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Alessandro Gassman e Riccardo III: Tutta la Modernità di un Classico Senza Tempo

Creato il 19 febbraio 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Federica Zingarino 19 febbraio 2014 teatro, vedere Nessun commento

Ancora una volta Shakespeare, ancora una volta il Riccardo III ma stavolta diretto ed interpretato da Alessandro Gassman. L’attore che ha portato lo spettacolo al Teatro della Pergola di Firenze lo scorso 6 febbraio è stato aiutato anche dalla traduzione / adattamento di Vitaliano Trevisan che modifica e alleggerisce i ritmi del dramma avvicinandoli ai modi della contemporaneità, a partire dalla grammatica testuale, rendendolo così moderno e giovanile. Gassman e Trevisan sono dunque stati capaci di scardinare l’usuale contrapposizione tra bene e male che per tradizione si associa a quest’opera dando vita ad una variante che già dal titolo, RIII – Riccardo Terzo, vuole, pur senza nulla stravolgere, donare nuova linfa al capolavoro del Bardo. Attorno a Gassman una compagnia di attori molto bravi, da Mauro Martino a Paila Pavese, da Sergio Meogrossi a Giacomo Rosselli, tutti motivati ed organizzati nei movimenti scenici quasi con scaltrezza, direi, da una regia robusta e da un carattere fortemente multimediale che viene evidenziato da chicche come gli inusuali titoli di coda che scorrono con modalità cinematografica. Riccardo è il perno attorno al quale si sviluppa l’intricato labirinto di relazioni che rimbalzano repentinamente dal personale al politico. Riccardo è un Alessandro Gassman che sciancato, imperfetto, contorto riesce ad entrare in simbiosi con la fisicità deforme e la dissolutezza morale del personaggio, dominando la scena con l’arte della parola, l’ironia, il finto altruismo, l’autocommiserazione. Imbruttito da un trucco pesante, che riesce a scavare pesantemente il suo viso, vestito come un generale della Seconda guerra mondiale e con un braccio bloccato in una strana gabbia di ferro, Gassman con la sua statura imponente tenta di rendere la metafora di un potere diabolico e manipolatore che corrompe tutti quelli con cui entra in contatto.

Alessandro Gassman e Riccardo III: Tutta la Modernità di un Classico Senza Tempo

Come nella versione originale, Riccardo, folle e sanguinario, si compiace del suo atteggiamento istrionico e il suo carisma coinvolge e schiaccia tutti. Anche la trama è rimasta totalmente invariata. Le cospirazioni di Riccardo hanno inizio con il far ricadere sospetti di ogni tipo sul fratello maggiore Giorgio, duca di Clarence (Marco Cavicchioli), che sarà condotto nella Torre di Londra e verrà ucciso dal temutissimo braccio destro del malvagio duca di Gloucester, Tyrrel (il bravissimo Manrico Gammarota). Dopo aver eliminato il fratello, Riccardo passa a corteggiare Lady Anna (Sabrina Knaflitz), vedova del principe di Galles, che accetterà di sposarlo. Inoltre, aiutato dal suo amico duca di Buckingham (Sergio Meogrossi), continua a tramare per la corona, presentandosi agli altri come uomo mite e modesto, che, alla morte di Edoardo IV, riuscirà così ad ottenere la corona. Non contento toglierà di mezzo anche entrambi i figli di Edoardo, successori legittimi al trono, onde evitare spiacevoli rivendicazioni. Ma la sua crudeltà non ha fine e, ripudiata la moglie, è pronto a sposare la nipote Elisabetta, in modo da eliminare ogni ostacolo. Non avendo ottenuto quanto promessogli, il duca di Buckingham si ribella al vecchio sodale, schierandosi con il conte di Richmond, ma pagherà questa sua decisione con la vita. Visti gli innumerevoli crimini commessi, Riccardo non avrà scampo e, rimasto senza alleati, perirà sul campo di battaglia di Bosworth per mezzo della spada di Richmond urlando la celebre frase: «Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!».

Alessandro Gassman e Riccardo III: Tutta la Modernità di un Classico Senza Tempo

Gassman, nel presentare la sua versione del Riccardo III, ha dichiarato alla stampa di essersi ispirato a Tim Burton. In scena, effettivamente, abbondano le teste mozzate, i grembiuli insanguinati, le caratterizzazioni estreme. Ma anche di aver temuto, «forse per l’incombenza di gigantesche ombre familiari» (il riferimento è alla versione interpretata dal padre Vittorio per la regia di Luca Ronconi), un approccio timoroso e distaccato a quest’opera di Shakespeare. «Le messe in scena dei suoi capolavori, lo confesso, non sono mai riuscite a coinvolgermi del tutto, forse per la difficile sintonia con un linguaggio così complesso e articolato ma anche, in molte traduzioni, oscuro e arcaico. Un “ostacolo” che mi ha sempre impedito di immaginare una messa in scena in grado di restituire l’immensa componente poetica ed emozionale e allo stesso tempo di innervare di asprezza contemporanea il cuore pulsante ed immortale dell’opera shakespeariana attraverso il registro comunicativo a me più congeniale, ovvero quello della modernità e dell’immediatezza». In ogni caso, dopo aver assistito alla rappresentazione, possiamo dire che Alessandro Gassman, qui bravissimo sia come interprete che come regista, ha vinto la sua sfida coinvolgendo il pubblico in maniera pressoché totale. Due parole sull’allestimento che contribuisce al forte impatto dello spettacolo: una scenografia gotica ideata da Gianluca Amodio, con la costante degli archi a sesto acuto e il nero che domina il palco, illuminato a sezioni per gli interni, le vetrate simili a quelle delle chiese, mentre gli esterni e gli effetti scenici sono definiti dalle suggestive videografie di Marco Schiavoni, mago della tridimensionalità. I rari tocchi di colore sono riservati ai costumi, austeri e per lo più scuri, ideati da Mariano Tufano. Infine, la colonna sonora con le musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi che risultano tormentose, stranianti, sospese, allucinate, a volte monocordi, moderne e romantiche, con evidente ispirazione cinematografica.

Fotografie di Federico Riva

Alessandro Gassman e Riccardo III: Tutta la Modernità di un Classico Senza Tempo


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