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Alla scoperta della Roma sotterranea: le Case Romane del Celio

Creato il 18 gennaio 2016 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Le meraviglie artistiche della città di Roma sono famose in tutto il mondo, ma forse non tutti sanno che sotto i nostri piedi è possibile visitare una Roma sotterranea in grado di rivelare continue e straordinarie sorprese!

Un luogo fra tutti che merita certamente una visita durante il soggiorno romano sono gli ambienti delle Case Romane del Celio. Infatti proprio su uno dei mitici sette colli su cui venne fondata la città, il Celio - e precisamente al di sotto della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo - si trova un complesso abitativo risalente al II secolo d.C. che, con fasi alterne e successive trasformazioni, rimase in uso fino all'epoca medievale.

L'ingresso all'area museale si trova lungo il Clivo di Scauro, una curiosa stradina che, sebbene sia un rifacimento di epoca medievale, presenta l'impianto che doveva avere già in epoca romana: una breve via sormontata da una serie di archi, un tempo coperta, che dava accesso da un lato e dall'altro a numerose botteghe, oggi conservate solo in minima parte.

Alla scoperta della Roma sotterranea: le Case Romane del Celio

Appena varcato l'ingresso del Museo delle Case Romane del Celio si potrà realmente camminare all'interno di queste antiche botteghe con tanto di magazzino in cui stipare le merci. Subito al di sopra, come era in uso in passato, vi erano gli appartamenti in affitto che formavano il complesso delle insulae: veri e propri condomini che potevano ospitare un gran numero di persone, arrivando ad avere fino a cinque piani di altezza. E proprio la facciata di questa insula si riconosce ancora nella parete laterale della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo.

In origine un vicolo separava le botteghe con l'insula da una adiacente e precedente domus privata, una casa cioè più grande e lussuosa nata per ospitare una sola famiglia benestante: è probabile che il proprietario della domus fosse anche il padrone delle altre insulae. Di questa antica e sontuosa residenza resta ben visibile, oltre ad alcuni vani, anche un bel complesso termale privato, posto ad un livello inferiore rispetto al piano di calpestio delle botteghe.

In epoca successiva, e cioè nel III secolo circa, la domus e l'insula furono inglobate in un'unica grande struttura abitativa, molto più estesa e sontuosamente decorata con numerose pitture parietali. Una delle prime stanze, la cosiddetta Sala dei Geni, presenta un ricco apparato decorativo: le pareti sono affrescate con festoni di fiori e frutta sorretti da geni alati e con graziosi amorini ritratti mentre vendemmiano. Si possono inoltre notare, sullo sfondo, numerosi uccelli, anche esotici, di straordinaria bellezza.

Un altro grande affresco con soggetto marino, vero e proprio gioiello della pittura tardoantica, riveste invece le pareti del Ninfeo, una sala in cui i giochi d'acqua erano i protagonisti assoluti della scena. L'affresco racconta molto probabilmente un episodio mitologico riferito al ritorno di Proserpina dall'Ade, posta tra Bacco e Cerere, la madre della dea, con tutto intorno pitture di tipo geometrico a imitazione degli intarsi marmorei.

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Sono le stesse decorazioni a suggerirci, però, che nel IV secolo qualcosa in questi ambienti deve essere mutato: è probabile infatti che i nuovi proprietari abbracciassero un nuovo culto venuto dall'Oriente, forse il Cristianesimo. L'affresco situato nella Sala dell'Orante - con la celebre figura del personaggio ritratto a braccia levate in atteggiamento di preghiera - è considerata infatti da molti studiosi come il principale indizio sull'uso dell'ambiente da parte dei cristiani, anche se in realtà questa iconografia è spesso stata usata anche nel mondo pagano. Ma essere cristiani in quegli anni non era affare tanto semplice visto le feroci persecuzioni.

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Proseguendo nel percorso si raggiungerà poi un piccolo vano chiamato Confessio, ricavato a metà della scala che conduceva ai piani superiori dell'insula: qui sono presenti preziose decorazioni pittoriche di epoca cristiana (seconda metà del IV secolo), legate alla particolare vita di Giovanni e Paolo. Tradizione vuole, infatti, che in questa domus abbiano abitato due soldati romani, i fratelli Giovanni e Paolo, che per la loro fede in Cristo vennero uccisi al tempo delle persecuzioni all'interno della loro stessa casa e qui sepolti, proprio dove oggi si trova la Confessio. Poco dopo la loro morte, vennero giustiziati anche Crispo, Crispiniano e Benedetta, tre coraggiosi cristiani che si erano recati a pregare sulla tomba dei due martiri: tutti i personaggi sono qui rappresentati, ricordando quindi per immagini gli eventi legati ai due santi.

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È per quanto accaduto che l'intero complesso iniziò fin da subito a divenire luogo di pellegrinaggio, come testimoniato anche dalla presenza di altri affreschi presenti nel settore vicino al portico delle botteghe, all'entrata del museo. Qui venne ricavato in epoca medioevale un piccolo oratorio in cui è possibile ammirare una rara rappresentazione della crocifissione del Cristo vestito, alla moda orientale.

Ovviamente l'importanza del luogo e del culto riservato a Giovanni e Paolo crebbe così tanto che si rese necessaria la costruzione di una vera e propria basilica. Ancora oggi la possiamo ammirare, esattamente al di sopra di queste antiche e preziose testimonianze di epoca romana, costruita nella sua struttura inziale nel V secolo e più volte sistemata durante il corso dei secoli.

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