Magazine Società

Alcune considerazioni di un ex candidato sindaco sulle liste civiche e sulla campagna elettorale luinese

Creato il 18 maggio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Il clima elettorale luinese, a dir poco rovente, durerà poco meno di due settimane, con il voto del 31 maggio. In questi mesi la campagna è stata segnata da toni aspri ed accese, polemiche e repliche.Solo sabato, infatti, la notizia del mancato incontro tra i candidati sindaci, con quattro di essi che hanno rifiutato di presentarsi in questo comunicato, spiegando le loro ragioni. A scrivere alla redazione oggi è stato Enrico Bianchi, candidato sindaco 2005 per la lista di comunità di centrosinistra “La Luino che unisce”, che ha voluto esprimere la propria opinione su quanto accaduto nel corso di questi mesi di campagna elettorale, con un auspicio per il futuro.

Enrico Bianchi, in uno scatto del 2005 di Varesenews (Foto © Varesenews.it)

Enrico Bianchi, in uno scatto del 2005 di Varesenews (Foto © Varesenews.it)

La lettera dell’ex candidato sindaco 2005 per “La Luino che unisce”. “La politica è da sempre identificata come ricerca del bene comune della città. Ma la società di oggi – e Luino ne è parte – è quanto mai complessa e tale complessità si esprime nel processo che rende difficile il raggiungimento del consenso e la gestione dell’Amministrazione pubblica. I diversi interessi in gioco e la varietà delle opinioni rendono difficile il compito della Politica che dovrebbe essere il luogo dove si determinano i valori comuni, si selezionano i bisogni, ma soprattutto si fondano le regole e i diritti per una civile convivenza.

Si è mai pensato veramente a quale società si è formata nel luinese in questi anni? Partiamo dal territorio: è molto popolato, urbanizzato ed ora poco industrializzato. Non c’è stata una efficace programmazione territoriale e si è andati incontro ad un’edilizia intensiva e dispersiva.

Negli ultimi trent’anni si sono verificate anche altre grandi trasformazioni cariche di conseguenze:

- Luino da zona di emigrazione è diventata terra di immigrazione. Ora però i nostri giovani migrano sempre più verso altri luoghi. Si fa sentire sempre più l’immigrazione extracomunitaria;

- è aumentato per anni il benessere generale, come risultato dell’operosità dei luinesi ma anche del “Welfare State”. Si assiste ora ad un evidente rallentamento se non un inversione pesante di questa tendenza;

- si è ridimensionata la rete dei centri associativi (circoli, associazioni, oratori, partiti, ecc.), cioè si è ridotta la “società civile” (come insieme delle relazioni interpersonali);

- non si è data priorità alla qualità della vita in senso generale (lavoro, facilità di raggiungerlo, sensibilità ai bisogni delle giovani generazioni) affinché la popolazione non invecchiasse lasciando la città in una situazione di impoverimento culturale, ridotta vivacità economica e politica. La conseguenza più grave e seria è la ridotta mobilità sociale che fa di Luino l’esempio tipico di una città immobile, per certi versi paragonabile ad una città del Sud d’Italia;

- i lavoratori atipici ed i frontalieri sono in costante aumento di conseguenza viene a diminuire sempre più il ruolo dei sindacati (si pensi alle industrie di un tempo o al numero di addetti alla stazione di Luino). Le aziende con il maggior numero di addetti in Luino sono la Fond. Comi, l’Ospedale, il Comune, l’IMF (l’azienda privata più grande con siti produttivi all’estero), la Ghiringhelli;

- c’è stata anche qui da noi una rivoluzione culturale che ha indebolito i rapporti interpersonali nelle famiglie e nella società. La società luinese è diventata anch’essa una società frantumata, senza coesione d’insieme, che ha fatto declinare la fiducia reciproca.

Quali sfide, quali obiettivi? La società globalizzata, sempre più complessa, esige più responsabilità e competenze. La “società post-moderna” attuale è più flessibile e composta da gruppi più che da ceti, cioè da aggregazioni meno definite e stabili. Il conflitto politico non riguarda più come una volta, o almeno solo in parte, la distribuzione dei beni materiali, ma il modo di vivere, gli stili di vita, la concezione dei valori, le identità. (cit. riflessioni di Baumann)

Da qui nasce la forte necessità di un vero ed innovativo programma per la città. Ma non solo, c’è l’esigenza di stare vicino al cittadino, di cercare di affrontare con lui i grandi temi/ problemi della quotidianità, di dare speranze a chi non ce la fa e “concretezza pedagogica” nell’affrontare i problemi. La politica deve proporre progetti alternativi per preparare un futuro migliore.

Proprio sul concetto di “concretezza pedagogica” ritengo si debba riflettere un po’ di più. La città, se diseducata e manipolata, si arrende facilmente all’anti-politica (cioè al populismo, alla demagogia, al qualunquismo, all’indifferenza). Il rischio è di andare verso una “post-democrazia” in cui la società è meno libera: si scelgono le persone, ma non le soluzioni. E qui veniamo ad un punto chiave della riflessione su queste elezioni comunali: la trasversalità ed il personalismo. Entrambi risultato di un problema grave che ho già citato, la profonda crisi dei partiti. Ci troviamo di fronte a liste conseguenza di una volontà personale di affermazione. Nessuna di queste candidature alla carica di Sindaco è passata attraverso un processo di “maturazione” democratica frutto di attività caratteristiche dei partiti: iniziative politico-culturali, allargamento del numero degli iscritti – quindi di una maggior platea decisionale – congressi e confronti anche tra diverse sensibilità interne e con le altre forze politiche sul territorio. Ma soprattutto, uno strumento importante e qualificante come le primarie allargate – tra l’altro vero strumento innovativo del centrosinistra – non è stato preso seriamente in considerazione da nessuno. Si è arrivati quindi a questa trasversalità, frutto di una frammentazione dei partiti che hanno lasciato i propri rappresentanti in più liste. Ora si velano i simboli e le appartenenze e si procede ad un ulteriore indebolimento dei partiti e movimenti politici. Tutti i partiti politici quindi sono spaccati in più liste che si dichiarano tra loro alternative. A questo punto è d’obbligo la domanda: come faranno queste strutture, queste organizzazioni di uomini e donne a svolgere l’indispensabile lavoro della sintesi e dell’elaborazione finale? Come potranno passare dai programmi ai progetti senza contraddizioni interne tali da provocarne l’immobilismo. La lettura dei vari programmi non ci toglie questi dubbi anzi aumentano le apprensioni e le perplessità. Non è dall’elenco dei desideri che si percepisce una volontà di raggiungere una capacità di azione amministrativa chiara ed efficace. Il “come” si raggiungono gli obiettivi è importante ma solo quando diventa il risultato di un processo di relazioni positive cioè dotate di quel feed-back necessario per una vera mediazione tra gli uomini, un vero senso di appartenenza ad un destino comune che è quello della propria città, della proprie vite di comunità. Qui a Luino – e purtroppo non solo – sono le contraddizioni, consapevoli o inconsapevoli che annientano la Politica sconfiggendo le Comunità e lasciando la Politica stessa nelle mani di pochi. Affermare che la trasversalità è un profondo pensiero politico è a dir poco imbarazzante se questo non viene scrupolosamente istituzionalizzato e legalmente strutturato con leggi coerenti (vedi per es. nella vicina Svizzera siedono nell’Esecutivo rappresentanti sia della maggioranza che dell’opposizione ma che utilizzano come strumento di decisione popolare determinante il referendum).

Le liste oramai si sono trasformate così in contenitori vuoti. Può forse essere di qualche efficacia – sembra si favorisca un po’ di coesione – ma si confonde il mezzo con il fine al prezzo di una grave perdita di senso.

Se si distrugge il “capitale sociale”, ed il “capitale umano” cioè il patrimonio dei principi e dei valori condivisi – e delle persone che li portano- anche la Politica si dissolve. La Politica deve rimettere al centro le persone: deve occuparsi meno di voti e più di umanità, meno di tattiche e più di verità.

Ovviamente non so chi uscirà vincitore da questa tornata elettorale. So solo che di questa situazione dovremmo sentirci tutti un po’ responsabili: ci siamo preclusi le possibilità di scelta e quindi siamo meno liberi. Come persona che nel proprio piccolo in questi anni ha cercato di occuparsi della “polis” locale questa responsabilità la sento, consapevole dei miei limiti e dei miei inascoltati contributi, della mia fragilità e solitudine politica. Mi auguro che dopo questa tornata / ubriacatura elettorale si arrivi da parte di tutti a questa consapevolezza: dobbiamo cambiare, dobbiamo rinnovarci. Non lo dobbiamo solo a noi ma in particolare alle giovani generazioni, ai nostri figli che proprio oggi hanno ritirato la loro Tessera Elettorale e guardano a tutto ciò che sta avvenendo in città con scetticismo se non con indifferenza. Inconsapevoli ed incolpevoli destinatari delle nostre scelte di oggi. “Perché qualcosa cambi, dobbiamo cambiare anche noi” (Aldo Moro)

Si chiude così la lettera firmata da Enrico Bianchi.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :