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Alessandro Prete sui giovani: “Nessuno è orfano se non di se stesso”

Creato il 01 marzo 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Locandina

 

Come é fatta la vita di un ragazzo orfano che improvvisamente si trova cresciuto e adulto, quali sono i suoi pensieri, le sue dinamiche, i suoi sogni, le sue delusioni, le sue ambizioni? Sono questi gli interrogativi che si è posto Alessandro Prete, attore noto per i diversi ruoli interpretati al cinema e in tv (Romanzo Criminale –La serie), quando si accingeva a scrivere il suo ultimo spettacolo L’ultima notte. La trama è semplice: cinque ragazzi, che vivono in un orfanotrofio, si ritrovano improvvisamente cresciuti. Che ne sarà di loro, lo scopriranno nella loro ultima notte nell’istituto.

Andato in scena al Teatro Tordinona dal 19 al 24 febbraio 2013, L’ultima notte vanta un cast di giovani talenti notevoli: Paolo Bernardini, Matteo Vanni, Fabrizio Scuderi, Giacomo Ferrara, Matteo Cannito e Alessandro Demontis. La regia dello spettacolo è firmata da Alessandro Prete, che ha risposto alle nostre domande.

Come ti è venuta l’idea di ambientare la tua storia in un orfanotrofio?

 A vent’anni, quando ho incominciato a scrivere il testo, le domande che facevo a me stesso erano tante. Ad alcune riuscivo a dare una risposta ad altre no. Per vari motivi il senso di solitudine mi rendeva irrequieto. La voglia di esprimermi non era simile ai miei coetanei, che studiavano all’università. A vent’anni , far parte del mondo del lavoro ha i suoi pro ed i suoi contro. Era un momento della mia vita, nel quale non trovavo una vera collocazione sociale.  Per questo ho sentito l’urgenza di raccontarmi attraverso questa storia. La domanda, un po’ vigliacca, che mi facevo e da cui sono partito è stata questa: “Se io Alessandro Prete, che ho una famiglia alle spalle, che ho delle persone che mi vogliono bene e che sanno consigliarmi, mi sento così perso, per un cambiamento radicale che sto affrontando, per le scelte che sono chiamato a fare, come potrebbero sentirsi degli orfani che non hanno nessuno a cui poggiarsi, se non loro stessi?”. Oggi posso dire che scrivere questo testo non solo mi ha aiutato professionalmente, ma soprattutto umanamente, a crescere e a prendere coraggio. Un coraggio che i miei giovani protagonisti hanno dimostrato all’interno della storia.

I protagonisti dello spettacolo sono orfani, si tratta di una scelta drammaturgica precisa, che implica un discorso sulla mancanza. Che tipo di mancanza hai voluto mettere in luce?7

 Ognuno di noi ha dei buchi neri. Le mancanze sono tante. Specialmente in questo periodo vedo una generazione di ventenni un po’ persi, senza speranze e con tante paure che non esistono. Il valore della famiglia che si perde, il rispetto delle cose anche, la frustrazione che cresce per le troppe cose da cui siamo circondati… Ma come dico sempre: Nessuno è orfano se non di se stesso!

Da osservatore e artista/regista, come vedi i giovani oggi, nonostante le mancanze con cui devono fare i conti?

Spero e auspico un cambiamento radicale. Nel modo di pensare, nel gusto, nei valori, vedo una generazione, come dicevo prima,molto orfana e chiusa in se stessa. Facendo cultura e spettacolo come professione, considero la medesime come uno specchio più che attendibile. Mi piacerebbe che questa nuova generazione, trovasse la forza di rinunciare alle cose effimere della vita, ridando valore a quelle più semplici, romantiche, passionali che compongono l’animo umano. Se questo cambiamento passerà attraverso un urlo di dolore, come avviene appunto nello spettacolo, ben venga. Mai stare zitti! Mai avere paura!

Come è stato dirigere un cast composto da giovanissimi interpreti?

 Fantastico! Adoro lavorare con i giovani! Adoro la loro voglia di emergere. Mi piace formare le persone e consigliare per quanto posso! Mi nutro della loro genuinità per rimanere sempre vivo ed aggiornato e amo trasferire la mia esperienza.

C’è qualcosa di autobiografico o personale nel testo che metti in scena?

 Si! Come in tutte le cose che scrivo!

Stai già pensando ad un nuovo spettacolo?

 Andro’ inscena ad aprile al Teatro Eliseo con Edgar Allan Poe, Il racconto di un uomo. Un’ operazione particolare e per certi versi innovativa. Un’ opera gothic rock multimediale che mi vedrà regista oltre che autore.

Francesca Tiberi

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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