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Alla scoperta del nostro stile relazionale

Da Psychomer
by Arianna Motteran on ottobre 26, 2012

Come ci rapportiamo con gli altri e con il mondo? Vi siete mai chiesti da cosa dipende il vostro modo di affrontare le situazioni, i problemi, la vita, oppure il vostro modo di essere con gli altri?

Le nostre relazioni – e di conseguenza, il nostro stile relazionale – sono strettamente legati alla prima relazione che abbiamo in assoluto: quella che ci dà la vita, dopo 9 mesi di gravidanza dal concepimento. La mamma – o il caregiver che prende il suo posto, in caso di particolari problematiche – diventa la figura preponderante su cui fare affidamento per il soddisfacimento di bisogni biologici ed emotivi. A lei comunichiamo mediante gestualità, mimica facciale, vocalizzi, ecc. le nostre necessità.

La mamma diventa mediatore del nostro mondo, il “filtro” attraverso il quale vediamo e conosciamo le cose. Essenzialmente da lei, dipende la nostra vita relazionale e la nostra sicurezza.

“La sicurezza si origina dal modo che la madre ha di occuparsi di noi, uno dei suoi predittori più potenti è, infatti, lo stile di cura o di accudimento: sensibile, responsivo, efficace, caratterizzato da agio nell’intimità, non compulsivo, non ansioso.” (Gillath, 2005).

Lo stile di cura o di accudimento prende il nome di “stile di attaccamento”; con questo termine, si fa riferimento alla concezione dello psicologo e psicanalista John Bowlby (1907-1990), che sosteneva l’importanza delle prime cure date al bambino. Secondo lo studioso, l’attaccamento è quel legame che si instaura tra caregiver e neonato determinato dal bisogno di quest’ultimo di essere protetto e amato. Ne deriva che, a seconda dell’esperienza relazionale con la madre, lo stile di attaccamento possa essere sicuro o insicuro.

Chi si prende cura del neonato dovrebbe rappresentare una “base sicura” per permettere al bambino di esplorare in tutta tranquillità il mondo esterno sapendo che la madre rimane un punto di riferimento per lui. In questo caso, il bambino capisce che non deve preoccuparsi inutilmente, che i problemi si possono risolvere e che può fidarsi degli altri, qualora si dimostrino degni di fiducia.

Quando, invece, la madre non funge da base sicura, lo stile di attaccamento insicuro può essere evitante o ansioso. La madre evitante è quella che allontana il figlio, che non è presente, che non è interessata, che non risponde alle richieste di aiuto del bambino. Al figlio viene trasmesso il messaggio che :

  • le sue richieste sono insensate (“pertanto, meglio non farle”),
  • che chiedere aiuto non serve (“meglio fare da sé),
  • e che le relazioni non sono poi così importanti.

Ansioso, invece, è quel caregiver che dà troppe risposte alle richieste del bambino; non sa come comportarsi e cerca di fare il meglio per sé oltre che per il bambino. La madre ansiosa tende a sostituirsi al bambino stesso, a proteggerlo anche da pericoli che non ci sono. E’ una mamma protagonista, che pensa alla reputazione, più che all’autonomia del figlio. Non sa risolvere i problemi, se non è aiutata e incoraggiata. È iperpresente e iperprotettiva. Il bambino capisce che le relazioni sono vitali per andare avanti e vi si attacca come una ventosa.

La persona ansiosa è colei che dopo aver litigato, ti chiama e ti scrive per avere la certezza di non essere stata abbandonata. In sostanza, l’ansioso non sa stare solo, al contrario dell’evitante, che preferisce fare da sé perché degli altri non si fida.

Dopo aver preso atto dell’influenza che hanno le madri sulle nostre relazioni, non è facile evitare di pensare alla propria in termini di attaccamento. Non è certamente meno difficile, riuscire a non fargliene una colpa se oggi siamo quello che siamo; ma l’aspetto positivo è che il nostro stile di attaccamento può cambiare qualora la figura di attaccamento diventi un’altra persona, quale il padre, un insegnante o altre persone importanti che riescono a conquistare la nostra fiducia (generalmente questo accade nel periodo adolescenziale).

L’aspetto curioso è che nella vita di coppia un ansioso insieme ad un sicuro acquista la sicurezza della persona sicura e che la coppia “evitante”-“ansioso” ha generalmente lunga durata, perché entrambi trovano soddisfacimento dalla relazione, o meglio, entrambi trovano nell’altro quello che si aspettano dalle relazioni.


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