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alessia e michela orlando: BRIVIDI DA UN ESERGO-LE STRADE PORTANO OVUNQUE-NEL PECCATO COME NEI BRIVIDI

Creato il 18 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: BRIVIDI DA UN ESERGO-LE STRADE PORTANO OVUNQUE-NEL PECCATO COME  NEI BRIVIDI

alessia e michela orlando: BRIVIDI DA UN ESERGO-LE STRADE PORTANO OVUNQUE-NEL PECCATO COME  NEI BRIVIDI

Un canto selvaggio, o piuttosto un grido, un urlo di gioia mi spaventò e mi turbò: era il ragazzo, che stava nel biroccio dietro a noi. Io lo rimproverai vivacemente, mentre fino allora egli non aveva inteso una sola parola aspra da noi, essendo in fondo un buon figliuolo.

Per un poco, non si mosse; poi mi batté lievemente sulla spalla, tese fra noi due il braccio destro con l'indice alzato e: - Signor, perdonate, - mi disse – questa è la mia patria! – Ciò che mi sorprese non men di prima e mi fece luccicare gli occhi, povero figlio del nord, qualche cosa come una lacrima.

Viaggio in Italia

JOHANN WOLFGANG GOETHE

 

LE STRADE

TUTTE LE STRADE PORTANO: OVUNQUE

QUALCUNA PORTA ANCHE ALTROVE: NEL PECCATO

COME NEI BRIVIDI DI AMORE PER NAPOLI

NAPOLI ENTRO E FUORI LE MURA

Le trasformazioni urbanistiche, demografiche e territoriali di un'antica capitale rimasta per troppo tempo vincolata dalle sue stesse mura, MASSIMO ROSI

NEWTON & COMPTON EDITORI

 

 

Molte città sono costrette in mura possenti. Hanno avuto molto senso quelle pietre, talvolta ciclopiche. Napoli non sfugge a questa constatazione. Ovviamente furono un circuito difensivo essenziale, l'unico che poteva farla sopravvivere agli attacchi. Oggi, di quel perimetro che cingeva tutto l'antico centro, ne restano non moltissimi resti visibili. Lo si potrebbe, però, immaginare osservando le piante dei palazzi.

Esemplificando si può dare rilevanza alle:

MURA GRECHE

Sono quelle che si trovano ai lembi del l'enorme poggio su cui è insediata la città antica di Napoli. A loro volta erano protette da valloni tutto intorno l'abitato. In questa formazione era la ragion per la quale NEAPOLIS venne ritenuta inespugnabile, come emerge dalle fonti che trattano delle guerra annibalica. Siamo nel periodo 218-212 a. C.

Nel conflitto greco-gotico, risalente al VI sec. d.C. la fama si consolidò. Solo nel 1987, e per caso, si è scoperto che i blocchi utilizzata per la costruzione della difesa provenivano da Poggioreale, da zona prospiciente il Cimitero Monumentale: la piazza davanti la chiesa di Santa Maria del Pianto.

MURA ROMANE

I romani rinforzano con piperno le strutture in tufo erette dai greci. All'esterno installarono pietra lavica e all'interno impiegarono ancora il tufo. La traiettoria attraversava le vie: Foria, Pietro Colletta, Corso Umberto I, San Sebastiano e Costantinopoli.

MURA BIZANTINE E NORMANNE

Le mura subiscono un rafforzamento soprattutto alla corona: ciò risulterà quanto mai opportuno durante gli attacchi dell'imperatore Enrico IV e in quelli dei baroni di Terra di Lavoro. Della Napoli Normanna e, quindi, delle sue mura resta pochissimo.

MURA ANGIOINE

La città, preferita a Palermo per assumere il ruolo di capitale del Regno delle due Sicilie, si sviluppa notevolmente, ma sempre costretta nelle medesime mura. Si diede corso a intensi interventi militari e realizzato il rafforzamento di Castel dell'Ovo e Castel Capuana.

MURA ARAGONESI

Si allarga, finalmente, il perimetro; la difesa viene spostata più avanti; sono realizzate 22 torri cilindriche.

MURA SPAGNOLE

L'ossatura della metropoli non cambia, ma è la città stessa ad evolversi perdendo la caratteristica di città ideale per il buon vivere: giardini, orti, strade agevolmente transitabili (non passerà molto e si avranno i primi provvedimenti destinati  a regolare il traffico). Le murature aragonesi vennero rafforzate. E vennero costruite torri con pozzolana e tufo. Fu necessaria l'emanazione di prammatiche per evitare che si costruisse fuori le mura.

In una visione di assieme: La città si presenta dalle origini chiusa nella cinta muraria che assume grande importanza per la formazione della civitas: fino alla fine del sessantannieo aragonese, le vicende sono viste secondo la logica della città murata. Con la fine della dinastia aragonese, a cui subentrò l'impero spagnolo, Napoli vedrà crescere il numero degli abitanti, il formarsi di quella numerosissima plebe, magma sempre temuto per le vulcaniche, improvvise esplosioni di collera incontrollabile, e il consolidarsi del potere feudale, causa di arretratezza. La grande metropoli meridionale abbandona dal XVI secolo il carattere della città rinascimentale, per assumere sempre più quello di grande centro di consumo. Acquista una popolazione sempre crescente, proveniente dalle campagne, attratta dai privilegi e diventa la seconda città d'Europa dopo Parigi, sempre però chiusa all'interno delle mura. Con il regno di Carlo di Borbone, che sottrae Napoli agli Austriaci nel 1734, la città ridiventa capitale, terza città d'Europa dopo Parigi e Londra, e si arricchisce di grandiose opere e di vivaci espressioni culturali; ma sempre una numerosissima plebe vive in simbiosi parassitaria con l'aristocrazia.

La seconda di copertina del libro NAPOLI ENTRO E FUORI LE MURA, Le trasformazioni urbanistiche, demografiche e territoriali di un'antica capitale rimasta per troppo tempo vincolata dalle sue stesse mura, NEWTON & COMPTON EDITORI, ci introduce già nel tema di cui si fa carico Massimo Rosi: le trasformazioni urbane fino al post terremoto, toccando anche le attuali scelte urbanistiche.

L'Autore.

Massimo Rosi, architetto, professore alla facoltà di architettura dell'università di Napoli Federico II, ha svolto studi sull'architettura meridionale del '400 e le influenze del Levante spagnolo, con il CNR e l'Istituto cultural español de Santiago. Insignito dal Governo spagnolo dell'onorificenza Official de la Orden del Mérito Civil, vincitore del premio Roehrsen per l'Urbanistica della Fondazione della Rocca 1992. E' presidente dell'Osservatorio internazionale delle Coste del Mediterraneo.


Se da un libro ci si può attendere esca fuori anche qualche brivido, cosa che noi cerchiamo con il lanternino, qui lo si trova immediatamente, già nell'esergo alla Introduzione. Vorremmo tanto divenisse il motto di una associazione:

Un canto selvaggio, o piuttosto un grido, un urlo di gioia mi spaventò e mi turbò: era il ragazzo, che stava nel biroccio dietro a noi. Io lo rimproverai vivacemente, mentre fino allora egli non aveva inteso una sola parola aspra da noi, essendo in fondo un buon figliuolo.

Per un poco, non si mosse; poi mi batté lievemente sulla spalla, tese fra noi due il braccio destro con l'indice alzato e: - Signor, perdonate, - mi disse – questa è la mia patria! – Ciò che mi sorprese non men di prima e mi fece luccicare gli occhi, povero figlio del nord, qualche cosa come una lacrima.

Viaggio in Italia

JOHANN WOLFGANG GOETHE

 

Il libro è corredato di molti disegni e piantine, nonché di una nutrita bibliografia.    

Le foto: I- copertina del libro.

 II- Cartina: colonie greche d'Italia e Sicilia.



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