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alessia e michela orlando: MISTERI ESTIVI: I NUOVI BARBARI DYLAN DOG N. 287-BRUNO BRINDISI

Creato il 12 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: MISTERI ESTIVI: I NUOVI BARBARI DYLAN DOG N. 287-BRUNO BRINDISI

alessia e michela orlando: MISTERI ESTIVI: I NUOVI BARBARI DYLAN DOG N. 287-BRUNO BRINDISI

alessia e michela orlando: MISTERI ESTIVI: I NUOVI BARBARI DYLAN DOG N. 287-BRUNO BRINDISI

"I NUOVI BARBARI"

DYLAN DOG N.287 AGOSTO 2010

SERGIO BONELLI EDITORE

Soggetto e sceneggiatura ROBERTO RECCHIONI

Disegni BRUNO BRINDISI

Black-out e flash-back mentre l'estate volge già al termine

Fatti di civiltà e follie nella società come nel fumetto italiano

Rose senza spine

Ore 16 del 10 di agosto corrente anno (così è il tempo: corrente mai alternata…). In autogrill. I pensieri vagano nel quasi deserto; ondivaghe visioni nella calura, tra i miraggi poco incarnati sul nero dell'asfalto e la porzione di aria ferma soprastante; solo un paio di volti alemanni, forse; 3-4 camionisti panciuti, sorridenti; un cane razza boxer, giovanissimo, dallo sguardo nero  e buono, legato al cestino porta rifiuti bianco, alla nostra destra della porta automatica. Dentro: più fresco. Anche troppo. Poche persone. Bagni puliti. Alla ricerca del nuovo Dylan Dog.

D. Scusi, dov'è il nuovo Dylan Dog, quello di agosto?

R. Non c'è. C'è il COLOR FEST…

Il nuovo Dylan Dog, dunque, non c'è. In compenso vi sono molte copie del Dylan Dog COLOR FEST. La copertina è molto bella. È di Milo Manara. Non va descritta. Va mangiata con gli occhi. Euro 4,80.

Ore 18:30 del 10 agosto corrente anno (così è il tempo: corrente mai alternata…). Edicola.

D. C'è il nuovo Dylan Dog, quello illustrato da Bruno Brindisi?

A volte le risposte sono implicite: una mano sudaticcia lo ha preso e allungato. Altra mano ha allungato euro 2,70. È così che si concludono i contratti quando si acquista qualcosa di scritto; è così che accade, sia in edicola che in libreria.

     

Agosto 1995. Franco Basaglia aveva gli occhi chiari. E sapeva ascoltare. Solo questo ci dissero. Eravamo nella casa di riposo San Francesco a Saragnano, Baronissi. Ovvero nel comune non lontano da Salerno, dall'imbuto di Fratte, dove tutti gli italiani, prima o poi, si imbottigliavano; dove prima dell'Unificazione d'Italia gli opifici lanieri davano lavoro a centinaia di persone; dove si trovavano eccellenze dalle quali nacquero i capitali che finanziarono l'industrializzazione del nord. E ora noi eravamo proprio lì, insieme con una trentina di anziani, tra cui Teresina, che sapeva dire solo: Sono Teresina Esposito, vengo da Castrovillari, provincia di Cosenza e Attient' ca vene 'u lupo; attient' ca vene 'u lupo. Non lo diceva mai una volta sola e sempre con tono crescente.

Dall'editoriale di Dylan Dog N. 287 agosto 2010:

"Cari visigoti o goti visi, è inutile farsi troppe illusioni: la tanto decantata "civiltà" che ci pregiamo di aver raggiunto dopo secoli di barbarie è un gigante dai piedi d'argilla. Basta poco, a volte una semplice disputa in un parcheggio, per farci risprofondare in un istante all'età della pietra tramutandoci tutti in feroci belve pronte a sbranarsi pur di non fare pochi passi in più che, tra l'altro, sarebbero salutari. Immaginate quindi cosa può accadere quando si rimane addirittura intrappolati in un gigantesco ingorgo autostradale, senza poterne uscire, con il sole che batte impietoso e con i viveri che si vanno, via via, esaurendo. Una situazione portata sullo schermo dal maestro Luigi Comencini, regista de "L'ingorgo", un film del 1979 con un cast di attori particolarmente ricco: da Ugo Tognazzi ad Alberto Sordi, da Marcello Mastroianni a Gérard Depardieu. Una pellicola ambientata sul famigerato "Grande raccordo Anulare" divenuto, da molti anni, uno dei peggiori incubi degli automobilisti romani. E non certo un caso che romano sia anche Roberto Recchioni, lo sceneggiatore di questo albo, che prendendo spunto proprio dal film di Comencini (e forse da qualche sua brutta esperienza) ha deciso di spedire Old Boy (complice il disegnatore Bruno Brindisi) in una vacanza che, per lui, la fidanzata e il fidato assistente, rischierà seriamente di essere l'ultima."   

C'era una anziana signora di 106 anni: ancora lavorava all'uncinetto e giocava a scopa, battendo tutti. Aspettava sempre il figlio con atteggiamento seccato: si lamentava, lui, che non stava bene in salute. C'era Amelia. cieca dalla nascita; 96 anni autonoma; si faceva il bucato e camminava sventagliando con le mani nude, per anticipare ostacoli inattesi. Teresina e Amelia. erano anche epilettiche; malattia acquisita per via dei medicinali che le avevano dato in dosi massicce, quando erano recluse in manicomio. Non avevano null'altro che quello: l'epilessia. Non erano pericolose, non lo erano mai state. Abbiamo dedicato loro, ne sono protagoniste, un racconto: ROSE SENZA SPINE. Si narra di quando Franco Basaglia arrivò a Salerno, nel '77, prima che venisse promulgata la Legge 180 e fossero finalmente chiusi i manicomi: la sconcezza turpe, la più turpe e violenta, insieme alle guerre, che l'umanità abbia escogitato. Ciò è un fatto storico, se ne è parlato tanto, ma merita qualche brevissimo chiarimento: quella non è la legge che completava, perfezionava ed esauriva, le idee, i progetti di Franco Basaglia, della sua equipe, di Sergio Piro e di altri medici italiani. E non è vero che i manicomi siano stati chiusi, non tutti. Esistono ancora i cosiddetti ospedali psichiatrici criminali. Fatto sta, però, che già quella fu una grande conquista. Noi non c'eravamo nell'aula magna di Giurisprudenza a Salerno, non eravamo nate. C'erano persone che ci hanno raccontato cosa accadde, tutto ciò che accadde veramente. Il fatto più sorprendente per noi: sapere che c'erano duemila persone; molti studenti; molti del cosiddetto "movimento", molti disadattati del sottoproletariato urbano, molti dell'alta borghesia che si diceva illuminata. E tutti parlavano, liberamente. E spesso lo si faceva in dialetto stretto. E Franco Basaglia pare capisse tutto. E la gente applaudiva con entusiastica partecipazione. Franco Basaglia: davvero presente in quel corpo unico formato da una massa di persone  che si spingeva verso un univo obiettivo. E l'Università era nella città, faceva parte della sua storia e contribuiva a formarne un'altra. Una storia fondata su fatti di civiltà. C'era Franco Basaglia. C'era davvero, con la propria carne, con la sua umanità. In ogni caso, senza cali di attenzione, prestava l'orecchio a voci che in mille altre occasioni nessuno aveva saputo ascoltare. C'era anche Vincenzino. Raccontava tutto del centro storico; del padre che lo picchiava  e gli metteva la "foca" (lo diceva stringendosi il collo con le proprie mani); della madre puttana. Fu abbracciato e stretto a se da Franco Basaglia. Qualche tempo dopo fu investito sul lungomare.  Morì. Pare che i genitori non seppero più darsi pace. Poi ci fu terremoto del novembre 1980 e quel centro storico, il set delle vicende accadute a Vincenzino, quello con la fontana di Luigi Vanvitelli, crollò.

Chissà se è un caso: Roberto Recchioni e Bruno Brindisi: R.R. e B.B. Il mondo dell'immagine italiana, soprattutto quello cinematografico, ha già vissuto ipotesi simili: Claudia Cardinale, C.C., Barbara Bouchet che tutto sommato in Italia ha vissuto la sua stagione di fama, B.B., identicamente alla francese Brigitte Bardot, B.B. pure lei, che si occupò di foche.

Non è un caso che l'editoriale del Dylan Dog N. 287, prosegua facendo un appello: non abbandonate i cani; denunciate i casi che vi constano. E: "l'amore per un animale non ha stagioni". Nella vignetta sottostante Dylan Dog, con cappello natalizia, ci dice: A natale siamo tutti più buoni. E a ferragosto?

LA STORIA E LE IMMAGINI

La prima scena. Vediamo parzialmente il volto di Dylan: labbra arse; leggermente aperte; sguardo perso nel vuoto; si deduce sia disteso, prono; pronuncia solo: "IO…"; un collo ci suggerisce che sia in camicia.

Seconda scena. Vediamo anche parte del suo busto e: "…NEANCHE CI VOLEVO ANDARE…".

Terza scena: è finalmente visibile la sagoma intera; è effettivamente in camicia; è effettivamente disteso, sul nero asfalto, come ci spiegano anche tre strisce bianche alla sua destra.

È così che inizia l'incubo descritto da R.R e illustrato da B.B.

Protagonisti: Dylan Dog; Groucho, l'assistente di Dylan; Calista, la fidanzata di Dylan.

Comparse: una moltitudine di vacanzieri intrappolati in un ingorgo mostruoso; una legione romana condotta da GAIUS PULLO.

Altri set: un supermercato; un cielo dominato dal sole e frequentato da corvi, che ogni tanto si adagiano su una testa decollata e la beccano, una stanza dove Dylan scrive.

Un dialogo con annessa battuta di Groucho:

Dylan: Qui c'è anche qualcos'altro che non torna, guarda le automobili, Groucho!

Groucho: Io, piuttosto, le definirei autoimmobili!

Una scena in movimento: Dylan che sferra un pugno colpendo in pieno volto, sul naso, l'energumeno affamato, in bretelle su torso nudo, che gli si sta scagliando addosso, armato di chiave per bulloni delle ruote di auto (pag.75).

L'incubo. Ne uscirà Dylan Dog, vivo e con la voglia di scrivere ciò che visto, nonché le modalità attraverso cui ne uscito: gli è bastato un ciuffo di erba. Così accade nella vita: a volte la soluzione ai grandi problemi è semplice. Basta un po' di fantasia e di concretezza quanto basti.



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