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Almaviva, 400 licenziamenti: “Col mio lavoro porto avanti mia mamma” il racconto di Frncesca

Creato il 22 marzo 2016 da Vesuviolive

almavivaNella giornata di ieri, durante una riunione straordinaria il gruppo Almaviva Contact, ha annunciato circa 400 licenziamenti per i lavoratori napoletani. Si tratta del 50% dei dipendenti e la motivazione è da ricondurre ad un esubero di personale in proporzione al lavoro disponibile.

In realtà, l’azienda ha annunciato che attenderà 75 giorni prima delle lettere d’addio, giorni durante i quali si cercherà un accordo tra impresa, sindacati ed enti locali per trovare una soluzione.

Se nessun riparo si troverà, il 76esimo giorno partiranno i licenziamenti effettivi.

In effetti, già tre anni fa si presentò uno scenario simile: l’azienda annunciò che il lavoro era scarso e i dipendenti erano a rischio; tuttavia un contratto di solidarietà salvò la sorte dei lavoratori. Grazie infatti a tale ammortizzatore sociale, nei giorni in cui il lavoro era inferiore, alcuni dipendenti non si recavano negli uffici, ma percepivano ugualmente una percentuale di guadagno, di solito del 30%. Di questo ci informa Francesca, un’attuale dipendente di Almaviva, preoccupata per la situazione odierna:

“Il contratto di solidarietà prevedeva le giornate di solidarietà, durante le quali non lavoravi ma venivi pagata lo stesso. Ma solo di una percentuale. Anche se comunque, nel corso di 3 anni l’89% di queste giornate venivano annunciate ma puntualmente revocate”.

Francesca ci spiega che lavora ad Almaviva da 8 anni: 3 da interinale e 5 da dipendente, con contratto part-time.

Si occupa del servizio 190 della Vodafone, la quale rappresenta la commessa principale dell’azienda. I lavoratori, complessivamente, sono 800 e a temere sono le ultime persone assunte:

“Sono molto preoccupata per questi licenziamenti. Si parla di licenziare 400 persone e io temo per me: sono tra le ultime assunte, prima ero un’ interinale. E, in più non sono sposata, nè ho figli, per cui forse rischio di più. Non conosco bene i criteri di licenziamento, ma reputo la mia posizione abbastanza precaria.”

Inoltre, Francesca ci spiega che convive col compagno, ma con un solo stipendio arrivare a fine mese è impossibile. Teme per il suo futuro e teme per sua madre: “Col mio lavoro, porto avanti anche mia mamma, che ha avuto una grave malattia. Non abbiamo esenzioni per le analisi, dobbiamo pagarle tutte. E se perdo il lavoro, come si fa?”

La domanda retorica della giovane napoletana è simbolo di tutti i punti interrogativi lasciati aperti da un’intera generazione: dietro fallimenti aziendali, licenziamenti, esuberi e cassa integrati esistono storie umane. Esistono centinaia di racconti diversi, di sofferenza, disagi, di silenziosa sopravvivenza. A pagare il conto, è sempre quello che non si nasconde. Quello in vista, come i lavoratori, che scendono in piazza a scioperare, senza preoccuparsi di coprire il viso.


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