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Alberto Il Grande

Creato il 25 febbraio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

foto alberto il grande

Anno: 2013

Nazionalità:  Italia

Durata:  85’

Genere: Documentario

Regia:  Luca e Carlo Verdone

 Distribuzione: Assessorato alla Cultura della Regione Lazio

 Uscita:  19 febbraio 2013

Manca e ci manca tanto Alberto, da quando quel 24 febbraio del 2003 ci ha lasciato con discrezione, in punta di piedi senza fare rumore, l’esatto contrario di quanto ha fatto sullo schermo e sul palcoscenico nell’arco di una straordinaria e impareggiabile carriera. Lui che uscendo dalla romanità per anni ha indossato la maschera dell’italiano medio con al seguito quel bagaglio di vizi e difetti che lo caratterizzano. Specchio cinico e pungente della Società nostrana, con e attraverso di lui abbiamo visto il riflesso di noi stessi, di quello che siamo stati e che difficilmente smetteremo di essere. Per questo quando Sordi se ne è andato, qualcosa in coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo o a anche solo di apprezzare la sua Arte come semplice spettatore si è bruscamente interrotto, lasciando un piccolo-grande vuoto simile per certi versi a quello che si prova quando si perde una persona cara. Nelle nostre vene non scorreva lo stesso sangue, ma chi più chi meno è cresciuto con lui, con i film che ha interpretato o diretto; per questo è e resterà uno di famiglia.

A dieci anni dalla sua scomparsa era per tanto doveroso rendergli un meritato tributo, con mostre e rassegne a lui dedicate per celebrare ancora una volta il lavoro davanti e dietro la macchina da presa di un artista intramontabile, alle quali va ad aggiungersi un documentario firmato da Luca e Carlo Verdone dal titolo Alberto il grande, che lo ripercorre nel giro di una novantina di minuti circa. Troppo pochi per restituire proprio quella grandezza che lo contraddistingueva, ma sufficienti per farcene almeno rendere conto. Voluto dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, il documentario dei fratelli Verdone purtroppo non è all’altezza della situazione e a conti fatti rappresenta un’opportunità persa. La velocità con la quale è stato realizzato (l’annuncio dell’inizio delle riprese era stato dato dagli autori poco dopo l’Epifania) è la cartina tornasole di un confezione frettolosa, che poi è ciò che traspare dalla visione. Non stiamo parlando della qualità visiva e fotografica (anche se sull’audio ci sarebbe molto da dire), quella non manca, piuttosto di un progetto che nel suo complesso denota un’improvvisazione palese e istintiva, affidata unicamente alle capacità oratorie di Carlo che, come visto ultimamente nella biografia a lui dedicata da Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti (Carlo!) e in passato nello speciale di Sky Verdone racconta Leone, possono rappresentare da sole l’ancora di sicurezza. È unicamente su queste che si regge un ritratto che rievoca ma non fa rivivere quanto dovrebbe l’esistenza di Sordi. Tolti i suoi siparietti e le divertenti imitazioni (il racconto di quando è entrato per la prima volta in casa del collega nell’82 in occasione della preparazione di In viaggio con papà è da antologia) non resta nulla, se non una raccolta assemblata a tutto gas di materiali d’archivio, brani di film e testimonianze di alcune personalità del mondo dello spettacolo (tra cui Franca Valeri, Gigi Proietti, Enrico Vanzina, Christian De Sica, Aurelia Sordi, Dino De Laurentiis, Ettore Scola, Pippo Baudo, Claudia Cardinale, Fulvio Lucidano) che insieme a lui raccontano l’uomo e l’attore, dando vita a un ritratto appena abbozzato su una tela incompiuta.

Indossate le vesti dei Virgilio della situazione i fratelli Verdone entrano ed esplorano in lungo e in largo la celebre villa sull’Appia di Sordi, dove prima nessuna videocamera era mai penetrata, alternando la visita con una serie di tappe nei luoghi simbolo della vita dell’attore romano fuori e dentro il set. Cristallizzata nel tempo è impressionante come si percepisca ancora la presenza di un proprietario che non c’è più con il fisico ma il cui spirito aleggia ancora in tutti gli angoli di quella splendida casa lontana dal frastuono della metropoli capitolina. È proprio la visita a questa sorta di museo, dove il tempo sembra essersi fermato, l’aspetto più interessante di un’operazione doverosa e fatta sicuramente con amore e affetto, ma che avrebbe meritato una costruzione più articolata e approfondita. Ma al di là della riuscita oppure no di Alberto il grande, Sordi resterà sempre nei nostri cuori.

Francesco Del Grosso


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