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Algeria alle urne, col fiato sospeso

Creato il 04 aprile 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

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Solo marginalmente toccata dall'ondata delle "rivoluzioni arabe", l'Algeria è alle prese con una fase economica sociale e politica molto critica. Il settore energetico, pilastro delle finanze nazionali, subisce il calo della domanda globale. La giovane popolazione (70% sotto i 30 anni) soffre di una cronica disoccupazione. Il 17 aprile avverranno le elezioni presidenziali e Abdelaziz Bouteflika si presenta per la quarta volta.

Algeria alle urne, col fiato sospesoLa sua candidatura non dispiace all'Europa e all'America, clienti del suo export petrolifero, che contano sulla stabilità algerina per la lotta al terrorismo della regione. Con l'appoggio dell'esercito, dai cui ranghi proviene, Bouteflika è riuscito nel compito di mantenere stabile il paese, ma ora l'età avanzata e la salute malferma dopo l'attacco ischemico che lo ha tenuto per due anni lontano dalla scena pubblica - e anche dal paese per una lunga ospedalizzazione in Francia - pongono interrogativi che non è eccessivo definire angosciosi. Alla porta dell'Algeria pre-elezioni ha bussato John Kerry per "rallegrarsi" della trasparenza con cui si svolge il processo elettorale. Un "endorsement" americano dello status quo. Un messaggio criptato per i molti che denunciano l'irregolarità di questa quarta candidatura. Scrive il quotidiano Lematin.dz "La realtà è che il Consiglio costituzionale avrebbe dovuto dichiarare inammissibile la candidatura di un uomo colpito da grave malattia al ruolo di presidente che ovviamente gli sarà impossibile esercitare. [...] L'articolo 88 della Costituzione prevede espressamente che "in caso di malattia grave e duratura, il Presidente può sospendere la propria attività per un periodo di 45 giorni. E se non è in grado di riprendere la sua funzione di fine di questo periodo, sarà dichiarato lo stato di vacanza (della Presidenza) ".

Una decina di candidati sfida la quarta candidatura di Bouteflika.

[vedere la foto in fondo all'articolo]

Fra i candidati che hanno alle spalle un partito spiccano

Louisa Hanoune Segretaria del Partito dei Lavoratori, estrema sinistra, nel 2004 fu la prima donna a tentare l'elezione presidenziale; riprovò nel 2009 conquistando il secondo posto con un 4% di preferenze a fronte dell'oceanico 90% di Bouteflika. Promette di sostituire il codice della famiglia per dare effettiva parità alle donne; non è detto che sia una prospettiva primaria per i disoccupati, certamente non è gradita agli islamisti.

Abdelaziz Belaid

Un giovane, se paragonato agli altri, un 50enne medico e avvocato. Proviene dal FLN, ma nel 2012 ha fondato la nuova forza politica con la quale si presenta alle elezioni. Promette di fare dell'Algeria il "Giappone dell'Africa". Se fossi un elettore, la considererei una minaccia, si vedrà quanti algerini la trovano una prospettiva attraente. E' dal gruppo dei candidati indipendenti che sembra profilarsi con qualche fondamento un'alternativa alla longevità politica del presidente:

Ali Benflis

Algeria alle urne, col fiato sospeso
Ali Benflis. Ha 69 anni, è stato Primo Ministro. Ministro della Giustizia e segretario generale del partito di governo FLN (Fronte di Liberazione Nazionale) e sfidò Bouteflika nel 2004. Si distingue per la lotta alla corruzione, si batte per l'indipendenza della Magistratura, il suo punto di forza è l'insistenza sulla creazione di nuovi posti di lavoro. La debolezza è la penuria di fondi con cui si batte contro la mastodontica macchina elettorale del presidente. Non tanto esigue sarebbero invece secondo LeMonde le finanze a disposizione del candidato, e lascia intendere un qualche sostegno da settori dell'esercito. Sulla sua pagina FB richiama la necessità di rinnovare in profondità la Costituzione arrivando all'equilibrio fra i poteri e si difende dalle accuse di voler rilegittimare alla vita politica il FIS, Fronte islamico di salvezza, una formazione bandita dal processo elettorale, che rimanda a una ferita dell'Algeria sulla quale è opportuno spendere qualche parola.

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Il 26 dicembre 1991, al primo turno delle elezioni legislative il FIS conquista la maggioranza relativa e si prevede che otterrà quella assoluta al secondo turno. 2 gennaio, 300 mila persone manifestano ad Algeri per la "salvaguardia della democrazia", il 9 gennaio scendono in piazza le donne, il 12 gennaio l'Alto consiglio di sicurezza annulla le elezioni e cancella i risultati, il 14 l'Alto consiglio di stato (Hce) presieduto da Mohammed Boudiaf prende il potere e il 4 marzo mette, messa fuorilegge il FIS. Al 29 giugno, il presidente Boudiaf viene assassinato, i capi del FIS vengono arrestati e condannati per direttissima e il 26 agosto un attentato all'aeroporto di Algeri fa numerose vittime. Dopo l'annullamento delle elezioni, si è costituito il GIA, Gruppo islamico combattente, e In un crescendo di attentati e condanne prende il via la terribile guerra civile algerina. I crimini orrendi del GIA sono stati il pretesto, pensano in molti, di cui si sono serviti i governi per imporre leggi speciali e restrizioni delle libertà civili e per escludere la componente islamica radicale fuori dalla vita politica. Nel 2003 I capi del FIS sono stati liberati per fine pena; nel 2006 il leader Rabah Kebir ritorna dall'esilio autoimposto e chiede ai residui gruppi ribelli di deporre le armi.

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Il Presidente Bouteflika ha avviato un progetto di Riconciliazione nazionale, ma la prospettiva che il FIS sia legittimato alla vita politica urta molte sensibilità. Per questa ragione Ali Benflis smentisce con veemenza le voci su una sua intenzione in tal senso. La drammatica guerra civile algerina, tuttavia, sembra non aver fatto diventare senso comune che i risultati elettorali devono essere accettati o la distinzione fra le dittature e la democrazia svanisce. La destituzione di Mohammed Morsi, presidente regolarmente eletto in Egitto, sull'onda delle manifestazioni di piazza sta creando una scia di sangue e solo la grande potenza, anche economica, dell'esercito impedisce che dall'organizzazione dei Fratelli Musulmani si stacchino frange terroriste.

Il sondaggio in rete del quotidiano Algerie-Focus che chiede "Siete favorevoli a un quarto mandato di Bouteflika" vede ( a 18 gg. dal voto) 72% di NO, 18% di SI' e 10% di NON SO. Si tratta di un sondaggio aperto, senza filtri, e non può essere specchio fedele del sentimento elettorale. Secondo Mohammed Moulessehoul - stella del mondo letterario mondiale con lo pseudonimo di Yasmina Khadra - che ha vissuto la guerra civile nei ranghi dell'esercito, il quarto mandato di Bouteflika è segno di un regime "morto-vivente", che reitera gli stessi scenari e, rifiutandosi di riconoscere d'essere finito, sopravvive alla sua propria decomposizione. Se il voto confermerà Bouteflika, per forza di cose la transizione potrebbe non essere molto lontana nel tempo e al di fuori della scelta popolare nelle urne. Durante una "vacanza" della Presidenza si potrebbero scatenare apertamente le rivalità dei vertici e travasare nelle piazze? Assente Bouteflika, nulla si opporrà più a "Reb Dzaïr" , il Dio Algerino: generale Mohamed "Toufik" Mediène, capo del Dipartimento d'Intelligence e Sicurezza (DSR). I critici rimproverano a Bouteflika di non aver osato sfidare frontalmente Mediène. Sul potente generale Lematin.dz scrive "Dei suoi istruttori del KGB mantiene un impulso maniacale per lo spionaggio dei sindacati, per l'infiltrazione delle associazioni, dei media e dei partiti. Ventiquattro anni a capo della piovra tentacolare, l'hanno messo al sicuro dalle tentazioni di corruzione dai lobbisti e dalle mafie che hanno ramificazioni in macchina istituzionale" Severissimo, con ragione, tuttavia si può supporre che proprio questa candidatura dia al clima della campagna elettorale una pacatezza sufficiente.

L'auspicio è che l'Algeria, capace di resistere alle ebbrezze pseudo rivoluzionarie delle primavere arabe, rinnovi la saggezza di una transizione attraverso le urne. E che Europa e America accettino la volontà popolare.

Algeria alle urne, col fiato sospeso


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