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Alice Munro una donna e una scrittrice che piace /Un Nobel ben assegnato

Creato il 13 ottobre 2013 da Marianna06

 

 

Alice-Munro

 

In attesa di leggere i libri che l’editrice Einaudi  sta per mandare in libreria,  appresa come tutti la notizia, sono rimasta subito positivamente colpita dal sorriso accogliente e dal fascino femminile di questa superba “signora” delle lettere (potrebbe essere l’equivalente di un’anziana zia di cui non si sapeva nulla). E  maggiormente l’interesse è cresciuto quando ho estrapolato, qua e là, alcune sue  considerazioni a caldo, emerse  da interviste rilasciate molto prima che i “saggi” di Stoccolma la designassero meritevole di un  così nobile conferimento.

Di lei racconta, ad esempio, Irene Bignardi ,dalle pagine  culturali di Repubblica, che cinque anni fa, all’età di 77 anni, in una delle  tappe romane, la Munro diceva, parlando, alla sua interlocutrice, di sentirsene, a tutti gli effetti,appena una quarantina e che l’unico rammarico era solo quello di non avvertire più il desiderio di sedurre. 

Il tutto detto, però, molto scherzosamente e con l’immancabile sorriso sulle labbra e gli occhi vispi.

E nel mentre ella, Alice Munro, la  già nota scrittrice canadese, continuava a sorseggiare un buon “bianco” fermo anziché il tradizionale cappuccino all’italiana.

Alice Munro rimane anche oggi una donna, nonostante gli anni che passano,  naturalmente spontanea.

E’capace di entrare subito in sintonia con l’altro, appena inizia a conoscerlo. Ama raccontarsi e lo fa senza veli. Confidenzialmente . E, soprattutto,  non assume mai  pose da intellettuale consumata.

I suoi autori preferiti sono Flannery  O’ Connor, Eudora  Welthy e Carson McCullers.

Quelli che molti di noi conoscono più che bene.

A Irene Bignardi, che le chiedeva, ha anche spiegato il perché della scelta delle short story come genere  piuttosto che il romanzo . E per lei fino dagli inizi.

Il poco tempo a disposizione –  ha precisato.

Una provenienza familiare molto modesta economicamente e con in più  due genitori decisamente problematici.

 E, poi,  con il matrimonio, anzi  con i due matrimoni e le tre figlie, che sono nate e che andavano allevate e instradate, la  situazione è  cambiata di poco.

C’era, insomma, da pedalare e senza sosta.

Scrivere - chiarisce anche oggi – richiede parecchio tempo e così il tempo da poter dedicare alla scrittura, sottraendolo ad altre incombenze, per me altro non poteva essere che quello del racconto breve.

Nella vita la Munro ha frequentato  gente di ogni ceto sociale e sostiene , senza affettazione, che il fatto d’essere nata povera per lei  in fondo è stato un bene in quanto le ha consentito di comprendere agevolmente i destini, anche quelli più fortemente avversi, della gente comune.

E , naturalmente, di riuscire a costruire in seguito, per i suoi racconti, storie e personaggi appartenenti ai più disparati contesti.

Personaggi- amici, che lei comunque ama nel bene e nel male delle loro passioni e/o dei loro intrighi e  vicessitudini.

E come la semplicità del suo rapportarsi è figlia di un’educazione giovanile, seria e abbastanza profonda dinanzi agli eventi, anche i più imprevedibili della vita, così la semplicità della scrittura in Alice Munro è, senza dubbio, soltanto apparente.

Dice di lei Melania Mazzucco, che l’ha letta anni fa in lingua originale, che la naturalezza apparentemente sbadata del suo scrivere cela, semmai, un’arte molto sorvegliata.

Sorvegliatissima, ci tiene a sttolineare.

E noi, non facciamo  affatto fatica a crederle.

 

   Marianna Micheluzzi

 


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