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alessia e michela orlando: IL SEGNO E IL SUONO-LA GATTA CENERENTOLA

Creato il 23 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: IL SEGNO E IL SUONO-LA GATTA CENERENTOLA

Il segno e il suono
La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone

Annamaria Sapienza

Guida

UN LIBRO DA SALVARE

Come emerge dalla quarta di copertina: l'Autrice insegna Storia del Teatro e dello Spettacolo e Teatro di Animazione alla facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Salerno. I suoi interessi si sono rivolti anche verso la sperimentazione italiana della post avanguardia, il teatro napoletano dell'Ottocento e l'opera lirica. Ha scritto È autrice dei volumi La tecnologia nella sperimentazione teatrale italiana degli anni Ottanta: tre esempi, (Napoli 1992); La parodia dell'opera lirica a Napoli nell'Ottocento, (Napoli 1998, Guida) e Bibliografia critica di' Achille Mango, (Avellino 2004). Ha pubblicato saggi e articoli su riviste italiane e straniere.

  

Dalla stessa fonte acquisiamo: Verso la metà degli anni '70 l'attività artistica di Roberto De Simone, come autore, regista, etnomusicologo, musicista, è già piuttosto nota sia a Napoli che in Italia. Ma è la rappresentazione de La gatta Cenerentola nel 1976 che costituisce il momento di maggiore celebrità nazionale, e internazionale, del maestro napoletano e degli artisti impegnati nello spettacolo.

Dopo anni di intensa ricerca sul patrimonio popolare di area campana e dopo alcuni esperimenti condotti in tale direzione, De Simone compone un'opera che in un sol colpo, attraverso il suo stile denso e composito, si impone all'attenzione del pubblico e della critica come un prodotto che espone un particolare modo di intendere lo spettacolo, un'espressione che ingloba antiche tradizioni, esperienze primordiali e istanze teatrali fortemente innovative.

Con una prospettiva storica di trenta anni, il tentativo è quello di compiere un'analisi che evidenzi il ruolo emblematico, e unico nel suo genere, svolto dalla rappresentazione nella storia del teatro napoletano all'interno di un repertorio teatrale fortemente compromesso da retaggi e stereotipi; trascrivere in forma organica la genesi e lo sviluppo dello spettacolo inquadrandolo come un evento culturale ad ampio raggio all'interno di un clima e di un momento artistico particolari; verificare la sofisticata operazione teatrale che si nasconde dietro elementi recuperati dalla parte preistorica della cultura locale.

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Nella introduzione l'Autrice si pone un primo quesito; nasce dalla constatazione che su La gatta Cenerentola si sia scritto moltissimo: Perché occuparsene ancora, dopo trenta anni? Giunge alla inevitabile acquisizione: è nel decorso di un periodo così lungo la possibilità di una analisi a posteriori lontana da coinvolgimenti e pregiudizi…

Altro dato sin da subito acquisito è progettuale: verificare la sofisticata operazione teatrale che si nasconde dietro elementi recuperati dalla preistorica della tradizione.

Non manca di rilevare una stranezza: …un evento così importante per la storia del teatro partenopeo non trova il suo battesimo a Napoli, né per debutto né per produzione, ma da Napoli prende le energie creative e operative per poi essere presentato a Spoleto, all'interno di una manifestazione internazionale come il Festival dei due Mondi grazie all'intuito di alcune personalità del teatro italiano.

Naturalmente giunge alla conclusione: Ciò costituisce un'ulteriore motivazione per l'analisi dell'allestimento di de Simone in quanto l'esordio fuori porta della gatta Cenerentola è il sintomo di una particolare situazione teatrale nella Napoli degli anni '70 (…) privo del sostegno istituzionale che ne avrebbe garantito una più organica continuità.

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Si giunge alla analisi de La gatta Cenerentola muovendo dagli anni '60, dal peso specifico di Edoardo De Filippo, dal suo rapporto con il teatro San Ferdinando rilevato quando era devastato dai bombardamenti.

Altro decennio, quello successivo: nascono molte formazioni teatrali e si instilla il desiderio di conseguire la maggior visibilità possibile. Si affermano gruppi di breve durata; ma anche l'avanguardia: il Teatro di Marigliano ovvero Leo De Berardinis e Perla Peragallo (giunti di nuovo in Campania dopo Roma). In ogni caso: è un decennio che non smuove le istituzioni (Leo se ne andrà: prenderà la direzione di Bologna; poi incapperà nel grave fatto, che lo porterà al coma decennale direttamente da una anestesia e, infine, alla morte).

Sono questi, gli anni '70, anche gli ultimi in cui Edoardo produrrà le sue opere: le più interessanti. Il segnale più rilevante sarà, comunque, un Masaniello del 1974, diretto da Armando Pugliese (Teatro Studio '66) e scritto dallo stesso con Elvio Porta. È rappresentato nel cortile della Certosa di San Martino.

Da questa articolata, ma necessaria premessa, si giunge alla analisi dell'itinerario artistico di Roberto De Simone fino alla rappresentazione della gatta Cenerentola. Sono bellissime le immagini tratte dallo spettacolo e fa un certo effetto vedere protagonisti che non ci sono più, come Concetta Barra (la zingara nell'opera), ritratta nel momento dei saluti.

Molto interessante sono anche le interviste a Roberto De Simone, a Fausta Vetere (Cenerentola) e a Peppe Barra (la matrigna).



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