swamp Thing #29 (Ottobre 1984 [↩]
  12. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Down Amongst the Dead Men”, Swamp Thing annual #2 (1985 [↩]
  13. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Abandoned Houses”, Saga of the Swamp Thing #33 (Febbraio 1985 [↩]
  14. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Rite of Spring”, Saga of the Swamp Thing #34 (Marzo 1985 [↩]
  15. Da notare che in “Abandoned Houses” non solo incontriamo Caino e Abele (come da tradizione DC custodi rispettivamente della House of Mistery e della House of Secrets), ma soprattutto scopriamo che il sogno è una realtà autonoma rispetto a quella in cui viviamo; inoltre Abele spiega a Abigail Cable, persa nel proprio sogno: “Ogni cosa è fatta di storie”. Questi sono esattamente i princìpi che fonderanno il regno del Sogno, così come lo narrerà Gaiman nel suo “The Sandman”. Cfr.: Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Abandoned Houses”, op.cit. [↩]
  16. Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Roots”, Saga of the Swamp Thing #24 (Maggio 1984 [↩]
  17. Aa. vv.: “Children’s Crusuade”, Vertigo (1994). Ed. it: “La Crociata dei Bambini”, Magic Press (2006 [↩]
  18. Alan Moore: Introduction in Alan Moore, Stephen Bissette, John Totleben: “Saga of the Swamp Thing” Book 1, Vertigo (1990), pagg. 8-9. [↩]
  19. Matt Wagner, Art Nichols, John Costanza, Adrienne Roy, Anthony Tollin: “The Demon” #1-#4 DC Comics (Gennaio – Aprile 1987). Ed. it.: “Demon”, Planeta DeAgostini (2007). [↩]
  20. Alan moore, Shawn McManus: “Pog”, Saga of the Swamp Thing #23 (Aprile 1984 [↩]
  21. Stephen Bissette: “Cursed Earth and Uneasy Riders” in Alan Moore, John Totleben, Stephen Bissette: “Saga of the Swamp Thing”: Book Three, Vertigo (2010), pag. 7 [↩]
  22. Rick Veitch: “I segreti del cervello di Alan Moore” in Alan Moore: “Writing for comics”, Proglo Edizioni (2007), pag 6. [↩]
  23. Bryan Talbot: “Il fumetto a nudo”, Comma 22 (2010), pagg, 5-6. [↩]

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