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All’Onu si sdogana il revisionismo

Creato il 23 novembre 2014 da Albertocapece

nazisti in UcrainaE’ accaduto anche questo: che Usa, Canada e Ucraina (ça va sans dire) abbiano votato contro una mozione dell’Onu volta alla condanna della glorificazione del nazismo oltre che del negazionismo ipocrita che regolarmente vi si accompagna. E che l’Europa si sia astenuta. Niente male per un impero che ha lucrato proprio sul ruolo di libertador la sua primazia mondiale e vergogna per il gregge europeo ormai incapace di esprimere persino la sua teorica ragion d’essere. La circostanza che il documento fosse stato presentato dalla Russia non è una scusante, ma un aggravante perché dimostra come gli affari di bottega, gli interessi dell’impero e dei suoi famelici lupi finanziari vengono anteposti a qualsiasi altra considerazione, a qualsiasi coerenza o forma di dignità morale e intellettuale.

Intendiamoci fascisti e nazisti sono stati ampiamente usati nel mondo quando si è trattato di difendere gli interessi delle elite occidentali e recentemente sono stati essenziali per la riuscita del golpe ucraino, ma si è sempre cercato di nascondere la mano, di separare le responsabilità, di confondere le acque di non far apparire il Paese “eccezionale” come motore originario e ufficiale pagatore. Adesso siamo di fronte a un grande salto di qualità: quello in cui è caduta ogni discriminante ideologica. Naturalmente i giornaloni e l’informazione main stream non hanno dato la buona novella dello sdoganamento del nazismo all’Onu e non la daranno mai perché in effetti un po’ di vergogna sussiste e soprattutto potrebbe cominciare a far pensare un’opinione pubblica occidentale ormai confusa, impaurita e disposta a credere a qualsiasi panzana, anche la più evidente e solare.

Si chiude così un ciclo storico iniziato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 quando in straordinaria sincronia con l’affermarsi delle tesi liberiste è nato il revisionismo, ossia una rivalutazione del nazifascismo in quanto strumento di una supposta guerra civile europea contro il comunismo. Per raggiungere tale scopo Ernst Nolte ( del resto allievo di Heidegger) non si è peritato di confrontare ciò che proprio non sta assieme, vale a dire il gulag e le purghe staliniane, con lo sterminio degli ebrei, degli zingari e i massacri eugenetici perpetrati in Germania, considerando i primi come più “originari” (i soliti termini onto -ambigui del maestro di riferimento)  e anticipatori dei secondi. Con questo il pensiero unico in fase di affermazione voleva sostanzialmente affermare che va bene tutto, ma non il socialismo, che ogni cosa può essere utilizzata contro il nemico.

Nemico che con l’eclissi dell’Urss è stato reincarnato nel più malleabile terrorismo, assai più gestibile sia per le guerre del petrolio e che per la riduzione dei diritti civili dei cittadini. Ora che la cosa sta mostrando la corda agli occhi di tutto il mondo salvo che a quelli dei degli ascari europei, che la posizione imperiale declina per la nascita di nuovi protagonisti, che lo stesso capitalismo di trova in una fase critica nella quale le sue contraddizioni tornano a pesare in maniera insopportabile, si torna alla tradizione e si sdogana il nazifascismo con un’operazione che è in sostanza una sorta di revisionismo non più verso il passato, ma rivolto al futuro.

Tutto questo ci dice molto di più di quanto non appaia: ci dice che il capitalismo della fase finanziaria, in crisi epocale da molti punti di vista, comincia a temere una rinascita socialista sempre possibile visto che la crisi e la disuguaglianza stanno decostruendo i tradizionali assetti e comincia a fare i nomi dei proprio alleati, a liberarsi delle cautele legate al concetto residuale di democrazia. Ci dice anche che le elite occidentali piuttosto che veder vanificare i successi nella loro lotta di classe al contrario sono anche disposte alla guerra, visto che i tradizionali strumenti economici di pressione si stanno rivelando a doppio taglio e che vittime di sempre non hanno più intenzione di stare al gioco. E in questo senso dare appoggio morale alle squadracce ucraine non è che il primo passo.


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