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all’apparenza è celato ogni particolare

Da Germogliare

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“Io fotografo ciò che non voglio dipingere e dipingo ciò che non posso fotografare.” Man Ray

Alla pittura riservo una buona parte di terapeutico, quell’azione che incide sulla muscolatura e sui nervi, concedendomi la possibilità di stancarmi materialmente, fino a stremarmi se l’impegno è completo. Godere dell’ascolto della musica, della visione di film e di letture di libri, aumenta la terapia, permettendomi quell’entrata nel limbo dove soggiorna la creatività pura, in profondità, mi estraneo dal mondo terreno. Ora, se queste attività le unisco, il risultato per la crescita vitalizzante dell’essere è straordinario. Navigo fuori orbita.

Se alla pittura do il ruolo di esercizio corporeo, esprimendosi nella modulazione della forza della gestualità, e più legato all’energia fisica, al movimento della massa con il suo peso specifico, alla fotografia do il ruolo di esercizio mentale, collegato invece alla crescita dell’essere, osservare e catturare, cercare ed elaborare l’atto unico e ripetibile dello scatto. La pittura e la fotografia, entrambe conducono al riconoscimento del mio tempo, a chi sono io. Registrazione dello studio, essenzialmente dedicato all’evoluzione mentale della mia persona. Fermo con lo scatto l’immagine di quel preciso momento, metto sottovuoto; come si fa con le prove di un crimine, raccolte in una provetta o come un diario di bordo, una scatola nera.  Anni addietro, sulle bancarelle di Napoli, si trovavano delle bottigliette contenenti “Aria di Napoli”, all’apparenza vuote ma piene d’aria e tappate ermeticamente. Blocco l’istante che mi documenta, documenta l’accaduto. Mettendo insieme il materiale creato, riesco a raccontarmi in un diario d’immagini e mi confronto. Come s’immortala un episodio importante della nostra vita, così io mi ritrovo contrassegnata nel mio lavoro, con impresso chi, come e cosa era la mia vita in quell’istante. Dentro le tasche tanti sassolini. Addosso, gli strati di polvere che si compenetrano nella mia pelle.

La condizione più violenta che faccio a me stessa è rappresentata dal momento in cui per queste foto scelgo di usare me come protagonista, il mio corpo, in una sorta di Body art. Il risultato dell’osservazione, maggiormente coinvolgente, dello studio del materiale che mi pongo dinanzi, mi conduce a definire il mio profilo emozionale; mi rivedo in quei momenti che hanno contribuito alla creazione dell’immagine che mi rappresenta oggi. Ho raccolto foto di: lacrime, sorrisi, amore, odio, piacere, nebbia, pioggia, sole, luce, notte, buio, graffi, lividi, forme deformi, riflessi, ombre, profondità, cime di alberi, parti di corpo, sudore e polvere; ogni volta che volevo fermare quel momento per bloccarlo per sempre alla mia memoria, ho fatto … CLICK!!! Fissando tutti quegli attimi che compongono la mia storia. La mia storia con l’arte. La visione della realtà nascosta nelle cose evidenti, si fissa per sempre, una parte di me evidenziata è solo per costatare la mia presenza al momento. La firma. Dire che c’ero.

“Fare una fotografia significa partecipare alla mortalità della vulnerabilità e della mutabilità di un’altra persona (o di un’altra cosa). Ed è proprio isolando un determinato momento e congelandolo che tutte le fotografie attestano l’inesorabile azione dissolvente del tempo.” Sulla fotografia. Susan Sontang

Riprendere in mano queste parti di me, dopo che del tempo è passato, con un’indagine molto attenta, permette di analizzarmi, sviluppando un giudizio estremamente distaccato. Vedo quale viso di donna disturbata vi è impresso. La sua mente sarà popolata di tante storie e tante creature, tanti sentimenti aleggeranno in lei. Riesco a leggervi il progressivo decadimento del corpo che contrariamente, non coincide, con l’accrescere dell’orgoglio vitale del suo sguardo. La guardo attentamente e in uno, due, tre, quattro, cinque, sei scatti, e tanti altri ancora al dì a venire scatti passati; trovo un andirivieni di emozioni, dolore, rassegnazione, stanchezza, fierezza, forza e poi coraggio, serenità, una luce che rende l’espressione del viso speciale, di chi ha appena fatto bene all’amore; ottimismo, contentezza. Scruto le ultime immagini e sono di una giovane donna di mezza età, libera dall’incantesimo di se stessa. L’entusiasmo di amare senza condizionamenti. Di chi non ha il tempo materiale di annoiarsi e te lo dichiara. Di chi non ha più tempo da perdere, se non per sognare. E. Ride. Rido!



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