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ALBANIA: Indagine UE su traffico rifiuti tossici dalla Francia

Creato il 19 marzo 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Massimiliano Ferraro


ALBANIA: Indagine UE su traffico rifiuti tossici dalla Francia

da Ecoinchiesta

L’Unione Europea indagherà sui presunti trasferimenti illegali di rifiuti tossici in Albania. Lo ha confermato Monica Western, portavoce del Commissario Ue per l’Ambiente, Janez Potocnik, dopo che un’inchiesta condotta del sito Balkan Insight ha rivelato l’invio di quasi 600 tonnellate di rifiuti francesi verso il ”paese delle aquile” nel solo 2004.  Secondo il portale, “decine di carichi di rifiuti pericolosi e persino bio-pericolosi sono entrati in Albania da paesi UE, tra il 2003 e il 2010″, ovvero dopo la firma nel 1999 della Convenzione di Basilea da parte del governo albanese, un accordo che proibisce di esportare rifiuti pericolosi dai paesi europei, in altri fuori dall’area Ocse. Il sospetto è dunque che la scoperta di Balkan Insight sia solo il primo tassello per ricostruire un fenomeno di importazione illegale di rifiuti molto più ampio che ha trasformato l’Albania nella pattumiera d’Europa.

Un passato da buttare -  Già ai tempi del regime comunista di Hoxha si sono verificati i primi episodi di importazione di rifiuti pericoli, in particolare alimenti scaduti e tabacco. Caduto il Muro di Berlino e terminato l’isolamento del paese, i traffici di rifiuti verso l’Albania hanno paradossalmente registrato un’impennata. Molte spedizioni mascherate dai paesi europei come aiuti umanitari al settore agricolo albanese, erano in realtà solo un mezzo per esportare a buon mercato dei carichi ingenti di rifiuti tossici. Un caso su tutti: tra il 1991 e il 1992 l’azienda tedesca Schnidt spedì a Tirana 480 tonnellate di sostanze chimiche pericolose vietate nella Comunità Europea. Tra queste il toxafene, sostanza altamente tossica, un litro della quale può avvelenare fino a due milioni di metri cubi d’acqua. Nel 1993 l’arrivo in Albania dei rifiuti tedeschi provocò forti proteste da parte di Greenpeace. Si scoprì che le sostanze pericolose non erano state adeguatamente trattate e avevano iniziato a rilasciare liquidi tossici nel terreno, contaminando pozzi d’acqua e bacini idrici. Oltre al danno la beffa: nessuna sanzione poté attuarsi contro la Germania in quanto il trasferimento di materiale operato dalla Schmidt avvenne rispettando tutte le normative CE in vigore a quel tempo. Un invio di rifiuti tossici assolutamente legale, anche se moralmente discutibile.

Porte aperte all’immondiziaA gennaio 2011 la maggioranza parlamentare del premier democratico Sali Berisha ha approvato una contestatissima legge per permettere l’importazione di rifiuti di provenienza straniera, una norma che secondo gli ambientalisti trasformerà l’Albania «in un paese di stoccaggio di rifiuti tossici». Un’opinione che trova d’accordo anche il Presidente della Repubblica, Bamir Topi, e i centinaia di cittadini albanesi che il 3 novembre scorso si sono radunati di fronte al parlamento di Tirana per protestare contro il governo. Tra le rassicurazioni di Berisha sull’utilità della legge e la possibilità di un referendum che ne consenta l’abrogazione, i timori degli albanesi che il governo abbia ceduto alle pressioni della mafia italiana che controlla il business dei rifiuti, sono ben descritti da un messaggio lasciato su Twitter dal leader socialista Edi Rama: «l’Albania è come una casa che ha aperto le sue porte alle immondizie dei vicini». Un recente sondaggio ha evidenziato come il 78,4% degli albanesi sia favorevole al bando totale delle importazioni di rifiuti tossici dall’estero.


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