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Allegiant di Veronica Roth

Creato il 22 febbraio 2014 da Anncleire @anncleire

 Allegiant di Veronica Roth

Tobias can take care of himself, but in an attack, surviving is an accident. It doesn’t take skill to stand in a place where no bullets find you, or to fire into the dark and hit a man you didn’t see. It is all luck, or providence, depending on what you believe. And I don’t know—have never known—exactly what I believe.

 

“Allegiant” è il volume conclusivo della fantastica trilogia distopica di Veronica Roth, che chiude l’arco narrativo iniziato con “Divergent”. Ho aspettato tantissimo per leggerlo, sia perché ero sommersa dai libri da leggere, sia perché avevo paura.  Quando hai molto amato una storia, e attendi spasmodicamente il seguito, hai sempre il timore di una delusione. Nella tua mente hai un modello di come vorresti che la storia si concludesse e sai in un qualche modo assurdo che non sarà mai come l’hai immaginata tu. Anche in questo caso la storia mi ha sconvolta, e per mia fortuna sono riuscita a rimanere lontana dagli spoiler, ma nonostante sia totalmente diversa da quello che mi aspettavo, pure è riuscita ad incantarmi, scuotermi e l’ho apprezzata molto.

 

La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il “sistema per fazioni” era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l’opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l’amore e il sacrificio.

 

Sarà difficile per me scrivere questa recensione, sia per la difficoltà di rimanere spoiler free, sia perché sono ancora senza parole. La storia inizia immediatamente dopo la conclusione di “Insurgent” e ne assistiamo alle conseguenze. Le fazioni sono state gettate all’aria da Evelyn, la verità su Chicago e la voglia di scoprire che cosa si celi dietro la palizzata che circonda la città, questa la situazione che si ritrovano a vivere Tris e Tobias. La vera novità è proprio la narrazione alternata, in prima persona, dei due protagonisti, e che ci regala uno sguardo più aperto e ampio sulle vicende. Entrare nella testa di Four è stata davvero interessante, anche perché ne esce fuori un personaggio multisfaccettato, che illumina il lettore e gli regala un personaggio che non risulta mai banale e che anzi pone accento sul fatto che Tris a volte lo abbia completamente idealizzato e il ragazzo è molto più umano e ha molte più debolezze di quello che abbiamo sempre pensato. È affascinante scoprire come Tobias sia un ragazzo come gli altri. Certo sconvolgente per coraggio e inventiva, forza fisica e astuzia nei combattimenti, ma in fondo anche lui è bisognoso d’amore e ha le sue debolezze. Debolezze che lo rendono ancora più vicino ai lettori. Sconvolge la sua tenerezza e allo stesso tempo la sua forza. Tris allo stesso tempo è cambiata totalmente dal primo volume, ha assimilato la sua natura di Dauntless, con il coraggio, lo spirito di sacrificio e la sua voglia di proteggere chi ama.

I belong to the people I love,

and they belong to me

Ed è questo che caratterizza le sue azioni e il suo modo di fare, che la rendono la vera leader del gruppo. Perché se Tobias è un guerriero, colui che impugna le armi e parte per le azioni diversive, Tris ragiona, usa il suo istinto per percepire i pericoli e mettere in guardia tutti. Tris allora diventa il vero simbolo della resistenza, che lotta per la libertà e la fine dell’oppressione, oppressione che neanche la fine del sistema delle fazioni sembra aver spezzato. I pericoli sono dietro l’angolo e anche l’agognata verità, la spiegazione della vera ragione della loro esistenza, è un’arma a doppio taglio, un tassello che si aggiunge in un equilibrio precario, l’ultima carta che si aggiunge ad un castello in procinto di crollare miseramente, con l’ingenuità e la perdita di fiducia che deriva dalla fine del mondo così come i personaggi lo hanno conosciuto fino a quel momento. Il dentro e il fuori, i divergenti e le fazioni, in un unico caleidoscopio di umanità che deve essere salvata a qualsiasi costo.

Quello che emerge è naturalmente il rapporto tra Tris e Tobias che in qualche modo sono una forza della natura:

I was so afraid that we would just keep colliding over and

over again if we stayed together, and that eventually the

impact would break me. But now I know

I am like the blade and he is like the whetstone—

I am too strong to break so easily, and I become better,

sharper, every time I touch him.

Ma allo stesso tempo questo ci dimostra  come non serve stare insieme, che in un mondo allo sfascio sono le singole azioni che fanno la differenza, quelle inevitabili che sconvolgono l’esistenza, quelle, che in un qualche modo assurdo regalano una pace che non c’è. La lotta insorta in “Insurgent” non è stata vinta, anzi i pericoli si moltiplicano e Tris e Tobias devono fare in modo di salvare tutti, con l’aiuto degli amici di sempre e nuovi alleati insperati. La mia preferita resta sempre Christina con il suo umorismo spiccio e il suo modo di fare unico e irrepetibile, scontroso, diretto, quasi fastidioso, ma sempre leale e sincero.

Ma il vero messaggio del libro risiede nel valore del SACRIFICIO:

She taught me all about real sacrifice.

That it should be done from love,

not misplaced disgust for another person’s genetics.

That it should be done from necessity,

not without exhausting all other options.

That it should be done for people who need your strength

because they don’t have enough of their own.

Ed è questo che bisogna tenere in mente durante la lettura, che tutti hanno un compito e per svolgerlo bisogna fare delle scelte, scelte che non avevamo preso in considerazione, che non ci aspettavamo, ma che inevitabilmente ci formano e ci rendono persone migliori.

La Roth ci dà tutte le risposte alle domande disseminate nei libri precedenti, ma la sua visione non è fissata in un punto, si muove oltre, si proietta nel futuro e indefinitiva ci dono una storia reale, che ha il sapore della guerra e in qualche modo è la soluzione che si merita, nonostante tutto. Si può recriminare molto, ma credo che la Roth abbia preso una decisione ed è stata coerente. Tutto nella storia è al posto giusto, ogni tassello compone un puzzle di eroismo e di amore e in un qualche modo assurdo se ne ama ogni pezzo. Non ci sono scelte a metà, la fine è definitiva, ma speranzosa e unica, che lascia con le braccia strette intorno al corpo, lacrime infinite e amore.

Il particolare da non dimenticare? Una scatola piena di siero…

La conclusione di una trilogia non è mai semplice, soprattutto se ci troviamo in un mondo distopico bersagliato dalla guerra e dalle ingiustizie che derivano dagli sconvolgimenti di un sistema in crisi. Ma la Roth è stata brava nel creare una trama convincente, dei personaggi forti, coraggiosi e positivi, che restano insieme nonostante le difficoltà e non è scesa a compromessi. Una storia potente e meravigliosa, che nonostante le lacrime resta piena e vigile, anche nei momenti più disperati. Ogni tassello è importante, ogni capitolo fondamentale. E alla fine non c’è pentimento, solo la consapevolezza di aver letto una distopia young adult con i fiocchi.

In attesa dell’uscita del film tratto da “Divergent” attendo anche il prossimo libro della Roth, mentre cerco di asciugare le lacrime che continuano a scorrere ogni volta che penso ad “Allegiant”.

Vi ricordo che la traduzione italiana di “Allegiant” uscirà il 18 marzo per DeAgostini YA. È rimasto poco, forza e coraggio!


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