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Alda, la "pazza"

Creato il 26 novembre 2012 da Luluovertherainbow @rainbowlulu_
"O donne povere e sole, violentate da chi non vi conosce.
Donne che avete mani sull'infanzia esultanti segreti d'amore, tenete conto che la vostra voracità naturale non sarà mai saziata.
Mangerete polvere come io mangio polvere cercherete di impazzire e non ci riuscirete, avrete sempre il filo della ragione che vi taglierà in due.
Ma da queste profonde ferite usciranno farfalle libere"

E' da tanto che voglio parlarvi di lei, una delle mie poetesse preferite, Alda Merini.
La "Pazza", si proprio così, perchè per essere artisti si deve per forza esser un po' folli, strambi, fuori dal comune. Criticati il più spesso delle volte e soprattutto non capiti. Alda, ha passato quasi metà della sua vita in manicomi e cliniche psichiatriche, alternando periodi di grande lucidità mentale a periodi di dispersione inconscia, in cui lei stessa ha dichiarato di non trovarsi più. Queste esperienze hanno reso la sua poetica ancora più unica e in diverse sue poesie o raccolte si evince il suo vissuto.
Alda Giuseppina Angela Merini, nata a Milano il 21 marzo del 1931, da madre casalinga e padre dipendente delle assicurazioni, era la seconda di tre figli. Della sua infanzia si sa ben poco, tranne ciò che trapela dalle sue opere. Era una bambina, strana, complicata, ma molto intelligente, con voti sempre alti a scuola e un amore infinito per la cultura. Amava dire " Lo studio fu sempre una mia parte vitale".
Amava il pianoforte e la musica, da cui spesso trasse ispirazione. Iniziò come autrice a soli 15 anni e dopo neanche un anno fu internata la prima volta, uscita dopo poco tempo iniziò una relazione d'amore tormentata con Giorgio Manganelli, che fu uno dei primi a credere in lei.
Dal 1950 al 1953 frequentò Salvatore Quasimodo e dopo poco sposò Ettore Carniti da cui ebbe quattro figlie, alternando periodi di sanità mentale a ricoveri sempre più assidui nelle varie cliniche psichiatriche che la ospitarono. In tutto questo lungo periodo durato quasi vent'anni, la "Pazza" Alda non fece altro che produrre poesie, opere e sonetti che oggi fanno parte del bagaglio poetico culturale italiano.
Dopo la morte del primo marito sposa nell'83 Michele Perri e si trasferisce a Taranto, dove nell'86 la internano per l'ultima volta.
Affetta da "sindrome bipolare" come molti altri artisti, poeti, di un tempo e anche di oggi, Alda, morta l'1 novembre 2009, ha lasciato un segno e un vuoto nel cuore di molti.
Nel 2007 le è stata consegnata a Messina una laurea "honoris causa" in "Teorie della comunicazione e dei linguaggi".
Nel 2005 vari artisti, anche della musica s'impegnano a promuovere la poesia di Alda nel mondo e la poetessa si ritrova spesso in eventi internazionali.
Io adoro questa donna, ho iniziato a leggere le sue poesie quando avevo solo 16 anni, grazie a Mio Zio Nino, scomparso un anno e mezzo fa, che mi ha trasmesso anche l'amore per lei.
Non ho letto tutte le sue opere sono davvero tante, ma mi sono ripromessa di farlo. Se posso consigliarvene qualcuna, leggetevi : "L'altra verità. Diario di una diversa" del 1986 edito Scheiwiller, oppure "La terra Santa", sempre edizioni Scheiwiller del 1984, o la sua raccolta di prose e poesie postuma "Il suono dell'ombra", a cura di Ambrogio Borsani, edito Mondadori del 2010.
Poi se volete guardatevi anche il documentario su di lei: "Alda Merini, una donna sul palcoscenico" di Cosimo Damiano Damato, del 2009, presentato ai tempi alla 65° Mostra Internazionale dell'arte cinematografica di Venezia, con la partecipazione di Mariangela Melato e per cui la poetessa ha scritto questi versi :
"Un giorno io ho perso una parola/sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta/ Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci/ Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c’è risposta./ Io le mie poesie le ho buttate/ non avevo fogli su cui scriverle./ Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio/ qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato./ Pensavo che per loro non c’erano semafori, castelli e strade./ Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini./ Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare/ un santo che non aveva le catene,non era un malfattore,/ l’unica cosa che avevo avuto in questi anni./ L’avrei seguito/ finché un giorno non sapevo più innamorarmi./ È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella./ Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza./ Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi./ Sono morta nell’indolenza"

Stimo e ammiro questa donna, non solo per le sue poesie e la sua vita artistica, ma soprattutto per il suo modo di reagire alla vita, per essere riuscita a fare la differenza, in un'epoca in cui solo perchè eri donna eri svantaggiata, poi nel suo caso pesava su di lei anche la malattia mentale, che purtroppo tutt'ora è sottovalutata e causa di isolamento, derisione e atti di bullismo spesso.
Leggendo Alda sembra di sentire il suo dolore, in altre opere la sua gioia, ma soprattutto la sua forza.
Non è una poetessa come altre, il suo modo di scrivere è unico e mi emoziona ogni volta.
Questa donna incompresa, derisa, umiliata, isolata.. che aveva tutto un suo modo di porsi, vestirsi, truccarsi, è riuscita a diventare immortale.. le sue parole riecheggeranno in eterno..anche dopo di noi. Lei ci sarà. E' parte integrante della nostra cultura. E' un mito.
"C'è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l'età.
Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare"

LULU'

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