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Alessandro Borghese, la ricetta del successo

Creato il 01 agosto 2011 da Eatitmilano @Eatitmilano
photo Cosimo Buccolieri

(photo Cosimo Buccolieri)

L’INTERVISTA (pubblicata sul quotidiano Il Giorno  il 04/07/2011)

 Dalle navi da crociera al piccolo schermo. Può sembrare una favola la storia di Alessandro Borghese, il noto chef figlio dell’attrice Barbara Bouchet e dell’imprenditore Luigi Borghese. Ma dietro al successo c’è solo il frutto di tanta esperienza fatta girando il mondo e la voglia di dare sempre il massimo.

Com’è nata la passione per la cucina?
«È iniziato tutto grazie a mio padre. È sempre stato un amante di pentole e fornelli e da ragazzino trascorrevo ore in cucina insieme a lui, a 17 anni, poi, ho deciso di fare sul serio».

Com’è iniziata la sua carriera?
«Ancora minorenne mi sono imbarcato sulle navi da crociera. Volevo fare esperienza, rubare con gli occhi. Dopo tre anni nelle cucina delle navi, poi, ho iniziato a girare il mondo. Ho lavorato a Londra, San Francisco e Parigi e, dopo aver frequentato la scuola di sommelier in Italia, sono ripartito per New York».

Dalle cucine alla tv. Come è avvenuta la svolta?
«È avvenuto tutto casualmente, stile “sliding doors”. Mia mamma mi ha detto che a Sky facevano dei provini e mi sono fatto avanti».

Quanto ha influito il “nome” di sua madre nella sua vita e nella sua carriera?
«Moltissimo, perché è una vera fortuna avere una mamma così. Mi ha insegnato tanto, mi ha aiutato, e insieme a mio padre mi ha sempre incoraggiato. Grazie a lei sono disinvolto davanti alle telecamere. In fin dei conti la tv è un po’ come se fosse casa mia, sono nato in questo mondo».

Si sente più cuoco o più showman?
«Assolutamente più cuoco. La tv mi divertema da un momento all’altro potrebbe arrivare un altro Alessandro Borghese… ».

Quali sono le carattertistiche che contraddistinguono la sua cucina?
«La cucina è l’espressione di chi la fa, l’insieme di stomaco, mente e testa e per questo ogni cucina è unica. Io nei miei piatti descrivo il mio stato d’animo, esattamente come fa un’artista in un’opera d’arte; anche la cucina è arte».

Ma in cosa si differenziano i suoi piatti?
«Nella semplicità e nella ricerca. Mi piace usare prodotti genuini ed evocare i sapori dei piatti che preparavano le nostre nonne utilizzando le tecniche dell’alta cucina e dandogli quel tocco in più».

Cosa consiglia agli aspiranti chef?
«Di non perdere mai l’entusiasmo per quello che fanno, di imparare con tanta umiltà e di mettere il massimo della passione in ogni loro creazione ».



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