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alessia e michela orlando: LENIRE FERITE CON IL TEATRO DEI DIOSCURI. E CREARNE.

Creato il 02 novembre 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: LENIRE FERITE CON IL TEATRO DEI DIOSCURI. E CREARNE.

alessia e michela orlando: LENIRE FERITE CON IL TEATRO DEI DIOSCURI. E CREARNE.

TEATRO DEI DIOSCURI: FORMIDABILE COMPAGNIA TEATRALE CAMPANA CHE SI SVELA NELLE PAROLE DI ANTONIO CAPONIGRO

DA CAMPAGNA, IL PAESE DELL'ACQUA, NEL PANORAMA EUROPEO

 

Campagna è un affascinante paese in provincia di Salerno dove iniziarono a muovere i primi passi gli attori di Teatro dei Dioscuri. Così come lo è l'attività della compagnia, anche il paese è davvero da scoprire. L'origine  si colloca in epoca longobarda, nel IX secolo. Fu amministrato da Federico II di Svevia; divenuto marchesato, il feudo venne ceduto alla famiglia Grimaldi di Monaco; fu capoluogo del Regno delle Due Sicilie e durante il fascismo i suoi bellissimi conventi furono adibiti a lager per gli ebrei; è medaglia d'oro al merito civile per l'attività disimpegnata dagli abitanti per salvare gli ebrei. Nel 1963 si trasformò in set cinematografico per le riprese del film film hollywoodiano I vincitori (The victors), prodotto da Carl Foreman. Tratto dal romanzo The Human Kind di Alexander Baron, narra la storia di un plotone di fanteria americano sbarcato, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, in Sicilia mentre cade Berlino. Fra gli interpreti: Rosanna Schiaffino, George Peppard, George Hamilton, Romy Schneider, Senta Berger, Eli Wallach, Peter Fonda. Moltissime altre notizie si possono acquisire qui:

http://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_%28comune%29

 


INTERVISTA A: ANTONIO CAPONIGRO

TEATRO DEI DIOSCURI

 

D. Il teatro: ci pare di aver compreso sia anche uno strumento efficace per lenire ferite o per crearne, spingendo in avanti la sensibilità di chi ne respira la polvere come protagonista-spettatore…Ma quale sensibilità è richiesta per iniziare a farlo e proseguire il viaggio, magari, come spessissimo accade, fino alla fine dei propri giorni? Quale mistero esplode ogni sera dentro la mente degli attori e si riverbera in  quella di chi assiste allo spegnimento delle luci in platea e all'apertura del sipario?

 

R. Credo molto nella funzione sociale del teatro, nella ricerca di soluzioni, ma anche nella presentazione di problemi; quindi il teatro che lenisce, ma soprattutto che crea ferite. Amo tutte le forme e i generi di teatro, ma in particolare quello contemporaneo, con le sue contraddizioni, le sue conclusioni-non conclusioni, insomma i suoi problemi aperti che ci aiutano a riflettere e a far riflettere, in un'epoca in cui la massificazione, soprattutto in televisione la fa da padrona. L'attore e il regista (ho la fortuna di svolgere entrambi i ruoli) vivono di continue insoddisfazioni culturali, vivono alla ricerca di nuovi personaggi da vivere e da far vivere, con tutto il loro bagaglio di esperienze e di emozioni. E' difficile dire a parole quale mistero esploda ogni sera dentro la mente dell'attore, ma ho ben presente il senso di "pieno" prima ed il senso di "vuoto" dopo una replica. Per l'attore lo spettacolo diventa un vero e proprio atto d'amore verso il pubblico.

 

D. Dal sito di Teatro dei Dioscuri (http://www.teatrodeidioscuri.com/Archivio.html) emerge la sua storia: costanza, sguardo aperto sul territorio e verso l'Europa, sulle origini, la storia, anche dolorosa ed eroica, la parola vibrata tra le pietre e le acque di Campagna e poi altrove. Affascinante. C'è altro che ci sfugge?

 

R. C'è la formazione, per tutte le fasce di età, dai ragazzi agli adulti, agli anziani; ci sono i laboratori di prevenzione del disagio sociale in Convenzione con il Piano di Zona - Ambito S 5 di Eboli; ci sono i rapporti con gli Istituti Scolastici di ogni ordine e grado del territorio, con le attività di formazione del fare e del vedere (e giudicare) il Teatro (come avviene per la Rassegna Nazionale Scuola&Teatro "Il Gerione"); c'è soprattutto il Laboratorio Permanente Tradizioni&Tradimento, giunto ormai all'ottavo anno con la Consulenza Artistica di Michele Monetta dell'Icra Project di Napoli e la collaborazione di diverse Università italiane. Il Laboratorio Permanente, percorso di Antropologia Teatrale, con performance, seminari, videoforum, è il vero e proprio polmone di Teatro dei Dioscuri, il luogo fisico e mentale della ricerca teatrale, dell'equilibrio tra il percorso didattico ed il prodotto artistico.

 

D. E finalmente, diremmo con piacere, è giunta la copertina di SCENA, quarto trimestre 2010. È una rivista da amare. Ricordiamo ancora un ampio articolo e la foto che narravano di Claudio di Palma e Ciro Damiano, con cui facevamo teatro da ragazzine. Rileggemmo l'articolo e guardammo la foto una valanga di volte. Ci è accaduto lo stesso con la copertina che vi riguarda: suggestiva. Deve essere uno spettacolo intenso Ebbe come criterio il cuore

 

R. "Ebbe come criterio il cuore - Giovanni Palatucci" nasce da una grande intesa con Padre Franco Stano, Postulatore della causa di beatificazione dell'ultimo Questore di Fiume italiana, autore del testo teatrale, e con Michele Aiello, Presidente del Comitato "G. Palatucci" di Campagna. Nasce soprattutto dalla convinzione che il giudizio più nobile sull'esperienza dell'ultimo Questore di Fiume sia destinato a passare attraverso l'incidenza della sua vita nella vita della gente e che in tal senso e a questo scopo molto possa e debba fare il teatro come occasione privilegiata e capace di sollecitare pensieri e comportamenti. Lo spettacolo intenso, evocativo più che rievocativo, simbolico, universale, mette in luce tutta l'umanità di un "eroe per caso", che si trova a dover fare una scelta ed a svolgere consapevolmente la sua missione di salvataggio di migliaia di ebrei, che lo condurrà a sua volta a morire nel campo di sterminio di Dachau. 

 

D. Ancora sulla copertina che vi riguarda. L'abbiamo vista a Bologna, presso la cantina dove prova e tiene vari corsi Teatro a Molle di Antonio Vulpio, Antonio Contartese e Luca Gneucci (http://www.teatroamolla.it/). Il primo di origini lucane. Come voi, d'altronde…Contano le origini nella resa teatrale, nella scelta e produzione dei testi, nella capacità di comunicare? Giunge, poi, il momento di liberarsene per non avere più confini o conviene conservare l'intensità del rapporto?

 

R. Le origini campane hanno alimentato i miei primi passi teatrali, come del resto succede nella nostra regione un po' a tutti i teatranti, con la messinscena di testi di Eduardo, Peppino, Scarpetta, Petito, testi dialettali nostrani, ecc. Poi il mio e nostro percorso ci ha portati a superare tali radici, non a sconfessarle, ma a prenderne le distanze, quasi a volerle far decantare, ad oggettivarle. Sono nati così spettacoli in lingua italiana di tutto rispetto, in gran parte di autori contemporanei, ma anche di autori stranieri (Dario Fo, Terron, Graham, Chapman, Pertwee, Fayad, Silvestri, Pensa, ecc.). Quindi uno sguardo all'Italia, con la voglia di misurarsi con altre realtà teatrali in lingua italiana, senza "la tutela" del dialetto. Da poco tempo, con "Sogno di una notte di mezza sbornia" di Eduardo, siamo tornati in modo consapevole alle nostre radici, con l'idea di affrontare il nostro grande "mostro sacro" mettendo in scena in modo altro i suoi testi più conosciuti. Audace sfida (staremo, anzi, starete a vedere!).

 

D. Come è nata l'opportunità di PROGETTO EUROPEO "GIOVENTU' IN AZIONE"?

 

R. L'idea è nata dalla presenza internazionale a Campagna del Teatro "KOD" di Debno (Polonia), durante la Rassegna "Il Gerione" del 2009 (a cui ho accennato prima). Di là è nato un intenso rapporto curato dall'amico Padre Tadek Lewicki dell'Università Salesiana di Roma che ha permesso ai giovani del Laboratorio Permanente T&T una grande esperienza culturale nell'agosto di quest'anno.

 

D. Cosa resta dell'esperienza che avete fatto nell'ambito del progetto coltivato con altre tre associazioni culturali della Polonia, Lettonia ed Estonia?

 

R. Tanta crescita umana, interculturale, artistica, la ricaduta sul nuovo percorso del La.Per. (come chiamiamo affettuosamente il nostro Laboratorio), la voglia intensa di mantenere e rafforzare i rapporti, la consapevolezza di poter offrire un degno contributo con la propria passione e professionalità ad un nuovo progetto internazionale.

 

D. Teatro dei Dioscuri e la scuola, e i vecchi, e le esperienze internazionali. Il futuro: cosa serba di innovativo? Quali i programmi già messi su carta e i progetti che si vorrebbe fossero realizzati?

 

R. Prima di tutto: il Teatro per Campagna ed il suo territorio, una grande struttura che possa diventare il Centro Culturale Permanente per i giovani e per tutti i settori artistici (teatro, musica, cinema, danza); sono fiducioso che l'attuale Amministrazione, più volte stimolata, che ha toccato con mano le nostre iniziative, purtroppo penalizzate in qualche modo dalla mancanza di una struttura idonea, possa finalmente decidersi a progettare il Teatro che meritiamo. Poi: una Stagione Teatrale di tutto rispetto, con professionisti ed amatori di calibro, e ce ne sono in entrambi i settori; la continuazione del nostro lavoro di ricerca teatrale con maggiore sostegno da parte degli Enti pubblici; il miglioramento della qualità dei nostri servizi. Infine e soprattutto: delle messinscene di qualità tale da giustificare il nome impegnativo che ci marchia (in senso pieno).

 

D. Data l'attuale crisi, indubitabilmente pagata dall'arte e dalla cultura, creare sinergie, innovare, proporsi attivando piani di comunicazione professionali, utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione, parrebbe essere inevitabile. C'è altro che le compagnie già radicate e i giovani che volessero fare teatro dovrebbero essere pronti a fare per continuare o iniziare a distribuire la magia delle ombre e delle luci teatrali?

 

R. I conti con il mercato dello spettacolo sono inevitabili, anche alla luce dei tagli continui da parte degli Enti; ora, più di prima, proprio gli Enti devono fare scelte più oculate per sostenere progetti culturali anziché iniziative effimere. Aumenta la concorrenza, aumentano le proposte commerciali e nazionalpopolari. Il Teatro rischia, in questi duri anni di crisi, un completo appiattimento. E' invece, proprio ora, il momento di effettuare scelte coraggiose, competitive perché diverse ed alternative; ovviamente occorre anche diversificare l'offerta degli spettacoli e dei servizi in base al genere ed ai fruitori potenziali, utilizzando le opportunità offerte da una promozione e comunicazione moderne e professionali.

 

D. Per i giovani: divenire attori oggi; immaginare di poter vivere recitando. È una utopia o accade, accadrà ancora?

 

R. Se intendiamo l'utopia in senso positivo, non di sogno o desiderio irrealizzabile, ma di irrefrenabile tensione verso un obiettivo lontano da conquistare giorno per giorno, per il quale vale la pena di vivere, allora, sì, è un'utopia! Certo che accade, nonostante i tempi duri per la cultura e lo spettacolo, ma non penso che nel passato non ci siano stati altri periodi bui di crisi e di massificazione. Il lavoro del teatro con la T maiuscola è durissimo: occorre tanto studio teorico e pratico, tanta tecnica, tanta esperienza, tanto lavoro d'artigiano, prima ancora che d'artista. I giovani hanno sulle loro spalle una società che soprattutto con la televisione propone altri "ideali", in primis il facile successo, inteso come celebrità. Il giovane che fa teatro deve avere la forza di scrollarsi di dosso questo falso mito, di vivere il successo come quotidiana crescita ed affermazione del proprio essere, piuttosto che come celebrità. Accade, accadrà ancora, con grande convinzione e perseveranza, ma anche con grandi difficoltà.   

 

D. Come si impara il mestiere? È necessario leggere molto, andare all'università, frequentare i teatri, seguire qualche decina di master? Potrebbe bastare andare a bottega?

 

R. Sicuramente la bottega è fondamentale, altrettanto lo studio, come la frequentazione dei teatri. Teoria e pratica vanno di pari passo, così come tecnica ed ispirazione. Ritengo che pochissimi nascano attori o registi, perché di pochissimi è la scintilla del genio; molti lo diventano, anche ottimi, raggiungendo e talvolta superando con il lavoro quotidiano dell'artigiano, con la volontà costante, il genio dell'artista.

 

D. Qual è, attualmente, la situazione della provincia? L'apertura di nuovi teatri o il recupero di quelli antichi (pensiamo a quello di Laurino, tutto sommato non lontano da Campagna, ma ben più difficilmente raggiungibile, trovandosi nel Cilento interno) aiutano a far rinascere interesse o almeno a tentare di distogliere dalle spinte all'isolamento?

 

La situazione è critica, ma si avvertono dei segnali di ripresa, anche per la sensibilità di alcuni Enti locali. Oltre allo splendido gioiello di Laurino, si lavora al nuovo teatro di Sala Consilina, da poco si è iniziato a costruire il Teatro di Agropoli, è terminata la struttura di Pagani, ma si è chiuso al momento il teatro di Battipaglia. In Provincia, oltre a Salerno città, i teatri sono ben pochi. Occorre una politica seria di recupero e valorizzazione delle strutture storiche, oltre che di costruzione di nuove, percorrendo in modo oculato le strade dei finanziamenti regionali ed europei, che pure ci sono. Come siamo lontani dalla realtà dell'Umbria e delle Marche, in cui ogni piccolo Comune ha il suo degno teatro!

 

D. Quali mestieri sono richiesti attualmente dal teatro e che converrebbe, quindi, ai giovani tentare di sperimentare?

 

R. Oltre ai mestieri classici (attore, regista, scenografo, costumista, macchinista, ecc.) da tempo si fanno strada le moderne tecnologie, quindi sicuramente spazi lavorativi interessanti possono essere offerti dal digitale, dalla moderna progettazione delle luci, dalla fonica, dall'uso delle immagini, ma anche dallo sviluppo dei settori della promozione, della comunicazione, dell'ufficio stampa, della grafica.

 

D. La fotografia di scena potrebbe essere uno sbocco lavorativo?

 

R. Certamente! Il settore della fotografia di scena potrebbe essere un interessante sbocco lavorativo, come del resto quello delle riprese teatrali. Cogliere l'istante giusto ed esaltarlo attraverso l'immagine, oltre a soddisfare la vena artistica di chi ne è l'artefice, offre a chi usufruisce di tale "servizio" l'opportunità di rendere visibile in modo adeguato il proprio lavoro su giornali, siti web, materiali divulgativi, altri strumenti offerti dalla moderna tecnologia. La foto del nostro spettacolo immortalata sulla rivista "Scena" della U.I.L.T. (la nostra Federazione teatrale), è il degno risultato di tanti studi e tentativi, che è poi il duro retroscena del lavoro del fotografo.

 

D. Ci avviciniamo alla fine: la parola e il corpo. Quali le differenze tra le varie forme di utilizzo  possibili, nei vari contenitori (teatro, televisione, cinema…)?

 

R. Rispetto alle altre forme di spettacolo, parola e corpo a teatro sono immediati e irripetibili. Il teatro consente il contatto diretto, empatico, della voce e del corpo con gli spettatori, di ascoltarne gli umori, le emozioni, le reazioni. E' un po' questo il fascino eterno del teatro, che come diceva il grande Eduardo, non ci dà la stessa fama della televisione e gli stessi soldi del cinema, semmai ci dà la fame. Io aggiungerei: la fame di nuovi testi, di nuovi personaggi, di nuovi teatri e di nuovi spettatori da emozionare insieme a noi.

 

D. E nel caso del silenzio?

 

R. In una società ossessiva, che ci martella con innumerevoli stimoli sensoriali, si sta perdendo il valore del silenzio e forse proprio il teatro può contribuire al suo recupero. Stanislavskij cominciò il suo studio sull'attore proprio partendo dal silenzio. La grande Eleonora Duse, in scena, immobile e silenziosa per dei minuti, lo aveva profondamente colpito per la sua grande ed espressiva presenza scenica. Come vorrei, solo per pochissimi secondi, fare altrettanto!  

 

 

Alessia e Michela Orlando

 

 

 

 

 Le foto: Antonio Caponigro in due intensi momenti scenici.

 

 

 



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