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Alla ricerca di Alfa. 6 – La leggenda dell'alpe Tirecia

Creato il 13 agosto 2011 da Alfa
Alla ricerca di Alfa. 6 –  La leggenda dell'alpe Tirecia«Dell'Alpe Tirecia» mi dice Wally «rimangono ormai pochi ruderi tra gli scheletri bruciati di quello che fu un bosco di larici, distrutto da un incendio particolarmente violento che divampò negli anni Settanta del secolo scorso in quella zona.»
Wally sorseggia il vino del suo bicchiere, come per scacciare il pensiero. La vedo leggermente turbata, probabilmente per il dispiacere che zone così belle possano essere devastate dal fuoco, il più delle volte causato dall’uomo per dolo o per colpa.
«Quel luogo» riprende «interessa sicuramente al nostro amico Alfa, dal momento che era chiamato anche Alpe delle Streghe…»
Penso al fatto che più volte il mio amico indagatore dei misteri cusiani si è occupato di quella che il popolo chiamava un tempo la “fisica”. Un’arte magica conservata in antichi ed oscuri libri, grazie alla quale i suoi adepti erano in grado di scatenare effetti portentosi, come far comparire fuochi dal nulla, far ballare pentole fantasma nei prati o, soprattutto, consentire a streghe e s
tregoni di trasformarsi in animali. Di certo Alfa, se è passato di qua, come penso, non si sarà fatto sfuggire questo luogo, così impregnato dei misteri della fisica…
«Il sentiero che conduce da Coiromonte a Gignese e lambisce l'alpeggio “maledetto”, oggi è frequentato solo da qualche escursionista o praticante della mountain bike, ma in passato era il percorso giornaliero delle cosiddette “donne del burro” ovvero le giovani coiresi che portavano i prodotti del latte nei mercati dei centri più importanti fino al Lago Maggiore. Ogni volta che queste ragazze, percorrendo il loro tragitto con la luna ancora alta, passavano nei pressi dell’Alpe Tirecia erano solite ripetere dei “mantra” in dialetto, con l'intento di proteggersi dagli influssi negativi emanati da quel posto.»
«Mi sembra di vederle queste donne dirette ai mercati con le ceste piene di butto e formaggi, fare gli scongiuri nei pressi dell’alpe maledetta, sperando in cuor loro di scampare sia alle potenze soprannaturali che alla malvagità dell’uomo, spesso molto più pericolosa.
«Si dice» il tono di voce di Wally si abbassa «che alla fine dell’Ottocento il casolare fosse abitato da un'anziana donna molto abile nel praticare la “fisica”. Si racconta che non perdesse occasione di dimostrare il suo particolare astio nei confronti del parroco presentandosi a lui sotto sembianze di animali. Il prete, però, come molti altri della sua professione, era anch'egli un praticante della fisica. Così spesso riusciva a percepire la presenza della strega e a neutralizzarne i poteri. Questo continuo scontro andò avanti per lungo tempo fino a che il parroco, esasperato dai continui attacchi della megera ed individuatane la presenza in paese sotto forma di cane randagio, la colpi violentemente alla testa. Il cane si allontanò guaendo e da allora della vecchia in paese non si seppe più nulla.»
Questa tenebrosa storia di fisica ci riporta indietro di un secolo, quando ancora si credeva ciecamente in questi portenti, ma la paura di questi poteri soprannaturali è durata a lungo. Basta vedere le facce imbarazzate della gente che vive ancora sul Mottarone quando rivolgete loro domande dirette sull’argomento. Probabilmente vi risponderanno con un mezzo sorriso: “Eh sì, se ne raccontavano di storie sulla fisica”.
Ma a domanda diretta e incalzante, probabilmente vi diranno: “Devi chiedere a Tizio, lui ha raccolto tutte queste storie, io non le so”.
E che il timore sia ancora vivo me lo conferma Wally, che però non vive stabilmente sul Mottarone e quindi non ha paura di parlare delle storie che le hanno raccontato.
«Ai tempi nostri l'alpe delle streghe è stata teatro di prove di coraggio di intere generazioni che si sono spinte in quel luogo, nel cuore della notte, in cerca di chissà quali emozioni: anch'io l'ho fatto e confermo che l'autosuggestione, a volte, può fare brutti scherzi…»
Ma su cosa abbia visto veramente dalle parti dell’Alpe delle Streghe anche Wally non mi dice di più e con uno dei suoi sorrisi si congeda da me, tendendomi la mano.
«Buona fortuna, Errante, spero che tu riesca a ritrovare Alfa. Così magari potremo incontrarci tutti e tre per raccontare nuove storie!»


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