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Alexi Lalas (by Teo85)

Creato il 08 gennaio 2013 da Simo785

Io so cosa pensate. Voi avete visto la rubrica “Campioni e Bidoni”, ci siete entrati e avete visto questo nome. Già ridendo. Se doveste chiedervi se Alexi Lalas è stato un bidone oppure un campione la vostra risposta sarebbe ovviamente: un bi… No, aspettate. Non rispondete adesso, fatelo alla fine di questa scheda, perchè rispondere adesso significa precludersi tutta la sostanza che questo personaggio ha portato in Italia.

L’estate del 1994 è un’estate che a Padova si ricordano in tanti: fa caldo, ma non è solo per la temperatura in se. Ci sono i mondiali negli Stati Uniti, quelli di Roby Baggio e di Sacchi, ma non è tutto. Dopo 32 lunghissimi anni la squadra locale è tornata in Serie A. Lo ha fatto vincendo lo spareggio di Cremona battendo il Cesena di Dario Hubner con i gol di Cuicchi e di Coppola. Estasi pura. Ma per il ritorno in serie A è necessario rinforzarsi e i Biancoscudati decidono di pescare anche all’estero. La tesi è semplice: uno straniero per reparto. In attacco arriva un ragazzino croato di belle speranze, tale Goran Vlaovic, mingherlino ma terribilmente veloce, dribbling impressionante ed ottimo finalizzatore, che resterà nella memoria dei tifosi padovani nel bene e nel male. A centrocampo invece arriva Michael Kreek, olandese di scuola Ajax, un geometra dal piede educato. A questo punto manca il difensore. Come detto ci sono i mondiali, non una vetrina da poco. Le scelte si riducono a due giocatori: il primo, un certo Joachim Bjorklund, è un solido centrale della Svezia, un giovane di cui si parla molto bene. L’altro invece non ha bisogno di troppe presentazioni: è Alexi Panayotis Lalas, stopper della squadra di casa, gli Stati Uniti. Per la verità Lalas si fa notare più che altro per il look: è un bisonte di 191 centimetri per 89 chili, ha i capelli lunghi e rossi e il pizzetto che lo fanno sembrare in tutto e per tutto il sosia del Generale Custer. Vuoi per l’aspetto di marketing, vuoi perchè su Bjorklund si è inserito prepotentemente il Vicenza, a Padova arriva Lalas. I tifosi sono parecchio perplessi. Il sosia del generale Custer non sembra avere le carte in regola per il campionato italiano. Effettivamente Alexi non fa molto per approcciarsi al calcio che conta: il calcio per lui è un aspetto secondario. La sua vita è la musica, quella suonata da lui stesso con una chitarra. E non è roba da poco, dato che Alexis suona in un gruppo: i Ginger. Bella roba direte voi. Beh, magari nessuno di voi ha un disco dei Ginger nella sua collezione privata, ok. Però una delle fans del gruppo si chiama Chelsea, proprio come la squadra. E se fatalità è la figlia dell’uomo più potente del mondo in quel momento, e se di conseguenza possiede tutti i dischi del suo gruppo preferito, i Ginger per l’appunto, nella sua stanza alla Casa Bianca, magari non sei a livello dei Led Zeppelin, ma non sei nemmeno l’ultimo degli stronzi. Ecco, questo è il personale biglietto da visita del ventiquattrenne di Birmingham, USA. E se le prime giornate di campionato del Padova sono abbastanza disastrose, specie per il reparto difensivo, il buon Alexi si fa valere davanti alle telecamere. Con la chitarra in mano, ovviamente, come alla Domenica Sportiva, oppure difendendo i suoi compagni, magari rispondendo a qualche allenatore che lo criticava troppo pesantemente, come Zdenek Zeman. Al quale Alexi non le mandò certo a dire, anzi, lo citò in una risposta che divenne storica: “Zeman è un vaffanculo!”. Sincero Lalas, anche quando faceva il figo con le presentatrici mentre accordava la chitarra, apostrofandole sempre col suo sorridente “Ciao bella, come stai?”. Era schietto davanti alle telecamere, anche dopo le varie sconfitte, che non lo scalfivano più di tanto. “Oggi abbiamo perso perchè avversari suonato più forte” oppure “Abbiamo perso? pazienza. Torno a casa, suono chitarra, scopo con mia ragazza e poi tutto come prima”. Era lui il filosofo, altro che Zeman. Troppo diverso per noi Alexi, come quando, dopo la sconfitta in casa contro il Bari, i tifosi biancoscudati si misero davanti agli spogliatoi per contestare la squadra. Il sosia di Custer uscì dagli spogliatoi come se nulla fosse, e ad un tifoso che lo contestava particolarmente rispose: “Amico, oggi perso, ma io ce l’ho messa tutta. Non si può vincere sempre in calcio” condendo tutto con pacca sulla spalla e sorriso rivolto al tifoso indeciso se rompergli la testa o venerarlo come nuovo Messia.

Lo conobbero anche i carabinieri di Abano, intervenuti una Domenica sera perchè allertati da una vicina di Alexi. “C’è un casino che proviene dai garage” – disse la signora parecchio allarmata – “o stanno facendo una festa in cento oppure i ladri stanno scassinando qualche garage”. I carabinieri nei garage non ci trovarono ne feste ne scassinatori: c’era solo Lalas, che aveva improvvisato una partita come fanno i bambini. Calciava il pallone contro il basculante fingendo che il garage fosse la porta, accompagnando ogni azione con una puntuale telecronaca e con le grida di un immaginario pubblico ad ogni suo gol. Non resistette, come era previsto. Qualche segno di cedimento pesante per la verità, lo fece anche vedere: chiedete alla signora che rischiò di finire nel fosso di Bresseo quando incrociò questo bisonte dai capelli rossi che se ne stava andando dal ritiro del Padova sotto un sole cocente, vagando sul ciglio della strada dotato solo di mutande e scarpette da calcio. “Mi ero stancato” dirà in seguito. Eppure Alexi me lo ricordo anche come un buon giocatore. Facile focalizzarsi su di lui per le vicende extra-calcistiche. Come stopper si fece valere, e sinceramente, paragonandolo a certi bidoni che vedo vagabondare in mezzo al campo al giorno d’oggi, un po’ lo rimpiango. Mi vengono incontro anche i fatti: il Padova quell’anno si salvò, dopo un altro spareggio, stavolta a Firenze contro il Genoa. Lalas c’era. Come c’era nella prima vittoria stagionale, arrivata alla sesta giornata, contro il Milan di Capello. Indovinate chi segnò il primo gol? Lalas, of course. Sommerso dai compagni qualche secondo più tardi, perchè tutti volevano bene ad Alexi. Come detto non durò. Se ne tornò negli States nel 1996, portandosi dietro l’amico Nanu Galderisi. Oggi un personaggio del genere sarebbe improponibile, ma se a Padova fai il suo nome sono certo che tutti quelli che se lo ricordano, qualsiasi risposta ti diano, la danno col sorriso. Forse per il sosia del generale Custer non c’è un riconoscimento migliore. Quindi, sei libero di pensarla come vuoi su Alexi Panayotis Lalas. Di certo lasciami dire che se lo etichetti del tutto come un bidone dopo quello che hai letto, allora non prendertela a male, ma come direbbe Lalas:”amico, sei un vaffanculo!!”


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