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alessia e michela orlando: NAPOLI E CAPRI-LA MORTE-IL TEMPO-I CANI-L'IPNOSI

Creato il 29 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: NAPOLI E CAPRI-LA MORTE-IL TEMPO-I CANI-L'IPNOSI

alessia e michela orlando: NAPOLI E CAPRI-LA MORTE-IL TEMPO-I CANI-L'IPNOSI

NAPOLI E CAPRI

Axel Munthe

COLONNESE EDITORE

 

 

 

UN LIBRO DA SALVARE

 

 

Munthe scrive parole che sanno di resa al dolore, alla morte. Ha paura del colera veicolato dai topi che escono dalle fogne, ma è un giovane coraggioso: ha soli ventisette anni ed è lì, nei bassifondi di Napoli, per curare gli ammalati. Riceve aiuto, a sua volta, da un vecchio prete: Don Dionisio, nonché dalla sua Madonna del Buon Cammino. Si tratta di una immaginetta di cera portata in processione dai credenti. Inizialmente sembra che il rito funzioni, poi è una strage. Anche il prete, malgrado la forza con cui crede, muore, raggiungendo gli altri nella fossa dei colerosi. Munthe, medico, è conscio del fatto che la scienza medica cerca vanamente di interferire con meccanismi sfuggenti: gli pare che la vita eviti le previsioni, che sono come un terno al lotto, ovvero solo un desiderio che  sarà a breve stravolto dalla estrazione. Anche quando parla dei cani, in realtà il ruolo principale è disimpegnato dal tempo: Come gli antichi romani, i cani di Capri dedicano la maggior parte del loro tempo alla vita pubblica. La piazza è il loro foro ed è lì che essi scrivono la loro storia.

Quando Don Antonio apre la sua osteria e Don Niccolino, barbiere e salassatore, esce dal suo salone, Capri comincia un giorno nuovo. I cani compaiono da ogni punto e si avanzano lenti e solenni; ecco quello del dottore, quello del tabaccaio, quello del  segretario, di là viene quello di Don Pietro, e così via di seguito; quindi, dopo un saluto fatto secondo le regole stabilite dalla natura, si accucciano in piazza a meditare. Don Antonio mette un paio di sedie dinanzi  al suo caffè e, mentre qualcuno accetta l'invito di appoggiarvisi contro, altri preferiscono le gradinate della chiesa e quel piacevole angolo presso il campanile il cui orologio tante generazioni hanno ascoltato con sempre crescente stupore poiché, indomabile come il sole, spinge innanzi il tempo, ahimé! Non quello del sole.

I cani dell'albergo Pagano arrivano dopo qualche momento. Si alzano più tardi degli altri perché fanno un pranzo terribilmente pesante. Sono tutti discendenti del vecchio venerabile «Timberio» il vecchio cane di Pagano che cammina un po' indietro dal resto della famiglia. Timberio ha una cataratta in un occhio, ma con l'altro osserva la vita con calma impassibile.

Il Timberio di cui si parla, pur essendo il nome di un cane, allude al Tiberio che visse per undici anni nell'isola. È solo un problema di pronuncia, giacché a Capri così detta l'accento: Timberio, una emme in più.

Axeol Munthe, nato a Oskarshamn, in Svezia, nel 1857, morì nel 1949 a Stoccolma. Studiò medicina tra Uppsala e Parigi, alla scuola di Jean-Martin Charcot, uno che si intendeva di ipnosi. Fu allievo di questi anche Freud.

Munthe esercitò la professione medica sia a Parigi che a Roma ,e raggiunse Napoli  1884, quando esplose l'epidemia di colera.

Dimostra di sapere di ipnosi sul finale del libro, quando si parla ancora dei cani:

E se ne stanno seduti nella piazza con gli occhi fissi sul fiume della vita che scorre davanti a loro. Ancora per un po' di anni, poi non si muovono più; son come ipnotizzati. La lotta per l'esistenza è cessata, e insensibilmente scendono nel Nirvana buddista, inconsci, senza soffrire, inebriati dal sole.

Le immagini: I - la copertina del libro NAPOLI E CAPRI.

II - Charcot all'opera.



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